Giovanni Castellaneta

Il negoziato/ L'importanza dell'Occidente compatto

di Giovanni Castellaneta
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Martedì 1 Marzo 2022, 00:09

La situazione in Ucraina rimane estremamente fluida, anche se nelle ultime ore un flebile spiraglio per la diplomazia si è aperto. Dopo quattro giorni di escalation apparentemente inarrestabile, con Putin che si è spinto fino a pre-allertare i propri sistemi di deterrenza nucleari, la sessione negoziale che si è tenuta ieri al confine tra Bielorussia e Ucraina ha rappresentato un piccolo passo avanti nella crisi; o, quantomeno, non c’è stato un ulteriore passo indietro verso un baratro che nelle ultime ore sembrava avvicinarsi in maniera preoccupante.

Non è ovviamente il caso di abbandonarsi a facili entusiasmi né di esagerare con l’ottimismo: il confronto tra gli emissari di Kiev e Mosca non ha prodotto – per il momento – grandi risultati. Bisogna tuttavia insistere, per quanto possibile, su questa strada: il primo obiettivo cui non solo le due parti in causa, ma l’intera comunità internazionale, devono tendere è l’accordo per un cessate il fuoco. Una tregua deve essere il punto di partenza per intavolare trattative più approfondite e trovare un compromesso accettabile per entrambi. In pochi giorni, l’Ucraina ha già ottenuto un risultato straordinario: ovvero quello di sedersi al tavolo con la Russia su una posizione di parità, e non con un ruolo da sconfitta che – dopo una vera e propria “guerra lampo” – l’avrebbe costretta ad accettare i diktat di Mosca. Invece, la grande mobilitazione dell’Occidente (Unione Europea e Stati Uniti in primis, ma non solo) in sostegno dell’Ucraina ha consentito di riequilibrare le forze in campo, costringendo Putin – che probabilmente non si aspettava una reazione così unitaria e compatta – a rallentare la propria avanzata con il proprio Paese pericolosamente isolato a livello economico.

Partiamo dunque da un sostanziale “uno a uno e palla al centro”, con la speranza che si possa davvero intavolare una trattativa e che entrambe le parti coinvolte siano sincere: ci vorrà del tempo prima di trovare un accordo, ma la cosa più importante in questo momento è che non si interrompa il canale del dialogo. Passo successivo sarà costringere l’esercito russo a tornare sui propri passi, rientrando all’interno della posizione di partenza: una volta fatto questo, le trattative potranno proseguire alla ricerca di un compromesso nel quale entrambe le parti dovranno cedere qualcosa.

Del resto, va preso atto che questa crisi non è nata ieri, e nemmeno l’altroieri: sono passati esattamente otto anni da quando la Russia ha annesso la Crimea e ha iniziato a sostenere i movimenti separatisti nel Donbass, ed è dunque evidente che la visione strategica di Mosca alla base dell’invasione rimane intatta. Come fare per aiutare l’Ucraina a “segnare” il gol vincente? Occorrerà ampliare ulteriormente il fronte internazionale in suo sostegno: alla compattezza dell’Occidente, è importante cercare di allineare la posizione di grandi potenze in ambito Onu come Cina e India, che per adesso si sono mostrate molto prudenti. Sia Pechino che Delhi hanno forti sensibilità quando si tratta di riconoscere l’indipendenza di territori che avanzano pretese su base etnico-religiosa: per questo motivo sbarrare la strada a Mosca può indurre anche questi Paesi ad un atteggiamento più ragionevole nei confronti di soggetti come Taiwan o il Kashmir.

Un raffreddamento del conflitto farebbe gioco anche all’Occidente (e ovviamente all’Italia) nell’affrontare la crisi energetica in corso. Quanto sta accadendo ha rivelato, in maniera anche brutale, che un migliore equilibrio nel nostro mix energetico va trovato con grande urgenza. Non solo diversificando le fonti di approvvigionamento del gas (sia in termini di partner che di modalità, puntando ad esempio in maniera più incisiva sui rigassificatori): non possiamo continuare a dipendere per il 40% del nostro fabbisogno dalla Russia. Ma anche puntando su modelli diversi di consumo che ci consentano di far cadere i “tabù” residui su fonti come il nucleare di ultima generazione e la fusione nucleare, e di affiancare queste ultime alle fonti rinnovabili che non possono soddisfare da sole il nostro crescente fabbisogno. Speriamo che questa brutta vicenda ci insegni ad avere una visione geopolitica più ampia e strategica e a mettere in piedi politiche energetiche in grado di trovare il giusto equilibrio tra obiettivi di lungo periodo e necessità di breve termine.

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