Paolo Balduzzi
Paolo Balduzzi

Oltre il conflitto/ L’autonomia energetica per le future generazioni

di Paolo Balduzzi
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Sabato 2 Aprile 2022, 00:00

La politica italiana non è mai stata troppo generosa con i più giovani. Tante parole ma pochi fatti. La spesa per pensioni, per esempio, è di circa 300 miliardi l’anno: quattro volte tanto quella per l’istruzione. Per non parlare della spesa per gli investimenti, vero motore della crescita e del benessere futuri. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il più recente e potente complesso di investimenti degli ultimi anni, vale sì oltre 200 miliardi di euro: ma questi sono spalmati su un periodo di ben cinque anni. E la garanzia che siano spesi bene, naturalmente, non c’è. Forse questa mancanza di attenzione è figlia anche di una Costituzione che tanto interessata ai giovani non lo è mai stata davvero. Non è una bestemmia ammetterlo. E la dimostrazione è anche piuttosto semplice. L’articolo 3, forse uno dei più noti e ricordati, stabilisce l’uguaglianza dei cittadini contro tutte le discriminazioni (sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali), ma senza fare esplicito riferimento a quella basata sull’età. Laddove altri Stati (solo per citarne alcuni: Brasile, Portogallo, Svezia e Svizzera), al contrario, la prevedono. 

Le cose, però, sembra stiano lentamente cambiando. Almeno per quanto riguarda i contenuti della nostra Carta costituzionale. Un implicito riferimento all’interesse delle future generazioni era stato infatti introdotto a partire dal 2014 con il cosiddetto “pareggio di bilancio” (più propriamente: il criterio dell’equilibrio del saldo strutturale di bilancio). Il controllo del deficit e, conseguentemente, del debito pubblico dovrebbe infatti garantire adeguate risorse finanziarie – e quindi diritti - anche nel futuro. Ancora più coraggiosamente, e finalmente in maniera esplicita, l’«interesse delle future generazioni» è approdato da poche settimane tra i “principi fondamentali”, nello specifico all’articolo 9, grazie alla recente modifica costituzionale sulla tutela ambientale. Ma al di là dell’orgoglio o meno di avere una Costituzione che tuteli anche questo aspetto, vale la pena di chiedersi quali potranno essere le conseguenze pratiche della novità. O, in altri termini, vale la pena di chiedersi se questa operazione sia solo apparenza o se possa diventare un impegno concreto. Perché le possibilità effettive di realizzare questo “interesse” ci sono e sono moltissime. Il già citato Pnrr, per esempio, dovrebbe essere proprio una scommessa sulle nuove generazioni. E un contenuto cruciale, caratterizzante e centrale di quel piano è la cosiddetta transazione energetica ed ecologica.

Quale miglior banco di prova, allora, per testare davvero l’orientamento del legislatore in materia di futuro? 


Il tema è di strettissima attualità: da un giorno all’altro, se Putin dovesse realmente smettere di accettare pagamenti in valuta diversa dal rublo, dovremmo fare a meno del gas e del petrolio russi. Che, giusto per memoria, valgono, insieme al carbone di stessa provenienza, per circa il 30% del fabbisogno energetico italiano. Un’enormità. E una follia, anche se fossimo in una situazione di pace. O anche se fosse con un Paese meno ostile e tradizionalmente più amico. È evidente che la reazione del governo agli attuali problemi debba essere anche di breve periodo: bene la riduzione delle accise (meglio ancora se fosse una mossa strutturale e non solo temporanea); bene gli interventi per calmierare le bollette; bene anche, in questa situazione, lo sforzo per una posizione comune europea su un tetto ai prezzi. Ma una strategia energetica deve basarsi su visioni di medio e di lungo periodo. Anzi, o è così o non si può proprio definire strategia. 

Come allora occuparsi del benessere, anche energetico, delle future generazioni? Le direzioni dovranno essere almeno due. La prima è quella più ovvia: investire in nuovi impianti energetici, alla ricerca di fonti sempre più sicure e rispettose dell’ambiente, oppure potenziare lo sfruttamento responsabile delle fonti giù utilizzate, magari con tecnologie migliori e più moderne. In questo frangente, il rapporto con l’ambiente è fondamentale. Da un lato, come già ricordato, perché la tutela delle future generazioni in Costituzione entra proprio grazie alla tutela ambientale; dall’altro lato, perché energia e ambiente sono argomenti che spesso portano a contrasti, molto più spesso ideologici che fattuali. La produzione di energia non può portare alla devastazione di un territorio, è chiaro; d’altro canto, bloccare ogni iniziativa non è vera difesa dell’ambiente ma solo difesa della propria posizione ideologica e rendita elettorale. La seconda direzione, invece, prevede un processo politico altrettanto delicato: quella della costruzione di reti, innanzitutto continentali, di cooperazione e collaborazione sui temi energetici, dalla produzione in proprio fino all’acquisto e alla sua distribuzione. 
Entrambe le direzioni richiedono elevata propensione al confronto e al compromesso e apertura delle parti in gioco. Caratteristiche fondamentali se non si vuol derubricare l’interesse per il futuro a ennesima lettera morta della nostra Costituzione.

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