Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Il ministro che verrà/Non solo manovra: tutte le sfide del Tesoro

di Angelo De Mattia
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Lunedì 10 Ottobre 2022, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 00:03

Nei passaggi fondamentali della vita della Repubblica, la figura dei ministri del Tesoro (oggi dell’Economia) è stata sempre centrale: ciò spiega perché in questa fase, segnata da una economia che vive uno “stato di eccezione”, sia particolarmente laboriosa l’individuazione di una candidatura all’altezza delle sfide incombenti. Come punti di riferimento che possono ispirare l’azione dei successori, si ricordano per il loro eccezionale prestigio e l’indiscussa stima i ministri “tecnici” - coerenti però con l’area politica di cui i rispettivi governi erano espressione - Guido Carli, Carlo Azeglio Ciampi, Tommaso Padoa-Schioppa, per non parlare, andando ancora più indietro nel tempo, di Luigi Einaudi, e tralasciando altri pur apprezzabili tecnici dei più recenti governi.

Ebbene, queste straordinarie personalità erano prossime ai cosiddetti “tecnici di area”, definizione quest’ultima che ora comincia a diffondersi negli approfondimenti in corso per il costituendo esecutivo, opportunamente sostituendo quella del “tecnico” sic et simpliciter il quale, tuttavia, se prende parte a un governo politico, quale esso sia - di destra, di centro, di sinistra - non può ritenersi privo di una convergente visione politica. 
Naturalmente, la centralità della figura, in questo tempo in cui l’economia è in assoluto primo piano, si colloca pur sempre nell’ambito dell’esercizio dei poteri di indirizzo e coordinamento del presidente del Consiglio e nella collegialità delle decisioni dell’esecutivo. Ma le attribuzioni del ministro nelle scelte, nelle iniziative e nelle proposte sono fondamentali, a cominciare da quelle esercitate in sede europea e internazionale - nell’Eurogruppo, nell’Ecofin, nel G7 e nel G20 finanziari, nel Fondo monetario internazionale e nella Banca mondiale - per passare ovviamente a quelle interne, iniziando dal bilancio dello Stato e dal debito. 


Non sappiamo se il ministero sarà diviso tra Tesoro e Finanze, come si vocifera, tornando all’assetto del passato. Comunque l’attesa perché a lavorare in quello che fu l’ufficio di Quintino Sella è che si tratti di una personalità che non sia solo il guardiano dei conti pubblici - funzione assolutamente necessaria - ma che abbia la capacità e l’autorevolezza per impostare e fare avanzare una politica economica fondata sui due cardini della produzione e del lavoro, sostenendo le imprese italiane, bloccando un processo quantunque iniziale di riduzione del tessuto imprenditoriale e in genere delle attività economiche per risalire la china e contribuendo a promuovere crescita e occupazione.

Sperimentare una ipotesi adattata al nuovo contesto della politica dei redditi potrebbe essere una delle sfide, insieme con la migliore tutela del risparmio. Oggi la selettività delle misure di politica economica, la capacità di adeguate previsioni, la prevenzione dei rischi di frammentazione per le scelte comunitarie e della stessa politica monetaria della Bce, devono passare dalle parole ai fatti. 


La prossima sessione di bilancio è il primo banco di prova per il nuovo ministro dell’Economia. Ma, nel contempo, vi sono le iniziative a livello europeo per arrivare al tetto sul prezzo del gas, alla riforma del mercato elettrico e alla costituzione di un fondo europeo di solidarietà per contribuire alle misure nazionali di compensazione per il caro-energia, nonché all’ipotesi di acquisti comuni. Naturalmente, vi è sempre il rischio che misure studiate in vitro finiscano poi beffardamente per avvantaggiare solo specifici Paesi, come sta accadendo con la limitazione europea del prezzo dell’elettricità prodotta da fonti non gas da cui trae beneficio significativo la Germania, come illustrato sulle colonne del Messaggero. 


E’ urgente agire anche a livello nazionale, ancora con misure straordinarie, mentre le bollette sono diventate la rappresentazione, in molti casi drammatica, dei problemi che stiamo vivendo. 
Ma il futuro titolare di Via XX Settembre deve avere pure la vista lunga, mentre si profila per il prossimo anno una “crescita zero”: una prospettiva avanzata dall’ufficio studi della Confindustria che potrebbe gravemente compromettere il gran lavoro di recupero fin qui attuato. 

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