In quest’anno ricorrono 25 anni dalla nascita della Bce, seguita nel gennaio 2002 dal varo dell’euro. E’ atteso un giudizio sulle luci, numerose, della moneta unica, ma anche sulle ombre, sui ritardi che l’Unione segna, a cominciare da quella bancaria il cui progetto rimane ancora inattuato per aspetti fondamentali. In diversi campi si è in mezzo al guado, per cui non procede l’integrazione, ma non si valorizza neppure il principio di sussidiarietà che imporrebbe di non accentrare ciò che si può fare a livello decentrato. I cittadini percepiscono i vantaggi dell’unico segno monetario nell’area, ma potrebbero trarre maggiori benefici da una più avanzata conduzione del processo, bilanciata con i ruoli nazionali. L’euro si conferma quale il “Purgatorio”, come disse in sede costituente Antonio Fazio, mentre il presidente della Bundesbank, Hans Tietmeyer, lo prevedeva come l’Inferno.
Il tema delle riforme di struttura è ancora fortemente attuale. Si deve fugare l’impressione, che qualche volta sopravviene, di volere paradossalmente non la moneta unica per consolidare e sviluppare l’economia, ma quest’ultima per salvare la moneta. Visco sicuramente si esprimerà sulla politica monetaria condotta dalla Bce, su quello che viene ritenuto un errore grave: l’avere cioè lungamente tardato nel prevenire e contrastare la ripresa dell’inflazione, mentre torna ad aumentare la schiera dei falchi al vertice della Bce. Lavoro e impresa dovrebbero essere i pilastri che il governo della moneta dovrebbe costantemente aver presente, facendo bene attenzione - mentre in Italia riprendono a salire le sofferenze e crescono le difficoltà di aziende e famiglie - a non indulgere a un incontrollato sovradosaggio con il rischio di un rigore che diventi rigor mortis.
Molti altri sono i temi che il governatore affronterà, come è d’uso nelle Considerazioni Finali. Quanto a Visco, con il Direttorio ha guidato la Banca con equilibrio ricollegandosi alle migliori tradizioni dei governatori espressi dall’interno dell’Istituto, in una fase difficile non solo per le pur rilevanti difficoltà nel settore bancario. La tutela del risparmio è l’imperativo per chi governa la moneta, oggi ancor più mentre si diffondono nuovi strumenti speculativi (le criptovalute). Una cosa va detta: Via Nazionale non potrà mai essere una filiale della Bce, anzitutto perchè ne è comproprietaria. Ma tutto ciò si fonda sulla necessità di ulteriori progressi nell’organizzazione, nelle strutture, nel personale che è di elevata competenza e che deve essere sempre più in grado di confrontarsi ad armi superiori con i soggetti “vigilati”. La vera forza dell’autonomia è quella intellettuale e organizzativa, senza la quale non sarebbe sufficiente il pur fondamentale ordinamento.
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