Maria Latella

Misure necessarie/La strage delle donne, una sfida per il governo

Misure necessarie/La strage delle donne, una sfida per il governo
di Maria Latella
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Martedì 14 Settembre 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 00:10

Restare immobili non si può più. A distanza di poche ore due cittadine italiane vengono uccise da uomini con i quali non volevano più convivere: una in Lombardia e l’altra in Calabria e sempre con la stessa motivazione, un maschio che non regge l’abbandono. Le donne che vivono in questo Paese hanno diritto a essere protette o sono cittadine di serie B?

Women’s lives Matter o no? Dal 1° gennaio a settembre sono state uccise 78 donne, quasi tutte dai loro ex o da mariti che temevano di diventarlo. Per favore, non consoliamoci col fatto che rispetto al 2020 (stesso periodo) siamo scesi a 78 mentre un anno fa erano 83. Vi sembrano cifre sulle quali teorizzare che sta andando meglio?
A questo punto la realtà ci impone di cambiare passo. Il femminicidio non può essere considerato un fatto privato, è diventato un problema di Stato e come tale va trattato. Così come hanno deciso di fare Spagna e Francia, le cui ministre per le Pari Opportunità si sono incontrate per studiare una comune strategia. La Spagna è avanti, «è il Paese che in Europa ha fatto di più per la lotta alla violenza contro le donne», ha detto la ministra francese Elisabeth Moreno, annunciando un patto di Stato contro le violenze da attuare anche in Francia, Paese che nel 2019 ha visto 146 donne uccise dai loro compagni.


Un patto di Stato serve anche all’Italia per difendere le donne che qui vivono. Lo pensa anche una magistrata, Doris Lo Moro, oggi responsabile per la privacy al ministero di Grazia e Giustizia ma nella passata legislatura senatrice e promotrice della commissione sul femminicidio ora presieduta da Valeria Valente del Pd.
Dice Lo Moro che la prevenzione dovrebbe cominciare nelle aule dove si discutono le separazioni coniugali: «Sarebbe utile che quel che emerge in quella sede o nelle cause civili, venisse valutato anche in sede penale e non soltanto classificato come disagio familiare.

Servirebbe alla potenziale vittima per capire il rischio che corre e forse farebbe rientrare in sé il potenziale aggressore».


In Spagna hanno appena approvato un pacchetto di misure urgenti che comprende campagne informative, corsi di formazione per il personale della giustizia e delle forze dell’ordine. Li abbiamo anche da noi ma il problema resta lì, non scalfito. 


La reazione del maschio, rabbiosamente fuori di testa, che abbia 30 o 70 anni. «L’attenzione va focalizzata sugli uomini» dice la ministra francese Moreno, pensando di copiare la Spagna che ha messo al polso di 2.500 uomini violenti un braccialetto per tenerli d’occhio. Intanto Parigi ha avviato diciotto centri per uomini che hanno aggredito donne. Anche questa è prevenzione perché il maschio violento è spesso recidivo. Esce di galera e ne ammazza un’altra. Non è un tema di sola competenza della ministra Bonetti o della ministra Lamorgese. O della ministra Cartabia. Riguarda tutti i ministri del governo Draghi. L’Italia è impegnata in una sfida difficile: fare il salto in direzione del futuro. Ma nessun salto, nessun miglioramento economico potrà dirsi strutturale e risolutivo se non sarà accompagnato da un cambiamento profondo nella nostra comunità di uomini e donne. Women’s lives matter. 

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