Donnarumma! Ne para due e l’Italia è campione d’Europa. Dolci rigori. Strappacuore. E’ ancora l’11 luglio come nell’82 mundial. Mattarella in tribuna ieri, allora Pertini. Chi ha sbagliato il suo non importa niente. L’Italia cui nessuno o quasi credeva, però Mancini sì più veggente che visionario, è per la seconda volta campione d’Europa, “it’s coming Rome” per dirla con gli inglesi. Ha vinto il merito, ha vinto il futuro, perché un’Italia così ha dalla sua il presente, ha dalla sua il futuro.
Donnarumma! E tutto il resto è tanto. Pure se l’avvio era stato da brivido. Nemmeno il tempo di ritrovare il senso dell’udito dopo l’assordante “Dio salvi la Regina” che si sarà sentito fin da Wimbledon, e gli inglesi segnavano il gol e mettevano sulla carrozza di Sua Maestà la coppa. Dopo due minuti o poco su di lì, i “Tre Leoni” diventavano un assembramento di difensori, da inventori del calcio in mutazione “catenacciara”. Lo schema, se ce n’era uno, e ce n’era, risultava quello di non lasciare una via d’accesso agli azzurri, neanche un vicoletto. E allora Mancini, il cittì della rinascita che ha l’aria di allungarsi in Rinascimento, metteva mano al cambio quando il tempo, che se sei avanti non passa mai, cominciava a fare quel che fa quando sei indietro: passava svelto. Mancini chiamava Cristante e Berardi per Barella e Immobile, diventava l’Italia dei piccoli, che si rivelava un’Italia dei grandi, come l’avevamo vista, seguita, amata, sognata nel corso di questo scombiccherato campionato d’Europa che in realtà è stato, nonostante tutto, perfino quel rigore di promozione inglese, regolare, giacché in finale sono arrivati i migliori.
C’era l’arrembaggio contro l’assembramento, l’attacco contro la difesa. I piccoli portavano scompiglio, Bonucci scardinava lo sportello della real carrozza e segnava il gol che riportava la coppa in ballo.
Gli azzurri parevano alle corde. Mancavano due minuti: erano per Florenzi- Un minuto per i rigoristi inglesi, Rushford e Sancho, più un recupero da altri tre. Niente gol, solo rigori, di nuovo rigori, amati e odiati rigori. Amatissimi questa notte da non dimenticare.