Mario Ajello
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Reazione a catena/ Le immagini che cambiano gli equilibri del conflitto

di Mario Ajello
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Lunedì 4 Aprile 2022, 00:59 - Ultimo aggiornamento: 01:15

Cadaveri civili in strada, disarmati, alcuni con le mani legate dietro alla schiena, altri decapitati. Fosse comuni. Foto, video e racconti di esecuzioni sommarie. Questo hanno lasciato alle loro spalle le truppe russe in ritirata dai dintorni di Kiev. E queste immagini dell’orrore di Bucha stanno facendo il giro del mondo. Scuotono, sconvolgono, terrorizzano i cittadini dell’Europa, la cui memoria di simili orrori era ferma alla seconda guerra mondiale o si riferiva alla Cecenia, alla Siria o a Srebrenica ma adesso la viralità multimediale, da video e da display, delle scene dei massacri fa assumere a tutto una forza ancora più invasiva e spaventosa rispetto al passato, anche quello molto recente. Difficilmente stavolta crimini di guerra di tale portata lasceranno pochi segni e solo quelli della commozione generale, delle lacrime e della pietà, e dell’indignazione morale e politica. No, queste immagini possono cambiare il segno del conflitto in atto. Verso un embargo totale, che colpisca anche l’energia, verso la sospensione degli acquisti di gas e petrolio da parte dei Paesi europei e la Germania, la più dipendente insieme all’Italia dalla Russia per queste materie, si sta già orientando in questo senso in preda allo choc procurato dalle stragi di Bucha. 

Se finora il nostro Paese e quello governato da Scholz avevano frenato, per ovvii motivi di bisogno energetico, alle spinte dei partner internazionali per tagliare del tutto i rapporti commerciali con la Russia, l’orrore di queste ore fa fare alla questione energetica uno scatto in più, rafforza chi dice che non si può più pagare la guerra di Putin comprando gas e petrolio russo. Il che, per gli italiani, significherebbe entrare in un’economia di guerra. Avere le conseguenze dirette del conflitto in corso nelle proprie abitazioni, nei propri movimenti, nei propri stili di vita. Gli orrori appena documentati insomma rendono la guerra molto ma molto più vicina a noi. Le fanno fare un salto di qualità molto pratico per le esistenze di noi tutti che finora abbiamo guardato la guerra e ci siamo spaventati ma adesso, con una prospettiva di vita con meno energia, razionamenti e continua ricerca politica ed economica di altre fonti di riscaldamento da parte del governo, rischiamo con grande velocità di assumerla nel nostro quotidiano. Di conviverci non più come spettatori angosciati ma come comunità coinvolta materialmente. 
Il fatto è che sulla questione energetica legata al conflitto russo-ucraino la Germania e l’Italia si sono sempre mosse insieme, avendo gli stessi bisogni di approvvigionamento (da lì proviene circa il 40 per cento di gas), superiori a quelli degli altri partner europei.

E se la Germania si muove nel senso della rinuncia di quegli acquisti, difficilmente - anche se Draghi sta frenando al momento rispetto a Letta che chiede la fine di ogni scambio con la Russia - il nostro Paese può indirizzarsi su una linea diversa.

Le immagini strazianti possono avere conseguenze rilevanti come non mai. Ma questo non vale soltanto per noi. Vale anzitutto per la Russia. Bucha potrebbe far perdere la guerra a Putin. Contiene, nella disumanità di cui è intrisa, un effetto boomerang per la Russia che il Cremlino ha già capito di non poter sottovalutare e infatti sta ricorrendo ai ripari anche se è impossibile spacciare per propaganda ucraina e disinformazione dei nemici l’eccidio commesso. Si tratta di immagini che radicalizzano i Paesi europei nella loro chiusura verso la Russia, che rafforzano la linea dura degli americani, indeboliscono la voce di chi è contrario ad armare la resistenza dell’Ucraina, incentivano un surplus di solidarietà attiva - più armi e più mezzi militari - verso quel popolo martoriato e non possono che inguaiare ancora di più Putin nella campagna che doveva essere una guerra lampo e si sta trasformando in un pantano di errori e di orrori sempre più complicato da gestire e da superare per lui e per il suo Paese a cui è stata imposta.

Il presidente russo voleva una “guerra sporca”, come quella in Cecenia, per annichilire l’avversario e immobilizzarlo nello spavento e per avvertire il resto del mondo, a cominciare dall’Ue, che non si fermava davanti a niente. Ma il massacro di Bucha può rovinare questa strategia, dare più coraggio a chi dentro e fuori dall’Ucraina si oppone a questa guerra sia a livello di sentimento popolare sia sul piano delle cancellerie. C’è una foto, tra le tante foto terribili, che forse dice più delle altre. E’ quella che ritrae la mano di una donna, riversa senza vita tre le erbacce di una stradina, che sembra ancora voler afferrare le chiavi di casa che erano cadute affianco a lei mentre veniva uccisa. Sul portachiavi c’è lo stemmino blu con le 12 stelle. E’ la bandiera dell’Europa a cui quel cadavere chiede aiuto. Non più per sé ma per i suoi connazionali. E la Ue vive questa immagine, insieme alle altre che girano sui telefonini di noi tutti, come un’ulteriore spinta ad agire.

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