Giovanni Malagò

I romani e l'immagine della città/ Le piccole azioni quotidiane che fanno bene alla Capitale

di Giovanni Malagò
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Domenica 15 Maggio 2022, 00:10

L’appello lanciato dalle colonne di questo giornale, attraverso l’appassionato intervento di Clemente Mimun, ripreso anche da Enrico Vanzina – due romani doc, due grandi amici -, non può certamente lasciare indifferente chi è legato alla città da un forte senso di appartenenza. Mi sento coinvolto in questa nobile campagna civica che nasconde un orgoglio mai celato e neanche offuscato, nel tempo, dal malinconico, progressivo deterioramento delle condizioni generali della “nostra” Roma. 
La consapevolezza di non poter rimanere inerti al cospetto di questa situazione deve inevitabilmente innescare un meccanismo virtuoso, un risveglio collettivo delle coscienze, un’assunzione di responsabilità che non può essere demandata all’infinito provando ad ascrivere ad altri ciò che ognuno di noi ha il dovere di mettere a disposizione per restituire alla Capitale il ruolo preminente che merita, senza lucrare intellettualmente sull’iconica, immortale bellezza che le ha conferito la storia.
Giro il mondo fiero di essere italiano e romano e ci tengo a scendere in campo, perché da sempre sostenitore e primo tifoso dell’ordine e del decoro, requisiti che ritengo essenziali, così come amante dell’organizzazione e del “bello”. Da tutta la vita mi impegno in modo spontaneo a trasferire il concetto nelle piccole azioni quotidiane, con la certezza che sia fondamentale garantire uno sforzo comune per sottrarre ogni tipo di alibi a chi gestisce il servizio pubblico. 
Mi piace ricordare un episodio capace di certificare l’impegno da “civil servant” nella direzione appena enunciata, che risale al periodo in cui ero Presidente del Circolo Canottieri Aniene: la restituzione alla città della fontana dell’Acqua Acetosa, un luogo simbolico che versava da decenni in condizioni incresciose, ristrutturato con un significativo investimento da parte del Circolo grazie alla fondamentale collaborazione di Bnl, Maire Tecnimont e Acea. Un dono per Roma a costo zero per la cittadinanza, il senso di un’operosità che deve vederci tutti in prima linea in base alla vocazione e alle possibilità. Per questo mi piacerebbe poter pianificare un intervento analogo anche per un’area verde, e penso a Villa Glori per ragioni affettive legate al quartiere, non dimenticando la riqualificazione delle banchine del Tevere, sfida che – basti vedere le stesse aree del Circolo - ho sostenuto negli anni, per far tornare a splendere il fiume. 
Last but non least, direbbero gli anglosassoni, oggi racconteremmo una storia diversa se il progetto di riportare i Giochi Olimpici nella Capitale non fosse rimasta un’ambizione sgretolata dalla miopia che ha impedito di trasformarla in realtà, con tutte le benefiche ricadute che avrebbe comportato, partendo dagli interventi previsti a Tor Vergata e a Saxa Rubra, passando per la sistemazione degli stadi e un rinnovato tessuto viario. Roma 2024 era una candidatura granitica che si è trasformata in un rimpianto enorme, in una ferita rimarginata ma ancora fin troppo evidente. 
Per chi, come me, ama lo sport e la sua città in modo viscerale, sarebbe stata la sublimazione di un sogno, da non leggere come concessione di favore ma come affermazione favorita dal connubio tra i cinque cerchi e quel fascino universalmente riconosciuto che è un biglietto da visita inimitabile. Quella grande bellezza che dobbiamo tornare a fa risplendere, ostentando l’orgoglio di essere romani. 
Complimenti a Il Messaggero per questa iniziativa strepitosa più che mai d’attualità.

Ora spetta a noi farla diventare concreta e vincente. E, quanto a me, sempre dalla stessa parte mi troverete. Dalla parte della gente di Roma. 

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