È auspicabile che, dopo gli incontri di ieri del Cancelliere Scholz, prima con la premier Meloni, poi con il Presidente Mattarella, i rapporti tra Italia e Germania avviino, nel contesto dell’Unione, una nuova, più avanzata fase, intensificando, come è stato detto, il dialogo bilaterale. Non è più il “motore” dell’Europa, trovandosi ora in una condizione non delle migliori tra recessione tecnica e stagnazione, tuttavia la Germania resta fondamentale - insieme con la Francia - per la stabilità e il progresso dell’Unione; considera l’ltalia, come ha detto Scholz, un Paese amico affidabile con cui avere eccellenti rapporti. Al “duo” citato non può non essere affiancato l’altro fondamentale Stato fondatore, l’Italia, che dei partner ha bisogno così come questi hanno bisogno del nostro Paese. Sarebbe poco preveggente se oggi, in presenza della recessione tedesca - che comunque sopravviene su indicatori economici ben più avanzati dei nostri - indulgessimo allo “schadenfreude”, alla gioia per le disavventure altrui. E’ vero: i comportamenti tenuti in occasioni fondamentali suscitano critiche fondate.
Si pensi all’influenza tedesca esercitata sulla “Troika” (Commissione Ue, Fondo monetario e Bce) per gestire la crisi della Grecia, favorevole alle banche tedesche, che ha riscosso a poco a poco una riprovazione quasi unanime, finanche dell’allora presidente Jean-Claude Juncker o, in generale, al rigorismo esasperato, il “rigor mortis” da imporre alle politiche di bilancio, alle resistenze a investire il proprio surplus dei conti con l’estero contribuendo così a creare in passato deflazione, per non dire dell’influenza esercitata perché questa resistenza venisse ritenuta dal Fiscal compact passibile solo di una mera raccomandazione della Commissione Ue, mentre per l’inosservanza degli altri criteri scattassero le sanzioni o per non tacere degli ostacoli frapposti all’istituzione della garanzia europea dei depositi, uno dei pilastri dell’Unione bancaria, nonché del mantenimento di un regime particolare di un settore del sistema creditizio tedesco, sottoposto a una Vigilanza dimidiata.
Per tutti saranno necessarie revisioni di politiche interne e internazionali; bisognerà comunque aprirsi a più ampie condivisioni. Ma è una scelta obbligata nell’interesse dell’Europa e dei singoli Stati, anche per fronteggiare le sfide della transizione ambientale e digitale. Se l’avanzamento dell’integrazione - di cui è parte l’attuazione del principio di sussidiarietà - si registra soprattutto nelle difficoltà, come sosteneva Jean Monnet, questo è il momento più adatto.
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