Umberto Rapetto

Le omelie No vax che incantano le folle sul web

di Umberto Rapetto
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Mercoledì 28 Luglio 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 01:01

Il “sentimento” No vax si muove ancor più veloce della contaminazione virale. La sua propagazione è rapida al pari dei canali di comunicazione impiegati per la più massiccia operazione di propaganda degli ultimi settant’anni.

Web, social network, forum, messaggistica istantanea e canali multimediali sono la palude in cui generatori di fake news, idealisti del complotto e sedicenti esperti di cospirazioni planetarie hanno trovato modo di ritrovarsi, dialogare, soffiare tutti insieme sul fuoco delle presunte macchinazioni mirate a conseguire i più perfidi obiettivi.

La verosimiglianza delle pagine Internet, costruite con maestria grafica e titolazioni dagli effetti pressoché ipnotici, è la cornice di una ricetta non meno dannosa di certe ancora misteriose sperimentazioni fallaci nei laboratori di Wuhan.

La conclamata incapacità istituzionale a comunicare in modo chiaro, inequivocabile ed efficace, è il fornello su cui i druidi della controinformazione poggiano il loro pentolone. La brodaglia di elementi non verificati viene mescolata sapientemente per stordire un pubblico non avvezzo a riscontrare l’attendibilità di quel che legge o sente dire, oppure semplicemente sfiduciato dall’insipienza delle Autorità competenti o degli esperti da talk-show dall’ondivago e contraddittorio orientamento.

La pozione che disseta i No vax prevede un mix di articoli roboanti ed impietosi, report pseudo-scientifici privi di alcuna certificazione di autenticità, documenti spacciati come “top secret” e sovente frutto di fraudolenti “copia e incolla”, caustiche dichiarazioni degli esperti lasciati fuori dal circo mediatico che sfruttano il dissenso per riconquistare visibilità. Il “non esser d’accordo per principio” è la spruzzatina di seltz.

Il vassoio per servire questo cocktail è rappresentato da Facebook e dalle altre piattaforme di “socializzazione”. Il venefico cocktail arriva subito lontano e i “bicchieri” passano istantaneamente di mano in mano: la competizione a chi la spara più grossa ha lo scopo di conquistare amici, followers, contatti.

L’opposizione alla campagna vaccinale è immediatamente divenuta l’occasione di crescita reputazionale, di scalata personale, di distinzione dalla massa. Gli applausi virtuali e le icone dei pollici alzati sono il premio da ottenere anche nella consapevolezza che quel che si sta veicolando potrebbe essere privo di fondamento.

L’atmosfera si fa più intrigante se la diffusione assume toni da lotta carbonara. Immaginando erroneamente di emulare le coraggiose staffette partigiane nella Resistenza, gli “smascheratori” di congiure e macchinazioni comunicano con i propri adepti utilizzando Telegram, WhatsApp e altre modalità di inoltro di messaggi apparentemente riservati ad una stretta cerchia di “eletti”. L’adesione ad una determinata “enclave” regala il senso di appartenere ad una sorta di Gotha, da cui i comuni mortali sono ragionevolmente esclusi. Il passaparola e il riconoscimento dell’idoneità a entrare nella congrega No vax consentono di ottenere indirizzi web e iscrizione a gruppi ad accesso ristretto che fanno scorrere la linfa vitale dell’informazione a loro dire “non condizionata”.

L’immaginaria ghettizzazione consolida i legami tra chi ha scelto di schierarsi contro i vaccini, rafforzando la determinazione a non fermarsi nemmeno dinanzi all’evidenza. Il contesto virtuale si sostituisce alla realtà: Internet distorce la percezione e prospetta una visione alternativa a quella che le persone normali “si bevono”: i morti non ci sono stati, gli ospedali sono vuoti, le sale di rianimazione non servono e così a seguire.

Nei sotterranei della Rete si mescolano sensazioni paleocristiane e timori di incombenti pulizie etniche. In superficie, nel mondo di tutti i giorni, si soffre e si combatte, magari si sbaglia ma non ci si ferma. Ma basta una “omelia” online di uno dei tanti profeti No vax per imbambolare le truppe: la sua predica passa da un telefonino all’altro, viene condivisa e commentata e ad ogni passaggio i commenti ne amplificano la portata.

Solo il buon senso potrà fermarli, ma purtroppo non è contagioso.

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