La svolta che sta registrando il caso del brutale assassinio del Sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, si presta ad alcune riflessioni. La prima, la più ovvia: ci sono voluti 12 anni per imboccare una pista che non sappiamo, anche in omaggio al garantismo, se darà risultati definitivi, ma che appare frutto di un lavoro serio, costante, tenace e rigoroso da parte della magistratura salernitana inquirente. Non è, di certo, questa vicenda assimilabile a un comune “cold case”, toccando essa rami istituzionali e rischi per la sicurezza e l’economia del territorio. Ciò che si ricava dalle notizie diffuse sono innanzitutto i sospetti del Sindaco il quale temeva che Acciaroli facente parte del Comune di Pollica - un centro del Parco nazionale del Cilento rinomato, di particolare attrazione turistica, per la bellezza e il fascino del luogo e del paesaggio nonché per la limpidezza del mare - potesse diventare un punto importante per il traffico di droga da destinare, poi, da parte della criminalità, all’intero Cilento e alla Calabria, con il vantaggio di essere lontani dalle grandi arterie di comunicazione.
L’operazione sulla quale, da ultimo, Vassallo, per tutti il “sindaco pescatore”, nutriva sospetti e che aveva deciso di denunciare a un ufficiale dei Carabinieri di Agropoli insieme con il capo della Procura di Vallo della Lucania, avrebbe inferto un colpo gravissimo alla sicurezza del territorio - mantenutosi fino ad allora quasi del tutto al di fuori dei traffici promossi dalla grande criminalità - alla vita degli abitanti, all’economia dell’area fondata, appunto, sul turismo e sullo sviluppo dell’agricoltura e degli allevamenti: l’area dove si è affermata e consolidata la dieta mediterranea e che è stata frequentemente luogo di vacanze di intellettuali di prestigio e di artisti, primo dei quali moltissimi anni fa tra le due guerre, Ernest Hemingway. Vassallo aveva promosso nel Comune una profonda innovazione, nelle infrastrutture, nei collegamenti, nella tutela ambientale, nel rapporto intenso e partecipato con i cittadini. La piazza diventava, insomma, un’agorà. Aveva rappresentato un modo nuovo di gestire la cosa pubblica con un rigore e una trasparenza, insieme con una puntuale “accountability”, che non si prestava in alcun modo a forme, anche velate, di compromessi inaccettabili.
L’altra riflessione riguarda i tempi della giustizia, anche se con ciò non si intende svalutare affatto l’encomiabile lavoro svolto dalla Procura di Salerno. D’altro canto, la difesa della vita corretta e pacifica di una comunità non deve presupporre solo eroi e atti di eroismo. Naturalmente, anche gli abitanti, soprattutto nel caso in cui sono sollecitati a partecipare attivamente alle vicende pubbliche locali, devono dare il loro contribuire a cominciare dalle forme previste. Ciò richiede, soprattutto in comunità nelle quali il controllo sociale è pieno e tutti si conoscono - questa è la terza considerazione - credibilità, fiducia e affidabilità da parte di tutti coloro che esercitano funzioni pubbliche e, a maggior ragione, di chi è preposto alla tutela dell’ordine e della sicurezza democratici. <HS9>Pur nel rigoroso rispetto della costituzionale presunzione di innocenza, è anche lecito chiedersi se e quali misure l’Arma abbia adottato o stia per adottare nei confronti dei militari e dei graduati ora indagati. C’è bisogno di un’immagine netta in chi è preposto a compiti della specie. In occasione di altre vicende verificatesi non molto tempo fa l’Arma ha dato prova di giusto rigore e prontezza decisionale, in diversi casi costituendosi pure in giudizio come parte civile.
La sicurezza del territorio è fondamentale per la vita civile, ed è di particolare importanza anche per l’economia, l’impresa, gli investimenti. Poi vi è da aspettarsi, a questo punto, che sia affrontato rapidamente l’iter giudiziario, recuperando, pur essendo possibile farlo solo in parte, il tempo finora impiegato senza risultati. Ovviamente, sempreché le indagini trovino, o abbiano già, le necessarie conferme.