Francesco Vaia* e Antonio Maturo**

Gli stili di vita dei giovani e l’alleanza scuola-famiglia

di Francesco Vaia* e Antonio Maturo**
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Venerdì 31 Marzo 2023, 00:42

In Italia, come nel resto del mondo, c’è una chiara emergenza bullismo e cyberbullismo. I dati del Movimento Italiano Genitori ci dicono che oltre la metà dei minori ha subito simili episodi. Il contesto principale in cui proliferano è la scuola e il contenuto principale del bullismo è il body shaming, ovvero l’irrisione per l’aspetto fisico. Rispetto all’era pre-Covid, i numeri sono in aumento: dopo i prolungati lockdown gli episodi di violenza, verbale o fisica, tra adolescenti sono esplosi. Come se i tanti mesi di compressione emotiva e relazionale avessero dovuto trovare uno sfogo. I giovani inoltre vivono “On Life” ovvero in una dimensione mista: non c’è più una distinzione netta tra la vita on line e quella off line, come dice il filosofo di Yale Luciano Floridi. E il Covid ha innescato una forte accelerazione del digitale, strumento che tra l’altro amplifica modelli irraggiungibili e idealizzati di bellezza. Non bisogna quindi sorprendersi della crescita dei disturbi alimentari.


Allo stesso tempo, in Italia quasi il 10% dei bambini è obeso e il 20% è sovrappeso (dati Epicentro). Il problema è che questa condizione tende a permanere anche negli anni successivi. La teoria sociologica della Prospettiva del corso di vita dimostra come vi siano delle vere e proprie traiettorie di salute e che gli stati di salute di cui si gode (o non si gode) durante infanzia e gioventù abbiano effetti cumulativi e tangibili in età adulta. C’è un modo per arrestare questa “epidemia”? Forse è proprio la Prospettiva del corso di vita che può aiutarci. Dobbiamo agire a scuola, dove comunque già si fa tanto. Scuola che deve concretamente essere asse portante di un “New deal” post Covid attraverso un’alleanza con due soggetti strategici: Sanità e Famiglia.
Dalla scuola, nucleo centrale di sviluppo della Persona, si parta per una “cultura dell’educazione” alla vita, alla buona vita civica e alla buona salute.

L’educazione agli stili di vita salutari, insieme all’educazione civica, sia prioritaria nei programmi scolastici. 


Sia chiaro che l’educazione a stili di vita salutari non è una risposta al bullismo: un bambino deve essere accettato a prescindere dal suo peso corporeo. Ciò che accomuna il discorso su stili di vita e bullismo è la centralità della Scuola come nucleo principale di sviluppo della Persona. Tuttavia, questo sforzo è vano se non vengono coinvolte le famiglie. Tornando al bullismo, non dobbiamo né demonizzare internet né processare l’ambiente scolastico. Anzi, come detto prima, è da qui che si deve partire. Il titolo del testo di Luca Mori “I giovani come stranieri” già 20 anni fa diceva tutto: i ragazzi utilizzano un idioma diverso, hanno un codice differente e sottoculture spesso incomprensibili per gli adulti. Vanno utilizzati gli strumenti moderni così come il linguaggio di giovani e giovanissimi. Questo ci aiuta ad avvicinarli e ad aiutarli. Bisogna smettere di “osservare” i giovani come nuova fenomenologia per criticarli, ma bisogna ascoltarli e capire l’inquietudine che dopo il Covid è cresciuta. 


Gli interventi poi devono essere peer to peer, ovvero “tra pari”: il ruolo dell’insegnante sia autorevole e perciò capace di ascoltare, comprendere e persuadere mentre i giovani abbiano un ruolo proattivo nel disinnescare comportamenti offensivi. Bisogna dunque favorire un ambiente virtuoso nel quale l’alleanza Scuola-Famiglia favorisca una crescita sana della Persona e il suo rispetto. 


*Direttore generale Istituto Spallanzani, Roma


**Docente di Sociologia della salute Università di Bologna

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