Alvaro Moretti
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Lazio-Roma, la festa restituita alla Capitale

Lazio-Roma, la festa restituita alla Capitale
di Alvaro Moretti
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Lunedì 27 Settembre 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 06:57

Uno dei miracoli del Green pass è questa sinfonia per suoni ed emozioni che è stato Lazio-Roma: partita bellissima, intensa, incerta. Con quello che deve esserci in una festa: la gente, che in questo tipo di spettacolo non è solo testimone, ma protagonista. Una festa con dentro sentimenti e rabbia, fairplay (in campo, dove conta) e decisione. Con i cori e le scenografie, che significa rimettersi insieme per fare qualcosa: disegnare striscioni, comprare bandierine. E una festa con due scene da film che resteranno perché gli interpreti sono due santoni della panchina, gente che negli stadi del mondo ha visto tutto e di tutto. Maurizio Sarri, vincente al suo debutto nella gara “sognata per una vita”, che s’improvvisa falconiere con l’aquila Olympia in braccio sotto la curva Nord; e Mourinho, che perde questa sua prima volta, a chiamare i suoi tutti in cerchio per prendersi la Roma in costruzione con uno di quei discorsi che l’hanno reso lo Special One.

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Il lunedì sarà completo, totale, per i laziali cui le prodezze di Milinkovic, Pedro e Felipe Anderson regalano il ghigno acceso d’ironia di chi – saltando il rito pesante delle videochat – si godrà il ritorno al lavoro (o a scuola) in presenza con i colleghi-rivali. Ci sarà di che discutere, di calcio.
Tutta la sarabanda di cose belle viste ieri all’Olimpico è davvero una grande operazione di restituzione: i riti collettivi – e il derby a Roma è forse quello più... rituale e riconoscibile – sono marcapagina della storia. Il quotidiano è stato rotto, clamorosamente, nel febbraio 2020, un mese dopo l’ultimo Lazio-Roma in presenza: poi ci siamo dovuti accontentare di mille e mille cose, digerire l’indigeribile ma riconquistare tutto quello che abbiamo vissuto ieri all’Olimpico è importante.
Ognuno, con questo 3-2 che riapre il campionato dei biancocelesti, può portarsi a casa segnali interessanti, protagonisti decisivi: la Roma, ieri, ha riavuto le fiammate di Zaniolo che sono la premessa irrinunciabile della grandezza; la Lazio ha avuto anche un gol da Pedro che poche settimane fa giocava con la Roma e che quasi sbaglia curva per festeggiare, e le parate di Reina.

C’è stata una voglia di superarsi, di giocare, di giocarsela che non si vedeva da anni.

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La restituzione è completa con le polemiche finali, con Mourinho che se la prende con l’arbitro e il Var, che litiga in sala stampa: non è calcio senza tutto questo. E in fondo uno come Mou senza l’odore dei nemici ha meno senso averlo tra noi. Era persino sorpreso, l’uomo di Setubal, nel vedere che in tv si facesse caso poco e niente alle decisioni di Guida. Così come normale, per la gente laziale, rivedere un Luis Alberto che manda a quel paese l’allenatore che lo cambia. Alla fine dopo questa partita a schiaffi, che pareva uno di quei film di Bud Spencer e Terence Hill, la riconquista va anche oltre quel che si potrebbe: la festa dei laziali in curva, con la musica da discoteca, è l’occasione fugace per ballare belli stretti come in curva non riescono ad evitare di fare. L’abbiamo visto con gli Europei: il calcio non sa essere un fiume carsico, le emozioni debordano. E il derby non lo è e non lo sarà mai per definizione un fiume carsico.


Ieri erano in trentamila della nuova era del Green pass, la prossima volta arriverà quando il campionato – un campionato difficilissimo, dove a correre sono almeno otto squadre – avrà rinforzato più di ora gli entusiasmi riaccesi in estate da Mourinho e Sarri. Dispongono di squadre incomplete, difettose, ma con molti giocatori di grande livello. Lazio-Roma di ieri toglie ai laziali alcune paure di non poter essere gli interpreti giusti del sarrismo; il ko con grandi momenti di protagonismo nel gioco e nelle tante occasioni conferma che la Roma è decisamente ripartita.
La città, intanto, si riprende quello che era suo in una versione migliorata, per quanto visto ieri anche prima della partita: meno volgarità e violenza (in attesa degli ultimi bollettini); più ricerca del bello che il calcio può dare. Poi vincere o perdere questa partita fa tutta la differenza del mondo, ma riaverla totalmente in suoni, emozioni e strepito è davvero una bella notizia. La migliore, poi, potrebbe arrivare oggi se per tutti la chance di esserci la prossima volta allo stadio, a teatro o al cinema andrà oltre il 50 per cento di quelli che ieri si sono goduti Lazio-Roma.

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