Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

​L’occasione da cogliere per costruire il motore Ue

di Angelo De Mattia
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Venerdì 9 Giugno 2023, 00:08

È auspicabile che, dopo gli incontri di ieri del Cancelliere Scholz, prima con la premier Meloni, poi con il Presidente Mattarella, i rapporti tra Italia e Germania avviino, nel contesto dell’Unione, una nuova, più avanzata fase, intensificando, come è stato detto, il dialogo bilaterale. Non è più il “motore” dell’Europa, trovandosi ora in una condizione non delle migliori tra recessione tecnica e stagnazione, tuttavia la Germania resta fondamentale - insieme con la Francia - per la stabilità e il progresso dell’Unione; considera l’ltalia, come ha detto Scholz, un Paese amico affidabile con cui avere eccellenti rapporti. Al “duo” citato non può non essere affiancato l’altro fondamentale Stato fondatore, l’Italia, che dei partner ha bisogno così come questi hanno bisogno del nostro Paese. Sarebbe poco preveggente se oggi, in presenza della recessione tedesca - che comunque sopravviene su indicatori economici ben più avanzati dei nostri - indulgessimo allo “schadenfreude”, alla gioia per le disavventure altrui. E’ vero: i comportamenti tenuti in occasioni fondamentali suscitano critiche fondate. 

Si pensi all’influenza tedesca esercitata sulla “Troika” (Commissione Ue, Fondo monetario e Bce) per gestire la crisi della Grecia, favorevole alle banche tedesche, che ha riscosso a poco a poco una riprovazione quasi unanime, finanche dell’allora presidente Jean-Claude Juncker o, in generale, al rigorismo esasperato, il “rigor mortis” da imporre alle politiche di bilancio, alle resistenze a investire il proprio surplus dei conti con l’estero contribuendo così a creare in passato deflazione, per non dire dell’influenza esercitata perché questa resistenza venisse ritenuta dal Fiscal compact passibile solo di una mera raccomandazione della Commissione Ue, mentre per l’inosservanza degli altri criteri scattassero le sanzioni o per non tacere degli ostacoli frapposti all’istituzione della garanzia europea dei depositi, uno dei pilastri dell’Unione bancaria, nonché del mantenimento di un regime particolare di un settore del sistema creditizio tedesco, sottoposto a una Vigilanza dimidiata.

Oggi, però, pur ricordando comportamenti da egemone dietro le quinte, bisogna guardare al futuro, mentre è in discussione la riforma del Patto di stabilità, per la quale la Germania vorrebbe regole certe e sembrerebbe escludere ipotesi di flessibilità che, invece, l’Italia non disdegna insieme con un’auspicabile introduzione della “golden rule” per gli investimenti e delle spese per sostenere l’Ucraina. Si pone, altresì, il problema del possibile superamento del diritto di veto a livello europeo e continua ad essere presente l’esigenza di mettere in comune, sia pure in maniera circoscritta, debiti e/o rischi. Guardando all’Unione, interessa alla Germania una visione meno restrittiva degli “aiuti di Stato”, avendo più risorse da impiegare, per esempio, rispetto all’Italia, mentre a noi sta a cuore un percorso sostanzialmente corretto, ma privo di formalismi e di rigidità, per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La Germania resta il principale mercato per le esportazioni italiane e la sua posizione sull’impossibilità di escludere la Cina dal commercio mondiale è certamente condivisibile. Occorrerà comunque, ricercare un bilanciamento tra tutti questi indirizzi, a volte divaricanti. E’ in via di definizione un “ Piano d’azione” italo-tedesco che prevede una collaborazione in cinque campi strategici. Si affianca al Trattato del Quirinale con la Francia. L’auspicio è che i “tre fondatori” possano diventare, con i diversi ruoli e valorizzando il principio di sussidiarietà, il nuovo “motore” dell’Unione. 

Per tutti saranno necessarie revisioni di politiche interne e internazionali; bisognerà comunque aprirsi a più ampie condivisioni. Ma è una scelta obbligata nell’interesse dell’Europa e dei singoli Stati, anche per fronteggiare le sfide della transizione ambientale e digitale. Se l’avanzamento dell’integrazione - di cui è parte l’attuazione del principio di sussidiarietà - si registra soprattutto nelle difficoltà, come sosteneva Jean Monnet, questo è il momento più adatto.

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