Cesare Mirabelli

Natale lockdown, l’eccezione che nuoce alla collettività

di Cesare Mirabelli
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Sabato 19 Dicembre 2020, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 00:31

Con le decisioni del Governo sembra essersi arrestato il moto ondivago delle disposizioni da adottare per fronteggiare il riaccendersi della diffusione della epidemia e limitare il rischio dei contagi, agevolati nelle festività da affollamenti nelle strade e dai tradizionali incontri conviviali in un’ampia cerchia familiare e tra amici. Ci sarebbe da dire “finalmente”, ma da temere anche che si debba precisare “per ora”, se si tiene conto di quanto sono stati numerosi e contraddittori gli annunci, frequenti i ripensamenti e i mutamenti di posizione. 

I punti di riferimento sono chiari. Si auspicherebbe che altrettanto chiaro, ragionevole, convincente ed efficace fosse quanto viene prescritto e reso obbligatorio. Se, come nessuno mette in dubbio, la diffusione del contagio avviene mediante vicinanza e contatti tra persone, una delle quali anche inconsapevole portatrice del virus essendo priva di sintomi che destino allarme, è evidente che per evitare la diffusione esponenziale dell’epidemia occorre ridurre al massimo le occasioni di incontro, le riunioni con la partecipazione di più persone, soprattutto in luoghi chiusi come quelli domestici. Quanto più rigorose ed osservate sono le restrizioni, imposte oppure responsabilmente assunte come buone pratiche, tanto più efficace è il contenimento dell’epidemia e rapido il suo declino. 

Non si può certo pretendere di bloccare del tutto e indefinitamente le relazioni familiari, la attività lavorativa, la vita sociale delle persone. Si tratta di trovare un punto di equilibrio tra i diversi beni e interessi, senza sopprimerne alcuno, e di valutare quanto la restrizione imposta, e il sacrificio che si sopporta, si traduce in beneficio per se e per gli altri. 

Ecco l’altro punto di riferimento. La salute, che la Costituzione obbliga le istituzioni a tutelare, non è solamente un diritto fondamentale dell’individuo, ma è anche interesse della collettività. Dunque possono essere imposte condotte individuali che non mettano in pericolo l’interesse collettivo al contenimento della diffusione di una così grave epidemia. Tanto da poter anche limitare temporaneamente, senza tuttavia sopprimerli o sospenderli, diritti costituzionali individuali e collettivi, quali la libertà di circolazione o la libertà di riunione.

Purché le limitazioni imposte siano ragionevoli, adeguate rispetto all’obiettivo, e il sacrificio sia proporzionato rispetto ai risultati attesi. 

Ci si può chiedere se rispondono a questi requisiti le misure adottate dal Governo. Qualche termine di paragone potrebbe venire da Paesi a noi vicini, anche per modello costituzionale nella affermazione e nella tutela dei diritti fondamentali, come la Germania. Di fronte ad un preoccupante aumento della diffusione dell’epidemia e delle morti, sono state disposte misure rigorose di chiusura pressoché totale, adottate mettendo in gioco la autorevolezza e la credibilità della Cancelliera Angela Merkel. Allo stesso tempo è stata puntualmente programmata ed organizzata, non solo promessa, la esecuzione di un piano di vaccinazioni che possa mettere al sicuro la popolazione. Si direbbe meno annunci e maggiore concretezza e determinazione. 

Una simile chiusura, pressoché totale, può apparire difficilmente accettabile, eppure potrebbe abbattere in tempi rapidi la diffusione dell’epidemia, con un sacrificio concentrato e probabilmente risolutivo. Misure meno incisive possono apparire più tollerabili. Tuttavia presentano altre criticità, soprattutto se ai criteri generali si aggiungono molte eccezioni. Ciascuna di esse può trovare giustificazioni, ma lascia fuori altre situazioni simili, mentre non di rado la loro effettiva applicazione rimane affidata al senso di responsabilità di ciascuno. Come è possibile garantire altrimenti che, per fare un esempio, le visite in abitazioni, compresa la convivialità, riguardino solamente parenti entro il secondo grado, salvando giustamente nonni e nipoti, mentre si consente che partecipino anche due persone non conviventi. Escludendo la ispezione nelle abitazioni private, che non può essere consentita senza particolari garanzie stabilite dalla legge, l’unico controllo effettivamente praticabile resta quello sulla circolazione. 

Il rispetto delle regole e l’osservanza delle precauzioni, che la generalità della popolazione ha dimostrato nella prima e drammatica fase dell’epidemia, e che ha sorpreso anche i nostri amici tedeschi, si può manifestare nuovamente se le disposizioni governative sono tempestive, stabili, ragionevolmente efficaci.

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