Clemente Mimun

La lettera / Quello che i romani (non) fanno per la Capitale

La lettera / Quello che i romani (non) fanno per la Capitale
di Clemente Mimun
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Giovedì 12 Maggio 2022, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 16:26

Caro Direttore ho avuto molte occasioni per andare a vivere e lavorare all’estero, ma non ho mai pensato neppure per un istante di lasciare l’Italia meno che mai Roma, la mia città.
Sorvolo sulle difficoltà e le gravi carenze del nostro Paese le conosciamo tutti e le dobbiamo sopportare, nostro malgrado, ogni giorno.
Voglio, però, sollecitare tutti coloro che vivono a Roma e la amano a non rassegnarsi al suo degrado, ma a riflettere seriamente sul suo stato e le sue necessità.
Cito, alla rinfusa, senza soffermarmi in dettagli, alcuni degli elementi che fanno parte del degrado di Roma, tra mondezza non raccolta o recuperata da mezzi sporchi e puzzolenti, buche micidiali, monopattini e bici gettate in ogni angolo, stazioni della metro spesso e volentieri in panne, ingombranti set cinematografici, maratone, corse a piedi, o in bici, anche per nobili finalità, che, però, paralizzano interi quartieri, turisti maleducati che deturpano monumenti e maltrattano impuniti l’urbe, personale dei servizi municipali scostanti e per nulla cortesi con cittadini e turisti, il mare di cocci di bottiglie sulle strade ad ogni fine settimana, alberi malati per mancata “manutenzione”, che cadono a decine cinghiali, gabbiani, corvi, piccioni, topi e sicuramente dimentico qualcosa.
Io penso che se, a cominciare da noi romani, curassimo di più la capitale e le sue meraviglie, a partire dai nostri quartieri la situazione potrebbe, migliorare presto e molto.
A casa nostra non getteremmo mai spazzatura e mozziconi, o altro a terra.
E, invece, lo si fa perfino con materassi, televisori ed elettrodomestici guasti nelle strade e nelle piazze, dove svettano palazzi deturpati da scritte, tatsebao e disegni, più o meno volgari In casa ci piace vivere in un ambiente sano e pulito. Ma, vogliamo capirlo o no che Roma è la nostra casa? Ho abitato quasi ovunque: a cominciare da Trastevere, Marconi, Monteverde, Portuense, centro storico e Parioli. Posso affermare con cognizione di causa, che periferie e centro hanno sofferto e soffrono di molti, troppi, mali, a prescindere dal colore politico della giunta che governa, o ha guidato, Roma.
Non è un buon motivo per far vincere la rassegnazione, dobbiamo darci da fare, reagire. Tutti!
Al sindaco, agli assessori, ai municipi, spetta il compito di predisporre e realizzare ora un piano esecutivo che renda vivibile la città più bella del mondo, scrigno ineguagliabile di meraviglie che il mondo ci invidia.
Pulizia, verde, mobilità, ordine pubblico, periferie sono sempre stati presenti in tutti i programmi elettorali, ma non possono restare lettera morta.
Si può e si deve fare di più e meglio. Ed è tempo che su Roma intervenga seriamente anche il governo. A Parigi, Londra e Madrid, l’iniziativa dell’esecutivo nazionale si è sentita eccome e con ottimi risultati.
Lo si faccia anche per Roma, per i romani, per tutti gli italiani, per i milioni di turisti (e potrebbero essere molti di più) che visitano Colosseo, Pantheon, San Pietro e i nostri musei.
Il 26 febbraio 2004 Papa Wojtyla disse: “damose da fa’ e volemose bene, semo romani!”
Appunto!

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