Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Lezione all'Europa/ Cosa ci insegna il fallimento della Silicon Bank

di Angelo De Mattia
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Domenica 12 Marzo 2023, 00:15

Non siamo ai prodromi di una crisi come quella provocata nel 2008 dal dissesto di Lehman Brothers che mise a nudo gli impatti dei mutui “subprime” innescando, con effetto-alone, una tempesta finanziaria a livello globale e, a catena, la crisi dei debiti pubblici, di cui ancora subiamo qualche strascico. Le misure di contrasto e di prevenzione per quanto possibile delle crisi finanziarie, adottate negli anni successivi, benché non affatto esaustive presentano oggi un contesto istituzionale e di controllo ben diverso da quello in cui si sviluppò la crisi Lehman e si diffuse il contagio.

Il quasi-dissesto della Silicon Valley Bank, tuttavia, non va sottovalutato e occorre tenere la guardia alta, mobilitando tutti gli strumenti per impedire, innanzitutto, un effetto-domino. I temporeggiamenti delle autorità americane al manifestarsi della crisi del 2008 e il diniego dell’amministrazione di sostenere la reazione di Lehman alla crisi fece sì che questa non fosse circoscritta, anzi si propagasse con rapidità anche fuori dagli Stati Uniti. E’ un severo insegnamento anche per l’Unione europea, che non può cullarsi nella distanza dal dissesto. Un bis sarebbe catastrofico. “Estote parati” deve essere l’imperativo, per il governo americano, gli altri governi del G7, le istituzioni internazionali e le autorità monetarie e finanziarie. Si tenga presente che quasi in contemporanea si è registrata la chiusura della Silvergate Bank, un istituto molto importante per l’operatività in criptovalute, altro settore che esige interventi e regolazione che, purtroppo, ancora tardano anche a livello europeo. Ma di pari importanza è l’insegnamento che si ricava per la politica monetaria e per le scelte delle banche centrali.

La stretta mirata a contrastare l’inflazione, che in America ha visto la Federal Reserve portare i tassi ufficiali di riferimento al 4,5 per cento, ha provocato, accanto agli effetti positivi, quelli negativi della svalutazione dei titoli posseduti dagli intermediari, in particolare dalla banca della Silicon Valley, l’accentuarsi dei problemi dei debitori, il conseguente bisogno di liquidità che si è tradotto per i correntisti nel ritiro di depositi e, per l’istituto, nella vendita di asset svalutati per 21 miliardi di dollari circa, con una perdita di 1,8 miliardi. Naturalmente, come sempre accade in questi casi, al diffondersi delle voci negative si sviluppa l’effetto-gregge che spinge altri a ritirare dai conti i propri denari (cuore di coniglio e gambe di lepre, si diceva un tempo, con una forzatura, per i depositanti).

Negli Stati Uniti, comunque, i depositi sono tutelati fino a 250 mila dollari ad opera della Federal Deposit Insurance Corporation che è intervenuta sulla Silicon Bank in funzione commissariale. Per combattere doverosamente l’inflazione - questo insegnamento riguarda anche l’Unione europea e la Bce - non si può non tenere d’occhio gli effetti collaterali dell’azione volta al conseguimento della stabilità monetaria senza considerare le relazioni con la stabilità finanziaria, nonché i riflessi sulla crescita.

Una stretta monetaria sempre più forte - mentre si insegue l’obiettivo del tasso del 2%, come se fosse a portata di mano e si esigesse uno sforzo finale, mentre non è così - richiama alla mente un dosaggio sempre maggiore di un antibiotico che abbatte sì la febbre, ma stronca il paziente. Il caso della Silicon Bank è illuminante, come lo sono le conseguenze per i mutuatari e per i finanziati a tasso variabile. L’insegnamento è, ovviamente, anche per i vertici di quella banca e per il modo in cui adempiono al principio universale della sana e prudente gestione, con particolare riferimento all’ascesa dei tassi i cui impatti a livello aziendale avrebbero dovuto essere messi in conto tempestivamente. Intanto, già si vocifera di una possibile attenuazione, nelle decisioni che la Fed adotterà il prossimo 22 marzo, del previsto aumento ulteriore dei tassi di 50 punti base: si ipotizzano, infatti, 25 punti. Vedremo come deciderà il Direttivo della Bce che si riunirà giovedì 16 avendo comunque programmato un innalzamento di 50 punti base, mentre i falchi vorrebbero prestabilire nuovi incrementi per i mesi successivi. La lezione che viene d’Oltreoceano è innegabile e si spera venga recepita. Riguarda anche la necessità che l’Unione si doti di un’assicurazione europea dei depositi che costituisce uno dei pilastri del progetto di Unione bancaria; oppure che si prenda atto dell’impossibilità di arrivare a tanto e se ne traggano le conseguenze. Il rinvio delle decisioni, diceva Guido Carli, è peggiore di una decisione sbagliata.
 

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