Riccardo Sessa

Nato, tempi maturi per un Segretario italiano

di Riccardo Sessa
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Martedì 5 Luglio 2022, 00:48

Il recente vertice a Madrid dell’Alleanza Atlantica è stato un successo per la solidarietà che ne è uscita, non più quella atlantica - nozione ormai del secolo scorso – né solo quella occidentale, quanto quella di una nuova solidarietà internazionale. Gli obiettivi di una riunione che solo un anno fa era considerata piena di interrogativi sono stati conseguiti e addirittura rafforzati grazie all’emergenza di un’attualità che ha ricompattato tutto e tutti. Diceva Mao Tse-tung, che «grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente». In effetti, un’alleanza che vivacchiava stentando a rinnovarsi, da ultimo con la presidenza Trump durante la quale gli Usa avevano rinunciato al loro tradizionale ruolo di guida, si è miracolosamente rinvigorita rafforzandosi nei contenuti, nelle prospettive, nella composizione e nella missione. Questo è il significato politico delle decisioni adottate a Madrid, sicuramente le più importanti da parte dell’Alleanza dalla fine della Guerra Fredda.

Significativi anche l’atmosfera che si è creata tra vecchi e nuovi alleati, gli scenari che sono stati prefigurati e i nuovi e più ampi orizzonti geografici. Esaminiamo i principali risultati. Abbiamo già detto della nuova solidarietà internazionale. E’ un fatto importante, da non sottovalutare. È vero che le alleanze di questo tipo, con un’organizzazione militare senza precedenti, necessitano di un nemico dichiarato, ma a Madrid è giunto al capolinea un percorso di intense consultazioni e iniziative diplomatiche internazionali a geometrie variabili e nazionali. Il primo elemento di successo è stata la riconferma del sostegno all’Ucraina accompagnato da un pacchetto di misure definite “non letali” finalizzate alla formazione e all’addestramento delle forze, non trascurando un consistente aumento degli effettivi a disposizione della Forza di Reazione Rapida. Un’Ucraina, la cui marcia di avvicinamento alla grande famiglia atlantica ed europea procedeva prima con alti e bassi, non solo per le perplessità tra alcuni alleati, ma anche per indecisioni domestiche, di cui oggi invece nessuno mette più in discussione l’adesione alla Nato e all’Unione Europea.

Sarà compito dei governi e dei funzionari trovare i modi per risolvere i tanti aspetti tecnici derivanti da una velocità mai immaginata per le lunghe e complesse procedure di adesione. Qui mettiamo in evidenza il dato politico: se l’obiettivo di Putin era di impedire che l’Ucraina aderisse alla Nato, quell’obiettivo è stato pienamente raggiunto. Questo ci porta a sottolineare un altro aspetto importante del Vertice, l’allargamento, oltre all’Ucraina, alla Finlandia e la Svezia, reso possibile dopo che la Turchia ha rimosso le proprie obiezioni a seguito degli impegni formalmente assunti dai due candidati nella lotta contro certe organizzazioni terroristiche. Non è difficile capire per quali motivi due Stati neutrali, anche se da tempo associati ad esercitazioni Nato, abbiano deciso di aderire all’Alleanza Atlantica, e di nuovo anche qui Putin deve prendersela solo con sé stesso. Ad altri Paesi (la Georgia e la Moldovia) la porta è stata lasciata aperta, ma il segnale a Mosca è arrivato forte e chiaro. Un altro elemento importante del Vertice è l’allargamento della base geografica dell’Alleanza ad aree di interesse per collaborazioni contro minacce comuni lungo due direttrici: a sud, il Mediterraneo ed il Medio Oriente, e nel lontano Oriente l’Indo-Pacifico (Giappone, Australia, Corea del Sud e Nuova Zelanda). L’estensione dell’area di interesse e di competenza dell’Alleanza è un processo che al Quartier Generale di Bruxelles per quanto riguarda il Mediterraneo era stato avviato già una quindicina di anni fa, grazie anche ad una decisa azione italiana.

A Madrid è stato formalizzato sotto la spinta della guerra con l’inserimento formale dell’Indo-Pacifico, caro agli americani, di cui si era già parlato l’anno scorso a Bruxelles in funzione di contenimento della Cina. Tutto il Vertice aveva come obiettivo di mantenere alta la pressione militare, delle sanzioni e diplomatica nei confronti della Russia, non soltanto per costringere Putin ad entrare nella logica di avviare un negoziato, ma anche come mezzo concreto per ribadire a Zelensky e agli ucraini che non sono soli. A Madrid nei vari documenti ufficiali e nelle dichiarazioni si è parlato molto di pace, da perseguire in tutti i modi e quindi anche attraverso il rafforzamento dello strumento alleato.

E proprio pensando alla pace, ai tanti innocenti che ancora continuano a morire per un’invasione ed una guerra ingiusta di cui purtroppo non è facile prevedere la fine, dobbiamo avere l’onestà di riconoscere a chi va il merito di quanto deciso a Madrid. Colui che più di altri ha contribuito a questa nuova Nato, a questo raggruppamento di Stati, di mezzi e di forze mai visto prima ha un nome e un cognome: Vladimir Vladimirovic Putin. Senza di lui il Vertice di Madrid sarebbe passato alla Storia per la sola approvazione del nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza per il prossimo decennio, 49 paragrafi che costituiscono la “bibbia” e la missione dell’Alleanza, argomento di cui è facile immaginare la presa sulle opinioni pubbliche. Poche finali osservazioni. La Turchia è entrata a Madrid avendo rafforzato la propria posizione e ne è uscita ancora più rafforzata, non tanto all’interno dell’Alleanza, dove per anni insieme a noi era il guardiano del cosiddetto “fianco sud”, quanto sul piano internazionale. Non solo per aver consentito l’adesione di Finlandia e Svezia, ma anche per il ruolo svolto – e che dovrà continuare a svolgere – sulla Russia e per gli interessi che ha in altri teatri, alcuni dei quali a noi vicini. E’ un interlocutore con il quale l’Italia ha un forte interesse a trovare le più opportune ragioni per rafforzare un dialogo che non prescinda tuttavia da sensibilità internazionalmente riconosciute.

Il Vertice intergovernativo Italia-Turchia che si apre oggi a Ankara, dopo ben dieci anni dall’ultimo, non poteva essere più tempestivo tante sono le situazioni di comune interesse, dall’Ucraina alla Libia passando per i corridoi per il grano e i rapporti economici. A Madrid si è parlato anche molto di Cina, uno dei due convitati di pietra della riunione, affrontata in termini di contenimento, come abbiamo detto, nel riconoscimento comunque di una sfida e di una minaccia. Noi continuiamo a sostenere che l’obiettivo europeo, prima che occidentale, sia di trovare le modalità più opportune per convincere i cinesi che i loro interessi non coincidono con quelli della Russia, e l’Italia, lo abbiamo sostenuto a più riprese, può svolgere un ruolo importante al riguardo. A Madrid, infine, non si è parlato del prossimo Segretario generale della Nato, poiché l’attuale è stato prolungato di un anno. L’Italia vigili attentamente affinché l’entusiasmo alleato nei confronti del nord dell’Europa non porti ancora una volta, quando si tratterà di decidere, ad un altro Segretario Generale proveniente da quell’area geografica. Se è vero, come è vero, che anche il Mediterraneo e il Medio Oriente sono fondamentali per la sicurezza dell’Alleanza, l’Italia, quinto contributore al bilancio dell’Alleanza, ha tutte le ragioni per candidarsi a esprimere il nuovo Segretario Generale.

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