Marina Valensise
​Marina Valensise

Giornata mondiale amicizia: mai così importante, l’abbiamo capito solo con il virus

di ​Marina Valensise
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Giovedì 30 Luglio 2020, 00:10
Certo, nessuno pretende di tornare all’Etica nicomachea e all’amicizia perfetta, che secondo Aristotele presuppone non l’utilità, non il piacere, bensì la perfezione morale reciproca, da perseguire in nome della virtù.

Nessuno tantomeno s’azzarda a riproporre la lezione di Montaigne, che pure rovesciò la trattazione classica per spiegare il mistero dell’amicizia moderna, puntando sull’intima comunione, sulla scelta libera e volontaria, e soprattutto sulla reciprocità tra eguali. 
Eppure, in tempi di Covid, dopo la sbornia della quarantena e dell’isolamento forzato, qualche riflessione sull’amicizia e sul rinnovato senso dell’amicizia si impone, vista l’eccezionalità delle condizioni di vita condivise dall’umanità su tutto il globo terracqueo. Vorrà pur dire qualcosa se, per la prima volta nell’arco di un secolo, noi moderni cittadini dell’era globale ci siamo ritrovati a dover vivere in isolamento, lontani l’uno dell’altro, separati l’uno dall’altro, costretti dal virus sconosciuto a diffidare dell’altro, a schivare il possibile contagio, a vedere nell’altro una minaccia, una fonte di ansia e un pericolo, e trovandoci però al tempo stesso a desiderare massimamente un legame con gli altri, e addirittura a scoprire la comunione con l’altro.

Chiusi in casa per mesi, in attesa che l’epidemia superasse il suo picco e gli ospedali uscissero dalla fase critica dell’emergenza sanitaria, molti di noi hanno vissuto la quarantena come una terapia filosofica in nome del ritorno all’essenziale. In tanti hanno scoperto o riscoperto il gusto della solitudine e il piacere della vita interiore. Confinati in uno spazio circoscritto, i più fortunati hanno apprezzato il nucleo irrinunciabile dell’esistenza, privilegiando i rapporti autentici, rinunciando alla frivolezza, alle spese voluttuarie, riattivando risorse morali che nemmeno si pensava di avere. I più disgraziati, certo, hanno patito i legami stretti, l’angustia della vita familiare, la perdita di guadagni e di opportunità. Per tutti però il Covid è stato non solo uno choc, ma ha segnato un punto di non ritorno tra un prima e un dopo.
Non che tutto sia cambiato per il Covid, ma pensiamoci bene: quanti di noi fino al giorno prima si sentivano vivere in una gara perpetua, stretti nella morsa della comparazione continua, schiavi del rovello mimetico senza fine - perché lui sì e io no? – e invece grazie al Covid e all’isolamento forzato hanno scoperto finalmente di aver accesso a una dimensione di libertà e di eguaglianza? Nessuno più che nella cerchia di amici ostentasse qualche privilegio insopportabile, nessuno più che si vantasse di frequentazioni esclusive. Tutti costretti a casa, tutt’al più a condividere terrazzi condominiali o aperitivi a distanza su Zoom. In con la dimensione dell’eguaglianza hanno riscoperto il gusto della reciprocità, premessa alla perfetta unione e all’armonia che i filosofi fonda l’amicizia autentica. Quanto amicizie che pensavamo solide e collaudate sono svanite come neve al sole, evaporate come orpelli inessenziali in queste circostanze eccezionali? E viceversa quanti altri legami di amicizia abbiamo ritrovato e coltivato come l’ingrediente più prezioso della nostra vita? 

Basta guardare come hanno reagito le giovani generazioni, da sempre termometro sensibile del cambiamento sociale. Per molti l’esperienza sembra non aver lasciato traccia tant’è che continuano a dissipare la loro esistenza nel vuoto, inseguendo il branco, la provocazione coatta, in cerca di un senso della vita. Per altri però è stata un’esperienza decisiva. Alunni, studenti, liceali, costretti alle lezioni in remoto, hanno sofferto in silenzio l’assenza di contatti quotidiani coi loro compagni di scuola, la solitudine dell’interrogazione senza il sostegno della classe in carne ed ossa. 

I più piccoli pare abbiano perso i riflessi dovuti all’interazione, accusando una lieve apatia. Grandi e piccoli però, appena finita la quarantena, si sono tuffati nel turbinio della socialità, per compensare i mesi di solitudine. E ritornando in mezzo ai loro simili, dopo un’esperienza così eccezionali, molti di loro sembrano riscoprire qualcosa di sorprendente e inaspettato come l’amicizia che basta a se stessa, non ha bisogno di dimostrazioni, perché mira solo al bene dell’altro e chiede solo di essere sincera.
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