Influencer contro/ Donne vs donne, il nuovo duello nell’era Meloni

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Venerdì 26 Agosto 2022, 00:04

Ci avete fatto caso? Da qualche settimana le pagine dei quotidiani, settore cronaca politica, offrono opinioni di donne, interviste a donne più o meno note, spesso firmate da donne. Che è successo? Semplice: c’è una donna che potrebbe davvero arrivare a palazzo Chigi. E già questa per l’Italia è una prima volta. Come non bastasse, la donna in questione ha un passato nel Movimento Sociale Italiano e, per costruirsi la leadership, non ha chiesto permesso a nessuno.


Il dato fattuale è che per attaccarla, o anche sostenerla, insomma per discutere di quella che appare la novità di questa campagna elettorale, si chiede l’opinione di altre donne. O sono altre donne che, senza aspettare di essere graziosamente consultate, la libertà se la prendono: le influencer del resto lo fanno da anni e per lavoro.  Che Giorgia Meloni vi piaccia o no, un po’ di merito le andrebbe riconosciuto. Vero è che chi parla della leader di Fratelli d’Italia lo fa più per metterne in luce aspetti negativi che per lodarla. Ma in ogni caso, e per restare al settore infuencer e show biz, lo fa Chiara Ferragni, la socia femmina del team Ferragnez. Il socio maschio prudentemente tace, forse perché di questi tempi un artista non corre il rischio di farsi dare del maschilista.


Ecco dunque che dalla novità numero uno, una donna candidata sul serio a palazzo Chigi, discende la novità numero due: a discuterne sono le donne. In una campagna che ripropone molte facce viste sui manifesti elettorali degli ultimi decenni e addirittura il kit del candidato (anno di grazia 1994), il fatto merita di per sé una segnalazione.


Ricapitolando: secondo i sondaggi gli elettori sembrano intenzionati ad “assaggiare” il nuovo prodotto, si comporterebbero insomma come i clienti del fast fashion, come succede in un negozio di moda nel quale si entra per la curiosità dei nuovi arrivi mica per la giacca “classic” che hai già nell’armadio. Ma, elettori a parte, anche ai lettori (di carta e di social) viene ora fornita una diversa griglia di opinioni: filosofe, commentatrici, giornaliste e, ovviamente, altre politiche.


Non stiamo qui a ripercorrere i vari e diversi dibattiti, se basti essere la potenziale prima donna presidente del Consiglio per poter ottenere se non il voto almeno una generica solidarietà di donne che politicamente non la pensano come lei. Se sul tema dell’attacco a certi diritti (dall’aborto alla parità di genere) non sia anzi più insidioso avere una donna leader: una volta al potere potrebbe far passare decisioni che a un uomo non verrebbero perdonate.

Preoccupazioni espresse non solo da Chiara Ferragni ma da cantanti, giovani e meno giovani, da attrici, da intellettuali. Donne.


Sul fronte politico, si capisce, intervengono anche gli uomini, primo fra tutti il “principale competitor” Enrico Letta. Ma qui si opera tra professionisti e le donne che, come la Serracchiani, da avversarie attaccano Giorgia Meloni sanno come si fa, mentre lei, d’altro canto furbissima, mai o quasi mai ha finora ceduto alla tentazione della lagna “sono vittima del machismo”. Una politica esperta come Emma Bonino, per dire, commentando il noto video dello stupro a Piacenza non se l’è presa con la decisione della leader di Fratelli d’Italia, che l’ha postato. No. Ha posto una questione di scelta di campo: “Gli italiani dovranno scegliere tra due Italie“.
Ecco, le due Italie ci sono e sono divise ma per ora, bizzarramente, parla di più quella che detesta l’idea di Meloni a palazzo Chigi. L’altra Italia, quella che teoricamente dovrebbe gradire l’idea, mantiene, come dire, un discreto riserbo. Silenziose le parlamentari della Lega o di Forza Italia, anche se ovviamente interviene, si capisce, la battagliera Isabella Rauti, responsabile del Dipartimento Famiglia di Fratelli d’Italia: “Prima di seguire le suggestioni da influencer, chi fa politica deve studiare”.


La campagna elettorale comincia davvero adesso e ne vedremo i successivi sviluppi, ma già ora una cosa si può dire. Le role model donne, in politica, si valutano anche per l’eredità che hanno saputo lasciare. Eleanor Roosevelt non è stata presidente degli Stati Uniti ma è il modello al quale ha fatto riferimento spesso Hillary Clinton. Margaret Thatcher è ancora detestata da quante, in Gran Bretagna, le attribuiscono più demeriti che meriti, ma dopo di lei i Tories hanno avuto molte ministre, una premier, Teresa May e probabilmente la prossima inquilina di Downing Street, Liz Truss. Brave o meno, come i loro colleghi uomini, ma comunque promosse al vertice. Sanna Marin è stata prima esaltata come grande leader e ora discussa per come si diverte in privato. D’altra parte, l’hanno fatto anche per Boris Johnson. 


Non sappiamo se Giorgia Meloni sarà la prima donna a palazzo Chigi. Ma se cogliesse l’obiettivo senza poi lasciare traccia del suo passaggio nella parità di genere in politica, tutte le chiacchiere di questa mezza estate riporterebbero a un’altra commedia di Shakespeare: tanto rumore per nulla.
 

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