Ferdinando Adornato
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Gara di solidarietà/ Come l’Emilia può rilanciare il senso di Nazione

di Ferdinando Adornato
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Mercoledì 24 Maggio 2023, 00:00

La grande e commovente solidarietà che unisce l’Italia di fronte alla tragedia dell’Emilia-Romagna (...)
ci fa sentire davvero, una volta tanto, una nazione. Una sola comunità, concorde e fraterna. E l’incontro, affettuoso e pragmatico, tra Giorgia Meloni e Stefano Bonaccini ha suggellato il senso del dovere di una classe dirigente che, in un frangente così impegnativo, sa rinunciare alle tradizionali disfide tra guelfi e ghibellini. Si tratta di una fotografia talmente distante da tante narrazioni negative sul “carattere italiano” che viene da chiedersi: perché mai tale “spirito nazionale” viene fuori solo durante catastrofi come terremoti o alluvioni? E perché mai, come confermato in questi mesi, il concetto di nazione viene guardato da una parte della nostra cultura politica con aperta ostilità? Si tratta, com’è evidente, di domande decisive: perché se tale sentimento di “condivisione” non fosse episodico, ma ci accompagnasse con continuità, il futuro dell’Italia potrebbe diventare davvero vincente.
Il fatto è che, nella nostra storia, il concetto di Nazione e quello di Stato non hanno mai avuto un matrimonio felice. All’origine siamo stati una Nazione senza Stato. L’Italia, infatti, è stata unita per secoli, soltanto da ciò che Carducci ha definito “espressione letteraria”. 

La lingua ha permesso alle nostre terre di legarsi tra loro molto tempo prima di raggiungere l’unione “delle armi e dell’altar”. Sono stati Dante, Petrarca, e infine Manzoni, a fondare la nazione italiana, prima ancora che il Risorgimento edificasse lo Stato. Gli italiani dell’Ottocento (quel “volgo disperso che nome non ha”) prenderanno le armi perché i poeti, da secoli, le avevano oliate con le parole. Parole di chiara ispirazione cattolica seppure mal sopportando il potere temporale della Chiesa. Ma il sogno si realizzò solo in parte. La breccia di Porta Pia, infatti, certificò che lo Stato italiano nasceva con l’aperta ostilità della Chiesa, creando una profonda ferita nella cultura risorgimentale. Così, dopo secoli di Nazione senza Stato, nacque di fatto uno Stato senza Nazione. 
Solo con il fascismo, attraverso i Patti Lateranensi e la retorica di richiamo ai valori dell’antica Roma, venne restituita all’Italia la sensazione di aver recuperato il proprio “destino di nazione”.

Ma si trattò di un inganno: perché il concetto di Nazione non può vivere dove venga annullato quello di Libertà. Gli italiani se ne accorsero tragicamente solo con la Seconda guerra mondiale. Eppure la liberazione non ci liberò dall’incantesimo: perché una parte del Paese, segnatamente la sinistra, ripudiò il concetto di Nazione, ritenendolo inquinato dal regime e regalandolo, da quel momento in poi e fino ad oggi, alla destra. Nello stesso tempo le fratture ideologiche della guerra fredda, assieme al perdurante divario tra Nord e Sud, sottrassero anche al concetto di Stato l’immagine di “organismo unitario”, alimentando nei suoi confronti una cronica diffidenza. 

Così l’Italia di fine Novecento si caratterizzò come un Paese nel quale né la Nazione né lo Stato potevano contare su valori condivisi. Ci fu però un’eccezione: l’era della Ricostruzione. A quel tempo l’etica della responsabilità e le virtù del civismo repubblicano si riproposero come un dovere. Una società nuovamente operosa ricostruì quel tessuto di piccole e medie imprese che sarebbe poi diventato il volano del boom degli anni Sessanta. Nessun ostacolo sembrava allora impossibile da superare se il nostro genio fosse stato messo al servizio della solidarietà e sottratto all’egoismo e al corporativismo. Ma fu un lampo: il miracolo durò appena un decennio. Quel miracolo si può ripetere? Non è certo facile visto la tormentata storia appena accennata: ma è certo che se riuscissimo a estendere il “sentimento nazionale” oggi in opera attorno all’Emilia-Romagna all’insieme della nostra vita pubblica, soprattutto su ogni questione dirimente per il nostro futuro, Nazione e Stato tornerebbero, insieme, a riconquistare immagine e credibilità. E’ solo una speranza: ma vale certo la pena di coltivarla. 

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