Giorgio Ursicino
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L'analisi / Auto, l’Italia giù dal podio è ultima nella sfida elettrica

di Giorgio Ursicino
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Martedì 15 Novembre 2022, 00:02

Nelle ultime settimane l’auto più venduta in Europa è quella con motore elettrico. Molti ne sono sorpresi, ma per gli addetti ai lavori non era difficile immaginare che sarebbe accaduto. Il martellamento sulla coscienza ecologica dei consumatori sta dunque ribaltando la classifica dell’automotive continentale. Tant’è che Tesla Y, con un sorpasso bruciante, ora domina su tutte. Ma il profondo cambio di paradigma della mobilità pulita porta con sé altre sorprese. Finora la regina non era mai stata un Suv, per di più “premium” ovvero di particolarmente costosa. Ebbene, a conferma che lo scenario è profondamente cambiato, nell’ultimo mese il modello lanciato da Elon Musk ha letteralmente stracciato la domanda di auto con motore termico, di dimensioni più contenute e dal listino accessibile. Storicamente la regina d’Europa è pressoché sempre stata la Volkswagen Golf del segmento C (lunghezza poco più di quattro metri) o addirittura una “piccola” della categoria B.

Ora si cambia musica e l’inedita star, oltretutto, domina la contesa commerciale niente affatto sul filo di lana. Il secondo modello più gettonato, infatti, è la Peugeot 208 con meno di 20mila esemplari, mentre il nuovo fenomeno ha totalizzato 29.367 esemplari (+227%). Lo sport utility sotto i riflettori, inoltre, è anche un veicolo a stelle e strisce che, storicamente, non ha mai avuto ambizioni troppo elevate su questa sponda dell’Atlantico. L’orgoglio di Musk è un’agile signora lunga 475 cm, dal peso di quasi due tonnellate che costa, nella sua interpretazione più economica, 50mila euro. Supera 70mila nella versione “Performance” che vola a 250 km/h, accelera come un fulmine (da 0 a 100 in soli 3,7 secondi) e sfoggia un’autonomia di oltre 500 chilometri (usandola in città si può fare anche meglio). Inoltre, da quest’anno è prodotta nel cuore della Germania, nella gigafactory di Berlino che può sfornare mezzo milione di esemplari ogni dodici mesi. Dopo la compatta del Leone, seguono in classifica altri modelli abbastanza popolari: Dacia Sandero, Skoda Octavia, Toyota Yaris, Volkswagen T-Roc e Golf, Renault Clio, Nissan Qashqai e Fiat 500.

Nella Top ten assoluta non c’è traccia di altri modelli premium. Nella graduatoria riservata alle 100% a batterie i distacchi sono ancora più abissali: il primo modello non Tesla è a poco più di 6mila unità (VW ID.4). Segue la Fiat 500 a 5mila esemplari e un gruppetto di emergenti a 4mila. La considerazione più immediata è che il mercato del lusso, specialmente in Nord Europa, risente molto meno del folle caro-energia che sta attanagliando tutto il Continente. La seconda è che i clienti con budget per muoversi al centro del mercato sono molto più “confusi” di quelli d’élite. È sicuro, infatti, che i veicoli zero emission sono il futuro e manterranno alto il loro valore nel tempo.
Esistono altre motivazioni niente affatto trascurabili che potrebbero aver influito su questa nuova situazione.

La crescita del mercato totale del 7,9% a settembre è in parte dovuta al cambio al vertice del Gruppo Volkswagen (da Diess a Blume) che ha sicuramente influito sulle strategie di vendita. Dopo la pandemia e con la transizione green in atto, gran parte dei costruttori ha deciso che da quel momento a guidare il mercato sarebbe stata l’offerta e non più la domanda. Sicché, per orientare più facilmente gli acquisti da parte dei consumatori si è pesantemente ridotta la produzione, quindi l’offerta, di automobili tradizionali. Non a caso delle 70mila auto consegnate in più nei paesi UE, UK ed Efta, oltre 40mila (ben più della metà) esibivano il logo del colosso di Wolfsburg. Tanto che il più grande costruttore europeo è cresciuto nel mese di oltre il 20%, mentre i tre gruppi che seguono hanno tutti registrato segno negativo: Stellantis, Hyundai e Renault. 


Tornando alle elettriche, settembre è stato un mese ottimo. Le oltre 160mila immatricolazioni di vetture silenziose segnalano una crescita del 15% e una percentuale simile ormai rappresenta la quota di queste vetture sul mercato europeo. La Germania, con una crescita del 29%, ha una “share” del 27% del supermarket continentale. Seguono Regno Unito (24% del mercato, +16% le vendite) e Francia (rispettivamente 14% e +32%). Quanto pesino i grandi paesi è dimostrato dal fatto che queste tre nazioni da sole rappresentano il 60% delle vendite BEV (vetture solo ad elettroni).
Non molto tempo fa, fra i colossi europei dell’auto c’era anche l’Italia. E il Belpaese è uno dei pochi ad aver fatto il passo del gambero nelle immatricolazioni ad emissioni zero: a ottobre ha perso quasi metà dei volumi rispetto allo stesso periodo del 2021, con una quota sul mercato totale veramente insignificante (3,1%). Siamo molto lontani dal ritmo di crescita imposto da Bruxelles per arrivare nel 2035 al pensionamento definitivo di tutti i propulsori benzina e diesel. D’accordo, siamo in ritardo nelle infrastrutture di ricarica (le colonnine) e il prezzo più elevato delle auto a batterie ci ha certamente frenato; ma senza un deciso colpo di reni nel ricambio del parco auto, allo scadere del traguardo temporale dovremo fare i conti con i vigilanti di Bruxelles.

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