Massimo Martinelli
Massimo Martinelli

Febbre stadista/ I romani vanno tutelati meglio

di Massimo Martinelli
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Mercoledì 6 Febbraio 2019, 01:27
Non c’è niente di più doloroso del vedere che i fatti confermano le previsioni della vigilia.E il caso Tor di Valle, con la sua ultima e solo apparentemente decisiva svolta, concede addirittura un bis.
Quando il progetto fu concepito, durante l’amministrazione Marino, apparve chiaro che l’aspetto speculativo caratterizzasse l’opera: a fronte della realizzazione dello stadio, veniva regalata la possibilità di realizzare una cittadella di uffici e negozi. Un ecomostro sul quale questo giornale - all’inizio in solitudine poi in più folta compagnia - ha puntato il dito. Coniammo un motto: «Sì allo stadio, no alla speculazione». Dopo due lunghi anni, i nuovi inquilini del Campidoglio si convinsero della necessità di sforbiciare l’ecomostro con annesso business park di uffici e negozi. In cambio, la società costruttrice, Euronova di Luca Parnasi, ottenne di non dover più realizzare a sue spese un ponte sul Tevere da sempre ritenuto strategico per lo smaltimento del traffico nei giorni delle partite. Non fare quel ponte, che si sarebbe dovuto chiamare ponte di Traiano - avvertimmo - avrebbe condannato decine di migliaia di tifosi a passare ore in automobile per il blocco del traffico sull’unica strada che sarebbe rimasta disponibile.
Un anno dopo, a giugno del 2018, esplodeva in tutta la sua gravità la bomba dell’inchiesta: Parnasi, alcuni suoi sodali e il super-consulente della sindaca Raggi, furono arrestati per corruzione, proprio in relazione alle pratiche per la realizzazione del complesso a Tor di Valle. 
Ieri il progetto ha ripreso quota, rivitalizzato dall’entusiasmo della sindaca nonostante le previsioni catastrofiche del dossier messo a punto - proprio su sua richiesta - dal Politecnico di Torino chiamato a pronunciarsi sulla possibilità di concentrare cinquantamila tifosi in un’ansa del Tevere servita da una sola strada a quattro corsie. Si tratta di un progetto nuovo, che ha perso certo le sue primordiali caratteristiche speculative, ma che non per questo è meno preoccupante. Resta intatto il nodo dei trasporti, perché le clausole indicate dal Politecnico in termini di infrastrutture, dal ripensamento della ferrovia Roma–Lido alla realizzazione del ponte dei Congressi richiederebbero anni per essere rispettate. Noi continueremo a vigilare, affinchè almeno queste opere ritenute necessarie seppur non risolutive, non vengano rinviate a dopo la costruzione dello stadio. Un rigore che del resto garantisce la più che legittima aspettativa della As Roma e dei suoi tifosi a vedere realizzata una nuova struttura dove svolgere al meglio le sue attività, ma senza privare quel quadrante della città del diritto ad un sistema di circolazione stradale dignitoso. Come pure i tifosi di raggiungere lo stadio senza affrontare un’odissea. In altre parole, bene anche la “febbre da stadio”, purché non si trasformi nell’ennesima infezione per la nostra città.
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