Ruben Razzante*
Ruben Razzante*

La guerra delle fake/ Quali regole per limitare l’odio sui social

di Ruben Razzante*
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Venerdì 29 Aprile 2022, 01:17

Una guerra nella guerra. E’ quella che si combatte nel web e sui social, con la propalazione di fake news lo spargimento di odio, l’esasperazione dei toni nell’espressione dei commenti e nella manifestazione delle opinioni sul conflitto russo-ucraino. Anziché contribuire a pacificare gli animi e a valorizzare la moralità delle valutazioni e l’etica delle azioni, la Rete si sta caratterizzando sempre più come terreno di conflittualità permanente. La costruttività relazionale, che è potenzialmente il valore aggiunto dei social, non si declina da tempo nei termini di un equilibrato e composto confronto dialettico, ma cede sempre più spesso il posto ad un furore iconoclasta denso di acrimonia e di sentimenti deteriori. Già durante il Covid si erano sperimentate le controindicazioni di una vorticosa digitalizzazione della socialità e delle interazioni tra persone, con un incremento vertiginoso dell’uso delle piattaforme web e social. L’avvelenamento del clima on-line, oltre che tradursi in una miriade di reati, abusi e soprusi, ha portato con sé un vistoso scadimento del linguaggio, sempre più rozzo e volgare. Per fortuna si moltiplicano le iniziative di autoregolamentazione in ambito web e social da parte di varie categorie. Significative testimonianze di aggiornamento di codici deontologici di dieci anni fa si registrano nell’ambito del pubblico impiego e della scuola. Per frenare il degrado della dimensione virtuale e far scendere i livelli di tossicità delle relazioni nel web, occorre uno sforzo di autodisciplina da parte degli utenti ed è quello che si sta cercando di promuovere e coltivare nelle pubbliche amministrazioni, ma anche nel mondo delle imprese.

Con questa finalità verrà aggiornato il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, attraverso l’introduzione di principi più restrittivi per ciò che riguarda l’utilizzo dei social network. Se un dipendente pubblico, anche al di fuori dell’orario di lavoro, offende un collega o infanga i suoi superiori gerarchici, non solo commette diffamazione, ma scredita l’istituzione per la quale lavora. I propri profili social non sono zone franche nelle quali potersi abbandonare a sproloqui e invettive, dando sfogo alle proprie pulsioni individuali. Nella pubblicazione di contenuti on-line, la compostezza e la coerenza dei comportamenti non devono mai essere immolate sull’altare di una straripante vis polemica e sarebbe un errore colpevole scambiare quest’ultima per libera manifestazione del pensiero. Non esiste corretto esercizio della libertà d’espressione senza tutela dei diritti della personalità altrui. La divulgazione di notizie e commenti richiede un costante bilanciamento tra la libertà d’informazione e la protezione di altri diritti ugualmente meritevoli di tutela.
Nuovi codici di autoregolamentazione rigorosi e condivisi sono particolarmente necessari in ambito scolastico, dove la posta in gioco nell’utilizzo dei social è quella della crescita equilibrata delle nuove generazioni e della corretta diffusione dei saperi.

Il perimetro dell’educazione civica coincide ormai con quello dell’educazione digitale. Occorre educare studenti, famiglie e professori ad un uso responsabile della Rete, al fine di scongiurare il rischio che la piazza virtuale, anziché sostenere un dibattito sano e costruttivo, diventi una polveriera pronta ad esplodere e a spazzare via gli equilibri relazionali e il rispetto dei ruoli.

L’Associazione nazionale presidi del Lazio ha avviato la revisione del codice deontologico dei docenti del 2012, nel tentativo di mettere un freno alle chat private utilizzate dai docenti per comunicare con i propri studenti e con le loro famiglie. Gli insegnanti romani non potranno più comunicare privatamente con i propri studenti e con le loro famiglie attraverso chat come WhatsApp e Telegram. E dovranno essere più accorti nel dare amicizia agli studenti. Tutte le comunicazioni dovranno passare attraverso la scuola, a meno che non si tratti di messaggi urgenti come la sospensione di un’attività didattica programmata. Per preservare l’equilibrio all’interno della comunità scolastica e tra le sue varie componenti è fondamentale che la realtà virtuale sia animata da maturità e consapevolezza, nella direzione di una crescita umana, culturale e professionale, alla quale la Rete può dare un contributo decisivo. Non solo le norme ma anche i codici deontologici e i percorsi formativi ed educativi si riveleranno decisivi nella sfida per la realizzazione di un nuovo umanesimo digitale.

*Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano e alla Lumsa di Roma

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