Romano Prodi
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Il dopo Merkel/La lezione da imparare dalla Germania in crisi

Il dopo Merkel/La lezione da imparare dalla Germania in crisi
di Romano Prodi
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Domenica 21 Novembre 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 22:00

Il drammatico allarme della cancelliera Angela Merkel sulla diffusione del Covid in Germania ci fornisce l’occasione per riflettere sull’intero stato di salute del Paese, dalla salute politica a quella economica. Il pessimo quadro sanitario viene infatti da molti osservatori considerato come il simbolo di un malessere generale, che coinvolge l’intero Paese. 


In effetti la Germania si trova in un passaggio assai complicato della sua storia. La successione alla cancelliera Merkel, dopo sedici ininterrotti anni di governo, è resa ovviamente più complicata da risultati elettorali che stanno spingendo verso un governo di coalizione di tre partiti che hanno programmi tra loro divergenti, anche su capitoli di importanza fondamentale. 


Senza entrare negli aspetti specifici che riguardano la particolare posizione dei Verdi sulla politica ambientale, non si possono trascurare le divergenze esistenti tra i componenti della futura coalizione riguardo la politica fiscale e il ruolo dello Stato nell’economia: socialdemocratici e verdi da un lato, liberali dall’altro. 


Di conseguenza, fra i liberali e i verdi si è aperta una gara su chi reggerà il ministero dell’Economia, una gara che obbligherà il probabile nuovo cancelliere ad esercitare un continuo e faticoso ruolo di mediazione.
Un ruolo tuttavia non impossibile, tenendo conto che Olaf Scholz ha una particolare esperienza in materia, essendo ministro dell’Economia nel governo attualmente in scadenza. 


E’ quindi probabile che la direzione fondamentale della politica economica non muterà nel prossimo futuro, ma è tuttavia evidente che le necessarie mediazioni renderanno assai più faticosa l’attività governo.
Alla recrudescenza del Covid e alle difficoltà di formare il nuovo esecutivo, la Germania aggiunge oggi altri due problemi: una crescita inferiore alle aspettative e un tasso di inflazione così elevato che non si verificava da decenni. 


Riguardo al primo dei due aspetti è tuttavia necessario mettere in rilievo che, durante il lungo periodo del Covid, il Prodotto Nazionale Lordo era calato assai meno della media dei Paesi europei e che, anche se il tasso di crescita non è oggi esaltante, il Paese arriverà tuttavia al livello precedente la pandemia nel gruppo di testa, nonostante l’economia germanica si trovi ad operare con particolare intensità in settori, come quello dell’automobile, che più risentono della scarsa disponibilità degli indispensabili componenti elettronici. 
Anche perché, profondamente radicato nello spirito tedesco, il problema dell’inflazione è quello che più preoccupa il mondo politico e l’opinione pubblica. Il tasso di inflazione tedesco corre infatti verso il 5%, un livello che non si vedeva da trent’anni.


Su questo tema si sta svolgendo un’aperta disputa fra il presidente uscente della Banca federale tedesca (Jens Weidmann), che ritiene l’attuale inflazione sia durevole e quindi da combattere con ogni mezzo, e la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, che invece sostiene che l’episodio inflazionistico sia solo una fiammata che si spegnerà nel corso dei prossimi mesi e che, di conseguenza, non siano necessari provvedimenti restrittivi in campo monetario. 


Resta comunque il fatto che l’inflazione tedesca è superiore alla media dei Paesi europei e si colloca a un livello doppio di quella italiana.
Come se questi problemi della Germania non fossero sufficienti, si è negli scorsi giorni aggiunta una decisione dell’Autorità di regolamentazione dell’energia che ha sospeso l’entrata in funzione del raddoppio del NordStream2, il grande gasdotto sottomarino che dalla Russia arriva direttamente in Germania, rendendo più sicuri i rifornimenti energetici del Paese e, quindi, più forte la presenza tedesca nella politica europea.
Nonostante queste indubbie difficoltà, ritengo che la Germania riprenderà presto il ruolo che fino a pochi mesi fa ha ricoperto in Europa e nel mondo.


Dal punto di vista politico è infatti opportuno ricordare che anche le trattative per formare i precedenti governi tedeschi sono state lunghe e complesse, fino a richiedere più di un semestre ma che, una volta firmato l’accordo, esso è rimasto valido e operante per l’intera legislatura. 


In secondo luogo è vero che succedere alla Merkel non è un compito facile, ma vorrei sottolineare che, quando arrivarono al potere sia Kohl che la Cancelliera, tutti i commentatori ritenevano che non sarebbero stati al livello del proprio predecessore.

Penso che le cose non saranno molto diverse anche oggi, nonostante la maggiore complessità della coalizione che, se non vi fossero insanabili incompatibilità personali, vedrebbe una più facile composizione nella continuazione della “grande coalizione” fra democristiani e socialisti.


Resta però un’ultima più importante riflessione: nonostante tutti i problemi del presente, non vedo alcun altro Stato europeo che, meglio della Germania, stia preparando le proprie strutture produttive per vincere le sfide future. Gli investimenti in ricerca e innovazione in tutti i più importati settori (a partire dall’automobile) e la capacità di attrarre investimenti innovativi dall’estero non hanno infatti confronti in nessun altro Paese europeo. Come sempre avviene, le difficoltà dell’oggi si superano soprattutto preparando il domani e, su questo, abbiamo ancora molto da imparare dalla Germania. 

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