Ferdinando Adornato
Ferdinando Adornato

Visti da sinistra/ Il moralismo partigiano dell'opposizione

di Ferdinando Adornato
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Giovedì 16 Marzo 2023, 00:45

È in atto un curioso rovesciamento di paradigma nella sinistra italiana: l’opposizione politica si è ormai completamente trasfigurata in una manichea ”opposizione morale”. Sembra che conti sempre meno formulare ipotesi e proposte alternative a quelle del governo: conta molto di più suscitare, su ogni argomento, ondate di forte indignazione emotiva. Di fronte a presunti errori non si indicano soluzioni, si preferisce piuttosto denunciare l’irrecuperabile indegnità della destra. Dipinta sempre come una sorta di “mucchio selvaggio”, di “brutti sporchi e cattivi” contro i quali non c’è altra scelta che erigere barricate resistenziali ed esistenziali. Non tutti a sinistra ragionano così: ma non si può negare che, finora, sia stata proprio questa la colonna sonora dominante.

Così, nel caso delle ripetute tragedie del Mediterraneo, non si perde tempo a discutere se l’accoglienza debba essere generalizzata o selettiva, italiana o europea, oppure a ricordare le virtuose politiche messe in atto da Marco Minniti quando era agli Interni (anche rispetto ai compiti della nostra Guardia Costiera rispetto a quella libica) No. Quel che conta è emanare il più in fretta possibile una sentenza morale, adombrando perfino l’atroce sospetto di una sorta di “strage di Stato”: e cioè che il governo, o i suoi funzionari, abbiano volontariamente evitato di salvare decine di esseri umani. Ma cosa farebbe la sinistra di Elly Schlein di fronte alle inarrestabile ondate migratorie? Questo, invece, non è dato sapere.
Analogamente, di fronte al complesso tema dei nuovi diritti civili, dalle adozioni gay alle teorie gender, nessuno a sinistra si ferma a ragionare: davvero ogni desiderio deve diventare un diritto? E davvero il Pd vuole diventare il nuovo partito radicale, con tanti saluti alla sua componente cattolica? Eppure non è un mistero come sia assai diffusa la sensibilità popolare che coltiva più di un dubbio sul liberismo etico. Che importa? Quel che conta è classificare immediatamente la destra sul piano morale: omofoba! Anche negli episodi minori, dalle lettere della preside di Firenze alla commemorazione di Sergio Ramelli, fino all’ormai famoso karaoke, a dominare non sono mai considerazioni politiche ma solo e sempre drastiche denunce etiche.

Sia chiaro: non si vuole qui assolvere il governo, e neanche i diversi esponenti della maggioranza, da errori di fatto e di giudizio (o da dichiarazioni improvvide) che anche negli esempi citati sono apparsi evidenti. Si vuole piuttosto lanciare l’allarme sul fatto che l’opposizione politica, decisiva per il funzionamento di ogni democrazia, non può trasformare il suo ruolo in quello di “inquisizione morale” senza creare un notevole danno sistemico alla nostra democrazia. Del resto, il moralismo è certo una nobile attitudine, ma se diventa “partigiano” perde ogni credibilità. 
Può allora tornare utile ricordare un pensiero di Antonio Gramsci: «Se si vuole diminuire o annientare l’influsso politico di una personalità o di un partito non si tenta di dimostrare che la loro politica è inetta o nociva ma che determinate persone sono “canaglie”.

E’ una prova di elementarità del senso politico, di livello ancora basso della vita nazionale». E gli faceva eco Paul Valéry che denunciava come, nella politica, «un atteggiamento di permanente indignazione denota grande povertà mentale». Pensieri attualissimi. 

Ecco allora il punto: l’Italia di oggi, se vuole restare agganciata al futuro, di tutto ha bisogno meno che di povertà mentale. Non può permettersi di promuovere ad oltranza antiche guerre civili ideologiche. La concretezza, pur nel quadro di aspre contrapposizioni, deve diventare la stella polare della politica, della maggioranza come dell’opposizione. L’indignazione non è e non può essere un progetto di governo. 
Nel novembre del 1994, agli inizi della Seconda Repubblica, Norberto Bobbio scrisse queste parole: «Occorre che ognuna delle due parti consideri l’altra non come un nemico da abbattere ma come un avversario con il quale non è indecoroso, anzi il più delle volte è vantaggioso venire a patti. Nulla è più pericoloso per una democrazia gracile come la nostra che lo scontro frontale». Una volta Bobbio era un “influencer” della sinistra. Lo è ancora oggi?

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