Pio d’Emilia
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A San Valentino, si sa, sono le donne che si aspettano un pensierino: un mazzo di

di Pio d’Emilia
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Lunedì 15 Febbraio 2021, 07:32

A San Valentino, si sa, sono le donne che si aspettano un pensierino: un mazzo di fiori, un gioiello, magari un bell'invito a cena. Non in Giappone. Per colpa di una traduzione imprecisa nel lontano 1953 - anno in cui una famosa azienda locale iniziò a produrre cioccolatini a forma di cuore - qui avviene esattamente il contrario. Sono le donne che devono fare un regalino. E non solo al fidanzato/marito/amante. A tutti gli uomini che frequentano quotidianamente. Quindi anche al capufficio, colleghi di lavoro o di studio.

In genere se la cavano con un po' di cioccolato: le cui vendite, in questo periodo, rappresentano oltre la metà del fatturato annuo. Ma attenzione, ci sono regole abbastanza rigide, basate sul principio generale non sempre facile da applicare che non bisogna né strafare né essere tirchi. Questo vale per tutte le occasioni in cui i giapponesi si scambiano i regali, che sono tante. Come tante sono le occasioni, ufficiali o meno, di far baldoria. Pensate: in Giappone ci sono 19 giorni festivi infrasettimanali, in Italia appena 11, al momento.

La regola generale, comunque, è che non bisogna mai esagerare nel valore del pensiero, anche perché siccome per ogni regalo è previsto il Kaeshi (rito di restituzione, non necessariamente immediato, in genere pari a metà del valore ricevuto), non bisogna mettere in difficoltà il destinatario del pensiero, costringendolo ad una restituzione troppo onerosa. E' anche per questo per evitare penosi tentennamenti ed eventuali, imbarazzanti figuracce che al contrario da noi è sempre bene che il valore del regalo sia chiaramente indicato o comunque indovinabile, favorendo così l'operazione restituzione.

Ma per San Valentino, una delle tante feste importate, le regole sono diverse, stabilite da una storica riunione dell'associazione produttori di cioccolato locale, nel lontano 1970. Essendosi accorti che a San Valentino, limitando l'onere del regalo alle donne, si perdeva metà del mercato, inventarono il cosiddetto White Day, fissandolo il 14 marzo, esattamente un mese dopo. In questa data, tutti i maschietti che hanno ricevuto, a qualsiasi titolo, del cioccolato a San Valentino, devono restituirne il valore, ma triplicato, non dimezzato. Un po' complicato, d'accordo, ma ci si abitua.

C'è di peggio, quanto a regole da seguire, in Giappone, per evitare di essere considerati dei buzzurri maleducati.

Ma torniamo a San Valentino. E al cioccolato che le donne debbono regalare ai loro uomini. La prima grande scelta da fare è tra Honmei Choko e Giri Choko. Il primo, il cioccolato importante, lo si regala con il contagocce: al marito, al fratello maggiore, al limite all'amante. Ed in genere è confezionato a casa. Ci sono centinaia di siti che insegnano come fare. Eccone uno, addirittura in inglese: https://blog.gaijinpot.com/honmei-choco-with-love/

Il secondo, il cioccolato comune, si compra un po' dappertutto ed è per tutti gli altri. La differenza - ed il prezzo - non sta tanto nella qualità o quantità, quanto nella confezione. I giapponesi hanno un sofisticato gusto per la presentazione, basta andare in un qualsiasi negozio, e assistere all'impacchettamento anche del più comune degli oggetti, per rendersene conto. L'uomo che riceve il pacchettino capisce subito, prima ancora di scartarlo e di assaggiarne il contenuto (operazione che non va mai fatta in presenza di chi dona, il ricevente potrebbe far trapelare con una sua espressione l'eventuale non gradimento), se è tra gli uomini importanti della donante o una semplice, magari malsopportata, comparsa.

Attenzione però, perché ultimamente le donne giapponesi si sono fatte furbe, astute e calcolatrici, avverte il settimanale Hanako. Contando sul sopracitato sanban-gaeshi (obbligo di sdebitarsi restituendo tre volte il valore) molte donne regalano una confezione impegnativa nella speranza diciamo pure certezza di ricevere quanto meno un bell'invito a cena o un weekend romantico, magari a Disneyland (il 78% del pubblico è formato da coppie di adulti). Questa strategia si chiama ebi de tai wo tsuru: «Acchiappare un'orata con un gamberetto».

C'è poi un altro rischio, quello del seku-hara: dall'inglese sexual harassment, molestia sessuale. C'è chi ritiene che ricevere un regalo impegnativo, e ingiustificato, rappresenti un'indebita pressione. E sentendosi infastidito, decide di far causa, di chiedere i danni morali. Eh sì il mondo è proprio cambiato.
 

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