Il successo parigino della maxiband italiana che suona per hobby

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Sabato 21 Maggio 2022, 00:03

Sabato sera, Parigi, Stade de France. Cinquantamila francesi, famiglie, bambini, giovani e meno giovani rocker, cantanoe ballano sulle note di “Born to be wild” eseguita da mille (anzi mille e ottantotto) musicisti che nella vita fanno tutt’altro: i parrucchieri o gli amministratori delegati, i professori o i disoccupati. 


È “Rockin1000” e a far ballare, cantare, suonare tutta questa gente è una banda di 30/40enni italiani guidati da Fabio Zaffagnini. Sì, proprio lui, il ricercatore del Cnr, il “matto di Cesena” che sette anni fa riuscì a portare nella sua Romagna i Foo Fighters proprio perché li fece suonare insieme a mille e davvero mille musicisti.
Zaffagnini e la sua squadra, tre ragazze tra i 35 e i 40 e due un po’ più che quarantenni, costituiscono la prova provata di quel che si dice sempre degli italiani: creativi, flessibili, capaci di risolvere problemi. Ma se sabato sera sono arrivati allo Stade de France e prima ancora alla Commerzbank Arena di Francoforte o a New York è perché li anima un carattere che è l’esatto contrario dello spirito col quale i genitori italiani (o gli adulti italiani) fanno crescere i ragazzi, soffocati nella selva del «non fare il passo più lungo della gamba», «attento a non sbagliare», «lavora con tuo cugino che lo conosci da una vita». Zaffagnini e i suoi hanno fatto passi molto più lunghi di tutte le loro gambe. Però eccoli qui, a Parigi, a far ballare e cantare cinquantamila francesi e far suonare mille tra brasiliani, filippini e tedeschi.


«Quando siamo partiti, nel 2014, non l’abbiamo fatto nella logica “lavoro con il mio compagno di scuola”. Non siamo andati a cercare su Google le competenze. Siamo un gruppo di amici, ma prima di tutto di persone con le competenze necessarie», racconta Zaffagnini, geologo marino diventato ormai Ceo di Rockin1000.
Le risorse erano poche ma l’idea era buona: far esibire in uno stadio, davanti a migliaia di persone e insieme a grandi professionisti della musica, persone che nella vita lavorano in banca o in fabbrica, fanno i ristoratori o gli studenti. E bisognava vedere la felicità di quelle facce, sabato sera, mentre suonavano la batteria o il basso o cantavano con le cuffie in testa sul prato dello Stade de France e i loro visi passavano sui maxischermi.

Sugli spalti giovani madri e nostalgici sessantenni si sgolavano con David Bowie “Can you hear me major Tom?”, o “Paradise City” dei Guns.


L’idea era buona e “la più grande rock band del mondo” stava andando forte nel 2019, Zaffagnini la stava esportando un po’ ovunque e poi, anche per loro, è arrivata la botta, la pandemia. «Fermi per due anni, ma li abbiamo usati per ristrutturarci e per programmare il futuro. Perché gli italiani sono creativi e flessibili, ma proprio perché sanno di saper risolvere i problemi anche all’ultimo minuto, faticano a pianificare».
Invece gli italiani della band Zaffagnini pianificano, programmano. Per un concerto come quello di Parigi c’è il lavoro di centinaia di persone. I musicisti che si iscrivono a Rockin1000 arrivano da 25 Paesi e da quattro continenti, senza pagare alcuna tassa di iscrizione ma naturalmente provvedendo da soli a viaggio e alloggio. Trecentonove musiciste, quasi il 30% di donne sul totale inclusa una giovane chitarrista Ucraina.
E all’Ucraina, a metà concerto, va il messaggio di Zaffagnini, in ideale collegamento con Torino dove negli stessi momenti a Eurovision, si celebra la vittoria degli artisti ucraini. Invece qui, allo Stade de France, in cinquantamila cantano a squarciagola con Mathieu Chadid, rockstar parigina amatissima. Chissà se lo sanno, i francesi, che è merito di “Les italiens” se per una sera sono stati anche loro parte della più grande rock band del mondo.

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