Luca Diotallevi
Luca Diotallevi

Bugie fuorvianti/ La guerra e i limiti della società civile

di Luca Diotallevi
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Mercoledì 11 Gennaio 2023, 00:11

Il 2022 ha lasciato al 2023 molte eredità pesanti. Per noi europei la più pesante di tutte è la coscienza che la guerra resta una realtà. Non che in precedenza le guerre non ci fossero (Yemen, Siria, Afghanistan, ecc.), ma erano distanti quanto basta per essere ignorate dai più. Al contrario, l’aggressione della Russia all’Ucraina ha scosso anche i più distratti. È riuscita a scuotere le coscienze anche dei più assopiti, magari passando dalle tasche invece che dal cervello.


Il peso già enorme di questa eredità – la orrenda realtà della guerra – è stato aggravato da tre bugie diffuse senza risparmio e senza ritegno con l’effetto di riassopire coscienze appena destatesi. Prima bugia: «la guerra è una follia». Spacciare la guerra per una follia non libera affatto dalla guerra. Piuttosto offre agli aggressori un bel paravento dietro al quale nascondere le proprie colpe e persino il proprio nome. Alla fin fine, infatti, il folle non è mai responsabile degli atti che compie. Semmai la colpa di quegli atti è di chi ha provocato il folle. La guerra è una cosa orrenda, ma non è affatto una cosa folle. 


In determinate condizioni, per chi la comincia la guerra è un modo assolutamente razionale per ottenere degli scopi. Un modo malvagio per ottenere scopi spregevoli con costi tremendi, certamente, ciò non di meno un modo conveniente. Se davvero si vuole contrastare il ricorso alla guerra, occorre comprendere le ragioni che la muovono e le circostanze che la rendono conveniente e poi smontare quelle ragioni e sventare quelle circostanze. Dichiararla folle non crea alternative alla guerra e fornisce alibi a chi la comincia.


Seconda bugia: «È possibile eliminare la guerra dall’orizzonte della storia umana». Purtroppo non ci sono ragioni storiche per affermare che la guerra possa essere cancellata: perché mai, altrimenti, non si riesce a ricordare un’epoca storica priva di guerre? Neppure ci sono ragioni teoretiche per affermare che la guerra possa essere definitivamente cancellata dall’orizzonte dalla storia. La guerra è espressione collettiva del male che abita l’essere umano. Mentre il pensiero critico invita a lottare senza sosta contro il male che ci abita e ci tenta, al contrario è proprio delle ideologie totalitarie promettere di realizzare “qui ed ora” la pace attraverso la costruzione di un uomo “nuovo” e dunque buono (si tratta però delle stesse ideologie che con questa scusa autorizzano pochi alla violenza su molti in nome della verità che pretendono di possedere in via esclusiva).
Meno che mai è il cristianesimo a promettere di cancellare la guerra, il male e la lotta prima dell’Ultimo Giorno. Anzi esso insegna che già la mera promessa di realizzare la pace perfetta “qui ed ora” è espressione demoniaca. Per mettere in bocca al Vangelo la promessa della pace “qui ed ora” occorre prima anestetizzarlo e trasformarlo in un’utopia.


Si dirà: ma non è forse il Vangelo che invita a porgere l’altra guancia? Certamente. Quello evangelico, però, è un invito a superare la legge del taglione (“occhio per occhio, dente per dente”) e a porgere tu – non altri – anche l’altra guancia – tua non di altri – a chi ingiustamente ha percosso te – non altri –. Il Vangelo non invita mai a lasciare che un violento faccia ciò che vuole della vita e dei diritti di un innocente. Al contrario, il Vangelo indica e il magistero della Chiesa cattolica fedelmente prescrive e accuratamente declina (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica nn.2307-2317) il dovere di difendere la vita ed i diritti dell’innocente aggredito. 
La terza bugia – seminata a piene mani in questi mesi – è dunque quella che ci distrae dalle ingiustizie e che ci trasforma in spettatori (magari in lacrime) di chi strazia corpi e calpesta diritti. È la bugia che confonde le relazioni tra prima e terza persona con le relazioni tra prima e seconda persona (io-tu).

La terza bugia nasconde le specificità ed il valore di quella che Benedetto XVI chiamava la via istituzionale alla carità (cfr. Caritas in veritate n.7). Senza smascherare queste tre bugie non possiamo contrastare efficacemente il ricorso alla guerra, disattivarne le ragioni ed attrezzarci per far venir meno le circostanze che per gli aggressori rendono la guerra una soluzione conveniente.


La guerra cessa di essere conveniente quando un potenziale aggressore si rende conto che ci sono poteri politici (anche) militarmente abbastanza forti da togliergli ogni illusione di poter schiacciare impunemente le vite ed i diritti di comunità umane più deboli. Difendere l’Ucraina oggi – come avremmo già dovuto fare nel 2014 – significa anche rendere un po’ meno probabile una aggressione militare cinese a Taiwan domani. La guerra diventa poi ancor meno conveniente quando ad una credibile superiorità militare le società libere aggiungono l’offerta (anche a coloro che potrebbero sempre tornare a preferire la guerra) di istituzioni internazionali e di partnership fondate su diritti difesi in sedi credibili e sostenuti dalla minaccia di sanzioni adeguate per chiunque li violi.


Le società libere e l’ordine globale su di esse incentrato non sono nulla di perfetto né di innocente. Sono semplicemente la condizione storica nella quale l’abuso esterno (ed anche interno) della forza fisica è divenuto un po’ più raro ed un po’ meno impunito. Tutto qui? Tutto qui. Occorre vigilare e correggere continuamente? Certo. Le tre bugie di cui si è detto, però, non ci aiutano in alcun modo, ma ci spingono indietro e servono la causa dei violenti. Quello che ci separa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale è un periodo nel quale nel pezzo di mondo coincidente con le società libere la guerra è stata magari sfiorata, ma sempre evitata. La dominanza anche militare su scala globale della rete delle società libere ha reso le guerre un po’ meno frequenti, ha consentito il passaggio di porzioni di umanità da condizioni di minore libertà (e minore benessere) a condizioni di maggiore libertà (e maggiore benessere). Qualche volta è stata persino possibile una cosa mai vista prima: sottoporre al giudizio di un tribunale dei criminali di guerra quand’anche si trattasse di governanti giunti al potere in modo formalmente legittimo. Nato e Unione Europea sono stati i due principali pilastri politici di questa costruzione. L’Onu ne è stato un terzo pilastro politico che però senza i primi due avrebbe funzionato ancora meno di quanto ha potuto.


Questo ordine è stata la migliore approssimazione storicamente nota di un regime in grado di produrre un po’ di pace che fosse almeno un po’ anche opus iustitiae. Si può fare di meglio? Senz’altro, ma non lo si farà dando ascolto alle tre bugie. Né si farà di meglio chiamando “pace” un silenzio delle armi che serve solo a proteggere la violazione di corpi e diritti. Né si farà di meglio fantasticando di uno stop al commercio delle armi, che regalerebbe i corpi ed i diritti dei cittadini di piccole democrazie alla prepotenza delle grandi dittature, quelle che le armi se le producono in casa. In genere è inevitabile parlar male della politica ed opporre a quella le virtù della società civile. Questa volta non si può, questa volta è vero il contrario. Con chiarezza e fermezza il Quirinale (Mattarella) e Palazzo Chigi (prima Draghi e poi Meloni) hanno fatto la cosa giusta meglio e prima di tanta società civile nostrana. Né dal Quirinale né da Palazzo Chigi sono risuonate le tre bugie alla diffusione delle quali, invece, tanti intellettuali e tanti prelati si sono dedicati senza risparmio. Questa volta la politica italiana, ai suoi massimi livelli, ha contribuito a far sì che il 2022 lasciasse anche qualcosa di buono al 2023.

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