Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Oltre la Manovra/Le sanatorie e i segnali del governo agli evasori

di Angelo De Mattia
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Lunedì 21 Novembre 2022, 01:15 - Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 00:17

La legge di Bilancio quest’anno più che mai si configura come di transizione, per la ristrettezza dei tempi nella sua predisposizione, la limitatezza delle risorse, le problematiche europee riguardanti in particolare il prezzo del gas, la cui soluzione per tempo avrebbe aiutato una diversa manovra mentre incombe ancora quella che viene ormai chiamata “policrisi” (impatti della guerra in Ucraina, inflazione, il dopo pandemia, contrasti geopolitici). 
È una manovra che oggettivamente non può essere considerata la carta d’identità dell’intera maggioranza di destra-centro, perché di questa fornisce solo alcuni elementi identitari. Occorrerà attendere altre prove per un quadro d’insieme unanimemente condiviso.


Per il momento è confermato che due terzi circa delle misure proposte dal governo, per un ammontare complessivo della manovra di 30-33 miliardi, che oggi conosceremo nella veste definitiva, riguardano gli interventi ineludibili contro i rincari dell’energia. Il restante terzo è costituito da un insieme di misure che prevalentemente riflettono “bandierine” dei partiti che compongono la maggioranza.


Non sono nel complesso misure forzate. Riguardano in particolare, nel dare e nell’avere, il cuneo fiscale, le pensioni, la flat tax, una circoscritta tregua fiscale, il reddito di cittadinanza, gli extra-profitti delle società energetiche, i limiti all’uso del contante e, da ultimo, la tassa sui giochi. Pur conoscendo la storia delle leggi di Bilancio e la spinta che deriva dalla componente “bandierine”, ci si deve chiedere se invece non sia ancora possibile, per ragioni di efficacia e di chiarezza strategica, una loro concentrazione, assumendo come linee-guida il lavoro, l’impresa, i redditi bassi e la povertà.


Nel contempo bisognerebbe predisporre, ad eccezione delle decisioni improcrastinabili, un programma impegnativo per il governo sulle altre misure prevalentemente collegate a interventi di struttura, quali quelli fiscali o, per esempio, concernenti il reddito di cittadinanza, raccordando tali interventi con quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza.


Intanto, pur non sottovalutando la scelta di legare l’impiego eventuale di maggiori risorse a interventi all’interno dello stesso settore, senza aumentare il livello del deficit previsto e pur avendo presente il significato del successo del recente collocamento del Btp Italia - che da un lato stimola una particolare soddisfazione, ma dall’altro vincola a una condotta coerente del Tesoro - ci si deve chiedere se, avendo presente la sospensione del Patto di stabilità che ovviamente non significa “liberi tutti”, non si poteva prevedere un livello di deficit, certamente calibrato, ma più adeguato alle necessità.


In ogni modo, a fronte per esempio dell’auspicabile decisione per un più consistente aumento dello stanziamento progettato per il taglio del cuneo fiscale, si potrebbe introdurre una tassazione superiore al programmato 33% degli extra-profitti delle imprese dell’energia, modificando la relativa norma di legge per adeguarla ai criteri a suo tempo esposti dalla Consulta nella sentenza del 2015 sulla “Robin tax”, che avrebbero reso quest’ultima costituzionalmente legittima se fossero stati adottati. 


Stupisce che di essi non si sia tenuto conto dal governo Draghi, pur essendo stata relatrice di quella pronuncia l’allora giudice costituzionale Marta Cartabia, poi ministro della Giustizia nel cessato governo.

In ogni caso, il tema delle coperture ha bisogno di una trattazione organica, a sé stante e, pur con le articolazioni di cui si è detto, non può non rispondere a una logica unitaria.


Poiché l’iter di formazione della manovra di bilancio può comportare anche interventi “de damno vitando”, è apprezzabile che sia stata espunta, per un intervento diretto del premier Giorgia Meloni, la “voluntary disclosure” per l’emersione di capitali nascosti al fisco. È da metà degli anni ‘70 del Novecento che i condoni per i rimpatri dei capitali si susseguono con alcune varianti e con l’aggiunta, poi subito smentita, che è l’ultima volta della loro approvazione.


È bene precisare che le sanatorie indeboliscono la fiducia nella certezza del diritto, creano disparità tra i cittadini e influiscono sul gettito perché negli anni successivi l’attesa di un nuovo ormai immancabile condono, incita a non fare emergere i capitali nascosti. 


Lo stop dato al progetto della “voluntary”, se sarà confermato, potrebbe essere, questa sì, una valida bandierina: naturalmente a condizione che si irrobustiscano le azioni anti-evasione per l’emersione e si rafforzino le misure anti-riciclaggio riguardanti i soggetti tenuti alle segnalazioni di operazioni sospette. 
In definitiva, pur con i tempi serrati e con la probabile vera discussione della proposta di legge di Bilancio in un solo ramo del Parlamento, sarebbe importante da parte del governo un’apertura ampia al dibattito e agli apporti non solo politici, ma anche dei principali soggetti sociali in una situazione che, per le crisi accennate, mantiene ancora molti aspetti dello “stato di eccezione”.

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