Enrico Vanzina
Enrico Vanzina

La mascherina? Bello toglierla, ma non per tutti

di Enrico Vanzina
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Giovedì 24 Giugno 2021, 01:41

Ci siamo, il Ministro Speranza ha firmato, la data è fissata: il 28 giugno potremo finalmente vivere all’aperto senza l’obbligo delle mascherine. Con cautela, raccomanda la politica, tenendole sempre in tasca, pronti a rimetterle davanti a naso e bocca nel caso ci trovassimo su qualche mezzo pubblico, al chiuso di qualche locale e, all’aperto, in situazioni di assembramento. Ma, a parte queste limitazioni, il mondo esterno, le strade, i parchi, la campagna, la montagna, il mare, tornano ad essere zona franca dove sarà possibile respirare a pieni polmoni senza più filtri protettivi. Un passo avanti decisivo, una conquista che fino a pochi mesi fa sembrava irraggiungibile. Una svolta storica nella dolorosa e atroce storia del virus che, un anno e mezzo fa, ha modificato radicalmente le nostre abitudini di vita.

Questa gioia immensa, però, è mitigata da qualche sentimento contrastante che già fa capolino nella testa di molti. Me compreso. Lunedì io uscirò fieramente di casa a viso scoperto. Ma non totalmente convinto che questo “libera tutti” sia qualcosa di definitivamente salvifico. Nei lunghi mesi di convivenza con le mascherine chirurgiche, quelle Ffp2, Ffp3, quelle azzurre, quelle cinesi, quelle tarocche, quelle bianche, quelle troppo strette, quelle in plastica tipo schermo, quelle trendy usate dalle signore vezzose, quelle con i colori della squadra di calcio, quelle tricolori, insomma tutta la gamma di protezioni immesse sul mercato della protezione, io mi sono abituato alla mascherina. Colpito da una sorta di sindrome di Stoccolma, quell’oggetto di tortura è diventato in qualche modo la mia copertina di Linus. E non sarà facile farne a meno.

Certo, quante volte l’ho maledetta, soprattutto nei lunghi viaggi in treno, o al cinema, con il respiro che diventava pesante, eppure l’ho anche apprezzata quando ho capito che, oltre alla protezione anti Covid, quel pezzo di stoffa mi aveva salvato dall’influenza stagionale, dal raffreddore, da vari piccoli fastidi i quali, negli anni precedenti, mi assalivano a raffica soprattutto in inverno.

Adesso senza la mascherina che mi succederà? Ebbene sì, pur odiandola, la mascherina mi dava una certa sicurezza. E temo che continuerà a darmela anche adesso che potrei farne a meno. Le notizie sulle varianti, il ritorno di situazioni critiche di contagio in altri Paesi mi fanno temere che la guerra non sia definitivamente finita. Ho dei dubbi. Alimentati dai dubbi degli stessi scienziati i quali, negli ultimi giorni, hanno creato il caos con una informazione cervellotica sui richiami dei vaccini e sulle strategie per le seconde dosi. Io, sarò fifone, ma ancora ho timore. E la mascherina è uno strumento che continuerò ad usare, forse per pignola precauzione, ma lo farò. Insomma, non solo la terrò in tasca, ma penso che la metterò ancora spesso.

Anni fa, in tempi non sospetti, quando vedevo in giro per Roma molti turisti orientali che deambulavano con le mascherine, ridevo e li prendevo in giro. Temo che nei prossimi mesi, se non anni, quel “ballo in maschera” nelle città straniere sarà ballato anche da noi italiani. Probabilmente anche da me. Oltretutto potrà servirmi a non farmi riconoscere per strada da quelli che vogliono un selfie insieme a un “grande romanista” o “all’autore di Febbre da Cavallo”. Perché la mascherina è il vero garante della privacy. 

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