Concita Borrelli
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Il Festival precipita: non c’è nessuno a far festa

di Concita Borrelli
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Venerdì 5 Marzo 2021, 00:22

Sono sceso in cortile con il pallone, ma non c’è nessuno. Mi sono guardato intorno, il vuoto. Neanche Fiorello. Un attimo. Ho un messaggio vocale. È Vasco Rossi. Ci ha guardato. Ha apprezzato. Non poteva venire. 

Sarebbe stato meglio non mandarlo in onda quel vocale. Lady Gaga è a Roma per girare un film, ma un salto a Sanremo no? E i nostri grandi? E le attrici, quelle fighe che quando scendono le scale di Sanremo vibriamo tutti, donne e uomini? Non pervenute. 

Sono sceso in cortile con il pallone, ne avevo chiamato tanti, non c’è nessuno. Eppure tutto sotto controllo. Tamponi quotidiani. Controlli stretti. Avremmo potuto anche chiedere le vaccinazioni per tutti. Noi spettatori mancati non ci saremmo ribellati. Sarebbe stato per una giusta causa: la festa televisiva di Sanremo. 

Ma insomma è un anno che il mondo dello spettacolo lancia appelli, si dispera, scalpita. Organizza webinar, zoomate, e quelle cose lì, per dirsi tra loro quanto sia dura vedere teatri e stadi vuoti. E raccogliere lacrime per i grandi schermi spenti. 

Perché allora nel cortile dell’Ariston, evocativo e nazionale come l’inno di Mameli, non si sono raccolti tutti. Una gara ad esserci per aiutarsi ed aiutarci a fare festa. I nomi che qui non facciamo, i nomi che passano da Fazio, con libri, buonismi, ipocrisie e ultime uscite non avrebbero potuto soccorrere la festa delle feste? Ma tranquilli in cortile arriva Fiorello.

Tutto fa Fiorello. Tutto soccorre Fiorello. Tutto si carica Fiorello. Attacca. Difende. Para. Peccato ieri sera Rosario fosse più buio di un teatro buio. 

E poi ci si meraviglia se gli ascolti sino ad ora sono stati pari a quelli di una fiction di successo. Provate voi a fare baldoria quando la baldoria non c’è da troppo tempo. Provate voi a dire partecipa anche tu e lasciati andare quando siamo atterriti dal numero dei contagi. Provate voi a fare festa se a Sanremo non è venuto nessuno a fare festa. Non un ospite vibrante, non un nome internazionale, non un personaggio alto e sonante.

Le feste devono avere un qualcosa. Deve circolare voce che ci sarà Belen o Nicole Kidman, Hugh Grant o Favino. Deve arrivarci notizia di uno scandalo o di una provocazione. Di una polemica o di un grande seno. Macché. La cosa più sensuale, sinceramente più sensuale, è stato lo sguardo di Damiano David dei Maneskin quando ha intonato Amami ancora / Fallo dolcemente / Un anno, un mese, un’ora / Perdutamente. 
E per un attimo abbiamo sognato.
 

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