Se è realistico pensare che l’innovazione tecnologica plasmerà sempre più le società del futuro, è altresì ragionevole immaginare che la tutela delle nuove generazioni nello spazio digitale avrà un’importanza crescente per la coesione sociale, la sicurezza nazionale e il benessere collettivo.
Ne sono consapevoli i legislatori di ogni latitudine, che stanno moltiplicando le loro premure operative verso tutto ciò che riguarda le modalità di abitare il web da parte dei soggetti minori. La disciplina giuridica della Rete è uno snodo fondamentale per assicurare una declinazione equilibrata dei diritti sul terreno virtuale, coniugando libertà e responsabilità.
Tuttavia, attribuire in via esclusiva allo strumento della legge una valenza messianica potrebbe risultare un imperdonabile errore strategico, laddove restassero solo marginalmente utilizzati gli altri strumenti di contrasto dei reati online, vale a dire l’autodisciplina degli utenti, la deontologia delle singole categorie professionali, l’educazione civica digitale.
Un utilizzo sapiente e responsabilmente maturo dei mezzi telematici non può non essere un traguardo cui tendere anche nelle dinamiche formative scolastiche, professionali e istituzionali, per costruire un internet sempre più a misura d’uomo, inclusivo, democratico e rispettoso dei diritti della personalità.
I minori stanno vivendo con crescente tensione emotiva il rapporto con le tecnologie digitali. La rivoluzione tecnologica offre innumerevoli opportunità educative e di sviluppo ma porta con sé anche una serie di rischi significativi.
I bambini e gli adolescenti di oggi sono esposti a un mondo online che può essere tanto ricco di conoscenza quanto pericoloso, con minacce che vanno dalla cattiva gestione del tempo trascorso davanti agli schermi all’esposizione a contenuti dannosi o all’interazione con predatori digitali. In questo contesto, nel nostro Paese la tutela dei minori si segnala all’attenzione collettiva come un tema decisivo per l’avvenire.
Il decreto legge Caivano amplia l’uso del parental control rendendolo un’impostazione predefinita dei servizi offerti dai fornitori di servizi di comunicazione elettronica, per consentire ai genitori di monitorare e limitare in maniera ancora più energica ed efficace l’accesso dei loro figli a contenuti digitali dannosi e inappropriati, ad esempio siti web per adulti, app e giochi violenti, messaggistica istantanea non sicura e tanto altro.
Si tratta di un importante passo avanti, visto che il parental control sarà attivato in automatico su ogni dispositivo utilizzato da un minorenne e che il maggiorenne dovrà identificarsi con Spid o altro strumento che offra la certezza della sua età. Ma sulle modalità di verifica in Rete dell’età c’è ancora molto da fare, visto che non esiste una disciplina specifica a livello europeo. E poi la serietà dei singoli genitori nell’applicare questo tipo di filtri è decisiva: se loro chiudono un occhio, la navigazione dei minori nella giungla dei pericoli online diventa davvero senza ostacoli.
Specifico rilievo assume la pedopornografia in Rete, cresciuta esponenzialmente durante i lockdown delle fasi più acute della pandemia. Il nostro Paese non è solo in questa battaglia perché il nuovo Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio europeo per la prevenzione e la lotta contro l’abuso sessuale di minori online, attualmente in discussione alla Commissione giustizia e affari interni (Libe), presenta norme stringenti contro la diffusione della pornografia e si propone di intervenire nella lotta a questi fenomeni sempre più diffusi nello spazio virtuale.
La pedopornografia è un crimine globale che si nasconde nelle ombre dell’Internet oscuro e che colpisce migliaia di bambini in tutto il mondo. Questi bambini sono spesso vittime di abusi sessuali, e le immagini e i video di tali abusi vengono sfruttati per scopi sessuali o venduti in cerchi chiusi di pedofili.
Un’altra iniziativa legislativa volta a tutelare i minori nel web è la proposta di una nuova legge sul cyberbullismo, approvata alla Camera dei Deputati e derivante da disegni di legge presentati da diversi partiti, a riprova della sensibilità bipartisan sul tema.
Il testo prevede l’estensione della legge n.71 del 2017 (che si occupa solo di cyberbullismo) anche al bullismo; un codice interno ad ogni istituto scolastico per la prevenzione e il contrasto e un tavolo permanente di monitoraggio; servizi di sostegno psicologico agli studenti; un riconoscimento al dirigente scolastico di un ruolo più incisivo e strutturato per la gestione di episodi di bullismo che coinvolgono gli studenti, anche segnalando i casi più gravi alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni per l’attivazione di misure di natura amministrativa.
Sono tutti tasselli importanti nella costruzione di un ecosistema digitale sicuro, che assume come centrale la dimensione giuridica e che tuttavia andrà fortificato con robuste dosi di cultura digitale palpitante, mettendo al centro le componenti vive della comunità scolastica e delle varie agenzie educative, stimolando una riflessione approfondita nei contesti famigliari più problematici e tenendo sempre alta l’attenzione sui pericoli degli strumenti digitali, che non sono in realtà semplici strumenti ma veri e propri ambienti nei quali quotidianamente svolgiamo la nostra personalità.
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Ruben Razzante
Oltre Caivano / I pericoli per i minori se la Rete è senza filtri
di Ruben Razzante
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Lunedì 18 Settembre 2023, 23:44
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