Pio D'Emilia
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Il boom del cinema in Cina: un film incassa 700 milioni

Il boom del cinema in Cina: un film incassa 700 milioni
di Pio D'Emilia
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Lunedì 12 Ottobre 2020, 00:05

Mentre in Europa la situazione sta di nuovo precipitando, e l’incubo di un nuovo lockdown sembra concretizzarsi sempre di più, in (estremo) Oriente, laddove “tutto è cominciato”, tutto sembra finito, e la vita sembra essere tornata a scorrere quasi tranquilla. Solo che presi come siamo dal seguire la sempre più imbarazzante campagna elettorale Usa, nessuno ce lo racconta. E questo, in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, non è un bene. 
Nei giorni scorsi, in occasione di un lungo ponte festivo, 600 milioni di cinesi, pur ancora con qualche limitazione, hanno ricominciato a viaggiare liberamente mentre oltre un milione di spettatori hanno potuto assistere, in sale di nuovo gremite a massima capacità, al sequel del blockbuster pop-patriottico My people my homeland (La mia gente, la mia patria), che con 700 milioni di dollari di incassi si appresta ad essere uno dei maggiori successi della storia del cinema. E non è l’unico film cinese a far cassetta. 


Il cartone Jiang Zia, Legend of Deification, nel primo weekend di programmazione, ha rastrellato ben 100 milioni di dollari.

Tanto per dare un’idea, l’intero mercato Usa del cinema, nel mese di settembre, ha fatturato meno di 20 milioni di dollari. E mentre i media internazionali continuano a parlare – spesso a vanvera - di Huawei e TikTok, un’inedita collaborazione pan-orientale (Cina e Giappone) sta invadendo il redivivo mercato dei videogiochi: Genshin Impact, la nuova avventura ruolistica della cinese (ma con nome giapponese...) Mihoyo ha fatturato 100 milioni di dollari nel giro di due settimane. 


Ma la “ripresa” non riguarda solo la Cina, unica grande economia che quest’anno, sia pure di poco, riuscirà comunque a crescere. Mentre l’Occidente è in affanno, è l’intero Oriente che sembra tornato con il vento in poppa. Il Giappone conferma le Olimpiadi (anche se qualche rischio che saltino definitivamente c’è ancora) e annuncia la progressiva riapertura delle frontiere, Taiwan ha appena celebrato la sua Festa Nazionale (10 ottobre) rivendicando giustamente il suo successo nella gestione del virus, mentre la penisola coreana sembra di nuovo attraversare un momento di tranquillità: al sud i contagi sono in pratica fermi e l’attività sociale ed economica è ripresa normalmente, mentre al nord il leader Kim Jong-un, più volte dato per malato o addirittura morto, ha organizzato una imponente parata militare all’alba, sabato scorso, per celebrare il 75° anniversario della fondazione del partito dei lavoratori.


Tutte notizie che dovrebbero confermare che siamo oramai entrati nel secolo “cinese”, o quanto meno asiatico, e che è a Oriente che dobbiamo guardare, per garantirci un futuro. Ma non è proprio così. Anche la Cina ed il suo leader Xi Jinping hanno i loro problemi. Secondo il Pew Institute, un think tank americano specializzato in sondaggi “indipendenti”, la “credibilità” della Cina e del suo leader negli ultimi tempi è precipitata. Un sondaggio condotto in 14 Paesi dell’Ocse (compresa l’Italia) mostra che il 78% degli intervistati non si fida di Xi Jinping, e del ruolo della Cina, che il 62% pure considera il Paese destinato a diventare il leader mondiale. Tra i meno critici ci sono gli italiani, che nei confronti della Cina mantengono una posizione moderata: la maggioranza, il 52%, continua a fidarsi di Pechino e dei suoi leader. 
Chissà se questi dati, e le motivazioni (gestione della pandemia, Hong Kong, repressione della comunità islamica nello Xinjiang) che li giustificano, sono già arrivati o arriveranno sul tavolo di Xi Jinping e dei suoi più stretti collaboratori. Ma in attesa che gli Stati Uniti decidano da chi vogliono farsi governare per i prossimi 4 anni, e ammesso che questo avvenga nei termini istituzionali previsti (il rischio di una contestazione del risultato elettorale è molto concreto) una cosa è certa: di tutti i leader attualmente in giro per il mondo l’unico che ha la “poltrona” assicurata ancora per molti anni è proprio Xi Jinping. Ci piaccia o meno, è con lui, e con una Cina sempre più determinata e consapevole della sua forza, che dovremo confrontarci. Prepariamoci.
 

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