Romano Prodi
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Germania al voto/ L’eredità della Merkel per il governo che verrà

di Romano Prodi
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Domenica 12 Settembre 2021, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 00:38

Da mesi la politica europea sta col fiato sospeso in attesa dei risultati delle elezioni tedesche, pensando che potrebbero rivoluzionare il quadro politico del nostro continente.

Si tratta certamente di un passaggio di grande rilievo storico: Angela Merkel ha governato per 16 anni il più importante e popoloso Paese dell’Unione Europea, di cui è stata la leader più forte, anche in conseguenza della continuità e dell’autorevolezza della sua presenza.

La maggioranza dei tedeschi ne ha seguito e condiviso la politica, sempre fondata sui delicati equilibri fra gli interessi germanici e quelli europei. In effetti Angela Merkel è stata in grado di prendere decisioni certamente coraggiose per la prevalente opinione pubblica del suo Paese, sia nei confronti della politica migratoria sia quando, di fronte alla crisi provocata dal Covid, ha vigorosamente sostenuto una politica di solidarietà del tutto innovativa nel quadro europeo. Si possono certo ricordare anche momenti nei quali, come nel caso della gestione della grande crisi finanziaria, i suoi interessi elettorali di breve periodo hanno creato forti tensioni e momenti di rottura tra i Paesi europei. I suoi sedici anni di leadership saranno comunque ricordati con un giudizio storico largamente positivo, proprio perché Angela Merkel, anche se con movimenti spesso criticati come “millimetrici”, ha sempre dimostrato un grande intuito politico, accompagnato da una straordinaria capacità di mediazione tra i diversi interessi.

Per queste ragioni, pur avendo governato per così lungo tempo, esce di scena con un’immagine singolarmente positiva da parte della maggioranza del popolo tedesco.

Si potrebbe quindi pensare che il suo partito, la Cdu/Csu, possa godere di questa eredità e vincere facilmente le prossime elezioni. Un mese fa queste erano le previsioni, ma oggi tutto sembra essere cambiato. A quindici giorni dal confronto elettorale, le analisi demoscopiche indicano come vincitore il partito socialista. Un rovesciamento dovuto alle palesi manifestazioni di debolezza sia del candidato democristiano sia della leader dei Verdi, ma soprattutto perché una crescente parte dell’elettorato tedesco pensa che la continuità con la politica della Cancelliera sia maggiormente garantita da Olaf Scholz, il candidato socialista che, non dimentichiamolo, era vice Cancelliere e ministro del governo di coalizione presieduto da Angela Merkel. Scholz non solo appare affidabile e competente, ma si presenta con un programma che, in fondo, prosegue nella linea del governo finora in carica. 

Sostanziale continuità nella politica estera, identica prudenza nella politica finanziaria, condivisa preoccupazione per una possibile ripresa dell’inflazione e qualche passo in avanti nella politica sociale, con la proposta di aumentare il salario minimo orario da 9,6 a 12 euro all’ora e di mettere in atto una politica più coraggiosa nel campo dell’edilizia sociale.

Nei suoi lunghi anni di governo, Angela Merkel si è infatti progressivamente spostata verso sinistra ed è stata in grado di attirare il consenso di elettori socialisti. L’affidabilità e la prudenza di Scholz stanno ora riportando ai socialisti i voti in precedenza perduti.

Quando vi sono molti partiti in lizza (come oggi accade anche in Germania) arrivare primi nelle urne non significa tuttavia essere automaticamente in grado di formare il nuovo governo. Anche se probabili vincitori, i socialisti non avranno quindi vita facile a formare una coalizione vincente. Non solo non raggiungeranno il 41%, superato quando vinse Schroeder nel 1998, ma difficilmente andranno oltre il 25%. Le ipotesi di alleanze sono quindi oggi le più varie. Si parla di un possibile governo del semaforo, con la convergenza dei bianchi democristiani, dei rossi socialisti e dei verdi in quanto verdi. Ma si parla anche di una possibile alleanza fra Cdu/Csu, liberali e verdi e c’è anche chi pensa a un’improbabile ripetizione dell’alleanza fra democristiani e socialisti.

Se dessimo retta allo svolgimento della campagna elettorale, nessuna coalizione sarebbe possibile, data la durezza degli scontri fra i candidati che, ovviamente, si accusano reciprocamente di mandare in rovina il Paese.

Tutto questo succede ovunque ed è sempre successo anche in Germania, dove tuttavia mesi di trattative sono in grado di costruire un governo capace di durare per un’intera legislatura.

Vedremo quindi quali saranno le coalizioni che si potranno formare dopo il responso delle urne, ma penso proprio che i media e i commentatori politici stiano esagerando quando prospettano radicali cambiamenti nella politica tedesca. Non vi sarà nessun ruolo determinante dell’estrema destra e nessun ruolo determinante dell’estrema sinistra, anche se Scholz viene accusato di tenere un orientamento ambiguo su questo punto. 

Si può ragionevolmente pensare che, dato il prevalente orientamento dell’opinione pubblica germanica, il futuro governo tedesco proseguirà sostanzialmente la linea tracciata da Angela Merkel, che sarà anche ricordata per la sua intelligenza nell’essersi ritirata prima che diventasse opinione comune che il suo potere era durato troppo a lungo. Angela Merkel uscirà quindi dalla scena con un’immagine largamente positiva e le grandi linee della sua politica proseguiranno sostanzialmente nella stessa direzione, sia che prevalga una coalizione a guida socialista, sia che prevalga una coalizione a guida democristiana. Per ora non vi è quindi nessuna ragione di essere in ansia per i risultati delle imminenti elezioni tedesche.
 

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