Fioccano le sentenze e vi risuona la formula del metodo mafioso, odiosa e pesante aggravante. Il controllo del territorio dominato per troppi anni dai clan, padroni del crimine e della sopraffazione più arrogante e spavalda, riceve oggi una risposta ferma e severa.
L'incantesimo della violenza intimidatrice si infrange contro una nuova e diversa risposta delle istituzioni: si sequestrano beni conquistati con lo spaccio della droga, il gioco d'azzardo, la prostituzione, l'usura, si sfrattano inquilini senza diritti, si scardinano cordate a mano armata che tenevano sotto scacco vaste aree del litorale. E si prende coraggio. Il coraggio di denunciare il sopruso, il delitto perfino ostentato. Ostia torna a respirare un'aria di riscatto, di fiducia nella legalità.
È questo il momento più delicato e difficile: abbassare la guardia, mollare la presa, pensare che il conflitto sia vinto per sempre, potrebbe rivelarsi un errore fatale. La malapianta ha radici profonde, ramificate, ha ancora la forza di persuasione della minaccia, dell'intimidazione. Ed è un grave peccato di omissione dover constatare che nel processo per l'assalto al Roxy Bar una dimenticanza dell'ufficio legale del Campidoglio ha impedito la sua costituzione parte civile in quel tremendo episodio. Resta ferma nel suo impegno Roxana, la barista che denunciò il raid dei Casamonica. Ecco, lei è la modesta e esemplare portatrice della bandiera del coraggio civile.
paolo@graldi.it
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