Paolo Graldi
Paolo Graldi

Il nodo Giustizia/ La riforma che punta sulle capacità delle toghe

di Paolo Graldi
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Mercoledì 24 Marzo 2021, 00:10

Il mondo delle toghe deve saperlo: ecco che il metodo del governo “poche parole-molti fatti” si fa strada, e si coglie la determinazione ad intervenire presto e sul serio. Nessuna “rivoluzione” epocale come quelle periodicamente declamate in passato, fino a ieri, e poi rimaste nei cassetti a futura memoria. Decisioni operative, di ampia visione, capaci di incidere con immediatezza, plasticamente, sul settore della Giustizia. Ecco il pacchetto che si sta preparando.

E del resto nel discorso del premier Draghi alle Camere il vasto e controverso tema non era affatto un inciso ma anzi rivestiva un impegno preciso su entrambi i fronti della giustizia, civile e penale. Senza chiasso, silenziosamente, in ambiti diversi, attraverso contributi originali ecco i primi passi nell’era Draghi-Cartabia. 

Tanta la carne al fuoco ma solo poche portate sembrano destinate a divenire servizio attivo in tempi brevi. Il ministro della Giustizia Marta Cartabia, avvolta in un operoso silenzio, si muove con determinazione verso una figura di magistrato dalla potente formazione giuridica, affiancata da una altrettanto forte capacità organizzativa.

Gli uffici funzionano perché guidati da metodologie collaudate, serie e severe, catene di montaggio giuridico-giudiziario intelligenti, nemiche delle lentezze e delle lungaggini: le istruttorie e i processi si muovono con cadenze verificate, le risposte attese dalla società giungono in tempi ragionevoli, l’arretrato si assottiglia, quasi si prosciuga. 
Lo “scandalo Giustizia”, inadeguata ai tempi e perciò inadempiente, si trasforma in “macchina della Giustizia”. 

Se per un verso il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, David Ermini, accarezza l’idea di istituire delle pagelle da aggiornare periodicamente e finalizzate alla verifica della fondatezza di provvedimenti e sentenze dei magistrati, (proposta che trova ammiratori e acerrimi nemici in dosi uguali), la ministra Guardasigilli mette in campo, e vedremo quanto seguito avrà, l’idea di istituire corsi obbligatori con aumentata attenzione per i profili organizzativi e amministrativi. Verrebbero tirati in ballo anche docenti e testimoni esterni al circuito giudiziario. 

E quindi? Alla fine dei corsi ecco prendere corpo le valutazioni serie del profilo attitudinale dei partecipanti. Un magistrato, dunque, che sa fare squadra, che si abitua a utilizzare la statistica e la giurisprudenza consolidata. Nasce “l’Ufficio del processo”, modello clerks inglesi, che classificano i casi, cercano i precedenti e i contributi dottrinali, uno staff di supporto al giudice. 
Qualcosa che richiama il team della Formula Uno, dove ogni ruolo è finalizzato a rendere macchina e pilota un tutt’uno vincente. È chiaro che, su questa strada, vecchie e arcigne modalità culturali e comportamentali andranno smantellate. 

Il giudice agirà dentro i confini dettati dalla legge ma fatalmente con minori margini di discrezionalità, anche riguardo ai tempi di produzione delle sentenze.

Se ne sono viste e lette di incredibili, interminabili nelle implicazioni culturali e nello sfoggio di nozioni. 

Già in passato è stato dimostrato che la struttura organizzativa di certi uffici giudiziari ha quasi azzerato il contenzioso ed esibito primati di efficienza. Dunque, si può. Per ora non si capiva bene come.

Qui si punta alla concretezza, alla produttività dei risultati, sulla base di criteri organizzativi manageriali, ispirati all’efficienza, collaudati e adeguati nel tempo. 

Marta Cartabia sembra voler dire che questa strada non soltanto è percorribile da subito, con la possibilità in breve tempo di cominciare a trarre valutazioni sulla qualità dei dirigenti degli uffici in carica, ma è forse l’unica che evita di impaludarsi nell’infido territorio degli schieramenti. Il filtro tecnico politico utilizzato dal Guardasigilli mira anche a sventare un’altra insidia: quella di incartarsi nel groviglio delle ideologie, delle contrapposizioni partitiche e correntizie. Gli ingredienti velenosi che ci hanno portato alla triste realtà di oggi. Situazione che ha tenuto la questione della Giustizia all’ordine del giorno senza mai fissare la data di inizio dei lavori. Poi, s’affronteranno anche le altre questioni sempre calde: la prescrizione, la separazione delle carriere, la riforma del Csm. Ma, intanto, l’ “Ufficio del processo” potrebbe cominciare a dare segni di efficienza e sollevare la macchina dalla attuale asfissia.
Efficienza vuol dire fiducia: che è quella che scarseggia adesso. 

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