Giovanni Castellaneta

Il ruolo di Pechino/ Gli equilibri futuri e il dialogo con la Cina

di Giovanni Castellaneta
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Mercoledì 6 Aprile 2022, 00:02

In queste settimane la Cina è chiamata ad un difficilissimo esercizio di equilibrismo. Attore apparentemente marginale nell’ambito della guerra russo-ucraina, in realtà il ruolo di Pechino potrebbe essere determinante per decidere le sorti del conflitto. Xi Jinping, infatti, è parte in causa in quanto leader dell’unica superpotenza economica davvero alternativa agli Stati Uniti, e legata economicamente sia all’Occidente che alla Russia. Da un lato, una Russia debole è nell’interesse della Cina che vorrebbe inglobarla progressivamente nella propria sfera di influenza; dall’altro, se Mosca uscisse troppo indebolita da questo conflitto, l’instabilità geopolitica in tutto lo spazio ex-sovietico potrebbe aumentare. Come può dunque Xi completare questo delicato esercizio camminando da una parte all’altra di questo filo sottile senza perdere l’equilibrio?

Partiamo dal vertice bilaterale tra Bruxelles e Pechino che si è tenuto la scorsa settimana (rigorosamente in formato virtuale, dato che Xi Jinping non lascia il Paese dall’inizio della pandemia): l’incontro ha confermato che tra Cina e Occidente i rapporti non sono dei migliori. Nonostante il forte richiamo di Ursula von der Leyen a Xi affinchè Pechino intervenga per contribuire a fermare l’invasione russa dell’Ucraina, il presidente cinese ha risposto che, certamente, anche la Cina vuole la pace, ma “a modo proprio”. Leggendo tra le righe della consueta ambiguità delle affermazioni cinesi, ciò significa che il Dragone non è intenzionato a cambiare postura dall’attuale equidistanza mantenuta nei confronti della Russia e dell’Occidente. Un atteggiamento che, se volessimo leggerlo dalla prospettiva orientale, è del resto comprensibile: da un lato, la Cina è interessata ad espandere la partnership commerciale ed energetica con Mosca, nei cui confronti può sicuramente tenere il coltello dalla parte del manico (basti pensare che il gigante asiatico ha una popolazione e un’economia dieci volte più grandi di quelle russe); dall’altro lato, che interesse avrebbe Pechino nel mettere a repentaglio i rapporti economici con l’Europa, in continua crescita negli ultimi anni e indispensabili nell’ottica geoeconomica del progetto della Nuova Via della Seta?

Dall’altro lato, potremmo dire che la prospettiva europea è abbastanza speculare. I Paesi Ue sono stati ben contenti di potersi riavvicinare agli Stati Uniti dopo i travagliati anni della presidenza Trump; tuttavia, il mercato cinese rimane per molti una destinazione sempre più importante delle esportazioni nonché un fornitore essenziale per molti input produttivi e beni intermedi.

Di sicuro molte aziende e operatori economici avrebbero auspicato una rapida ratifica del Cai, l’accordo bilaterale sugli investimenti siglato alla fine del 2020 e che poi, per motivi squisitamente politici, è stato messo nel “freezer” dalla Commissione Europea.

Attenzione però al possibile aumento della frammentazione economica a cui molto probabilmente andremo incontro nei prossimi anni per effetto delle strategie messe in campo sia dalla Cina che dall’Europa. Da una parte, Pechino sta perseguendo attraverso la politica della “doppia circolazione” un decoupling rispetto all’estero in settori considerati strategici, anche in vista di sviluppare il mercato interno e dipendere in misura minore dalle esportazioni. Dall’altra parte, il nuovo approccio dell’Ue è votato al perseguimento della cosiddetta “autonomia strategica”, anche a livello economico (pensiamo ad esempio al piano presentato di recente per creare un’industria europea dei semiconduttori). In uno scenario del genere, la volontà di mantenere buoni rapporti in nome degli interessi economici potrebbe progressivamente ridursi, favorendo un possibile avvicinamento della Russia nell’orbita cinese, come testimoniano del resto già alcuni tentativi di dar vita a progetti di cooperazione a livello monetario e di pagamenti internazionali alternativi agli strumenti “mainstream” (ovvero l’utilizzo del dollaro e del sistema Swift).

Si tratta di tendenze di lungo periodo e che probabilmente non influiranno sull’esito del conflitto russo-ucraino. Per questo motivo, oggi è importante che sia Europa che Stati Uniti mantengano un dialogo costante con la Cina dato che le tensioni internazionali non giovano a nessuno. Con uno sguardo al futuro, invece, non possiamo essere certi di quanto l’interdipendenza con Pechino durerà, ed è probabile che i prossimi decenni riserveranno altre sfide epocali al sistema internazionale. Ma oggi c’è una crisi più urgente da risolvere: la speranza è che il multilateralismo – o quel poco che resta di esso – “batta un colpo” per disinnescare le prepotenze di Putin. Le atrocità commesse dall’esercito russo contro i civili ucraini potrebbero essere una linea rossa anche dal punto di vista cinese per porre fine all’ambiguità mantenuta fino ad ora? Probabilmente no, ma la pressione sulla Cina per prendere una posizione netta non farà che aumentare.

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