Dunque l’anno, inteso come anno scolastico (ma per come lo intende gran parte del sentire comune, scandito sulle vicende di figli e nipoti, il vero inizio di un nuovo anno dopo la pausa estiva) è cominciato bene, contro tutte previsioni dei catastrofisti di vario colore. Niente assembramenti davanti alle scuole per controllare i green pass, niente proteste generalizzate, i presidi che testimoniano che la piattaforma fornita dal ministero per i controlli sulle vaccinazioni (o i tamponi) degli insegnanti ha funzionato. I servizi dei Tg parlano di ragazzi contenti di riprendere la loro esperienza di vita coi compagni “in presenza”, intervistano insegnanti che apprezzano di essere parte consapevole e di esempio nella lotta alla pandemia, presidi che si attrezzano senza piagnistei a gestire i problemi inevitabili in una ripartenza.
E’ un miracolo? No, è solo la testimonianza che questo Paese, se vuole, ha i mezzi per gestire anche le emergenze complicate. Senza Dpcm particolari, forzature e quant’altro, il Ministero della Pubblica Istruzione ha coperto le cattedre vacanti fin dall’inizio, quello dei Trasporti è intervenuto sui mezzi pubblici, quello della Sanità è riuscito a portare, oltre a più del 90% degli insegnanti, anche un gran numero di studenti ai punti di vaccinazione.
Tutto perfetto? Non sarebbe di questo mondo, ma tutto molto, molto meglio del previsto e molto confortante. Segno che il governo e le sue articolazioni, le Regioni, i Comuni possono funzionare con la strumentazione che hanno a disposizione, basta che ci sia una “guida politica” salda e competente (è dove non c’è che sorgono i problemi gravi). Ma bisogna aggiungerci, altrimenti non si capisce davvero quel che è successo, che il buon funzionamento è stato aiutato dalla cooperazione della grande maggioranza dei cittadini.
Anche questo è un cambiamento che si percepiva proprio in quest’ultima fase.
Ci si sarà accorti che anche molti “recettori” del clima dell’opinione pubblica se ne sono resi conto. Iniziano a registrare il risentimento e la scocciatura della gente verso gli spazi d’attenzione che, giusto per fare audience, sono stati dati a chi voleva fare l’alternativo a tutti i costi. Seguono la saggezza di Mattarella e di tanti altri meno autorevoli che ricordano che prima degli egoismi personali (e delle impuntature di partito) viene il dovere di essere solidali col destino del popolo a cui si appartiene.
Ripetiamo: non si tratta di elevare peana acritici al cosiddetto “potere”. Si tratta di prendere nota che siamo un Paese che ha gli strumenti per gestire le sue difficoltà, e se non li usa siamo legittimati a rinfacciarlo ai responsabili della cosa pubblica, ma se vengono utilizzati abbiamo altrettanto il dovere di riconoscerlo spronandoli a continuare su quella strada. E’ importante, perché a noi tutti servirà molto di qui in avanti che si proceda con decisione in quel cammino.
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