Il caso Consob/Lo schiaffo di Sala e la centralità della Capitale

di Mario Ajello
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Mercoledì 17 Maggio 2023, 23:49 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 22:20

«E’ un po’ strano che la Consob non sia a Milano», dice il sindaco Giuseppe Sala. E invece, parafrasando una celebre canzone: sapessi com’è strano avere la Consob a Milano. Perché questo organo così importante e strategico è a Roma e guai a chi lo tocca. Sala arriva perfino a dire che è stato giusto portare via la televisione di Sky, che è una delle tante perdite inflitte a questa città, e dunque vede di buon grado - «anche se è comprensibile che possano esserci difficoltà di chi oggi è impiegato a Roma a venire a Milano» - ogni spoliazione ai danni della Capitale. Questo non va bene affatto. Ed è inutile girare intorno, come troppi anche a sinistra si ostinano a fare, a una questione che Cavour aveva già risolto prima ancora di fare l’Italia: «Solo Roma può esserne la Capitale, tutte le altre città hanno memorie unicamente municipalistiche».

 
Se aveva detto tutto il conte Camillo Benso perché ancora, ciclicamente, insistere - una volta chiedendo il trasloco dei ministeri, un’altra volta rivendicando al Nord la localizzazione di grandi istituzioni internazionali che a Roma devono stare e non chissà dove e sempre pretendendo che pezzi del tessuto produttivo italiano vadano fuori dal raccordo anulare - sul depotenziamento insensato e anti-storico della Capitale?

Dev’esserci nel sottofondo di queste pretese, ma anche basta, quell’impulso trasversale che un tempo si chiamava federalismo e oggi si è ribattezzato autonomismo.

Si tratta di una posizione surreale, considerando che tutte le nazioni moderne puntano pragmaticamente sulla forza della propria Capitale e nel nostro caso una istituzione come la Consob serve all’economia dell’intera nazione e perciò non può che essere ubicata dove la nazione ha la sua sintesi e il suo motore.

Sembra inutile ripeterlo ancora ma evidentemente non lo è: giù le mani da Roma! Fare della Consob un’istituzione periferica, anche se Milano è una città importante, significa non voler capire il nocciolo della sfida che il nostro Paese si trova ad affrontare in questa stagione di ridefinizione degli equilibri globali: ossia dare più peso e più competitività alla città-guida, alla vetrina dell’Italia nel mondo, e lavorare per lei e insieme a lei perché il sistema-Paese possa imporsi e contare. Discorso semplice. E tuttavia, si insiste - a dispetto degli interessi generali - sulla retorica della spoliazione anti-romana, senza accorgersi di quanto sia penalizzante. 


Un bis con la Consob dello sbandierato trasloco nella reggia di Monza di alcuni pezzi di ministeri, anni fa, sarebbe una farsa. Prego astenersi, anche livello di bla bla. E comunque non sarà permessa una mossa così sconsiderata. Altro che Consob a Milano. La Capitale merita di tornare al centro del mondo con il Giubileo e con l’Expo e di puntare in ogni modo sulla desiderabilità del brand Roma. Tutto il resto è folklore. Anzi, rumore.

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