Mario Ajello
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Trinità dei Monti, non è così che si garantisce il decoro della Capitale

Trinità dei Monti, non è così che si garantisce il decoro della Capitale
di Mario Ajello
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Mercoledì 7 Agosto 2019, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 19:43

Il bivacco, no! L’accampamento, sdrucito e impresentabile, condito con patatine giù per terra, bottigliette dappertutto, bonghi, congas e danze del ventre da multi-culti all’amatriciana, nemmeno e giammai. E si è tollerato troppo sulla scalinata di Trinità dei Monti

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Ma ridurre questo patrimonio dell’Urbe, cioè del mondo, a semplice luogo di transito per turisti e per romani, senza consentire loro di fermarsi per farsi rapire dall’estasi, non è un buon servizio alla Capitale, alla sua magnificenza, alla sua voglia ormai disperata di ordinaria normalità. Che dovrebbe consistere, banalmente, non nel vietare la sosta su questa scalinata stupenda, ma nel far rispettare le regole che già esistono e a cui il provvedimento della sindaca Raggi aggiunge soltanto un quid di spettacolarità e di eccesso non richiesto. 

Chi sporca paga, chi vilipende e oltraggia la Grande Bellezza viene sanzionato: non basterebbe ribadire, applicare, fare rispettare davvero, con controlli stringenti, con un’inflessibile cultura pratica del decoro, con la presenza costante in loco di chi deve tutelare la legge e l’ordine, le regole vigenti? 
 


Invece, si sceglie il colpo ad effetto - con tanto d’immagine della scalinata vuota che sta facendo il giro del mondo e dà non un’immagine di forza ma di desolazione a questa Capitale - e la scorciatoia propagandistica. Inchiodando ancora una volta la Capitale d’Italia nel cliché della città che non sa garantire l’ovvio. Un boomerang in piena regola, ecco che cos’è questa alzata d’ingegno. Che nasce da un’esigenza giusta, quella di voler tutelare un paradiso (e viene da pensare a Giuseppe Gioachino Belli che nell’Ottocento plaudì al divieto del meretricio ordinato dalle autorità in piazza di Spagna: “E’ un gran birbo futtuto chi sse lagna / de le cose ppiù mmejjo der governo / Come! Ner cor de Roma cuel’inferno / de le puttane di Piazza de Spagna?!”) ma il buon proposito si risolve in un evidente paradosso. Si fa pagare a tutti l’inciviltà di alcuni: anche se non sono pochi purtroppo, visto il dilagante malcostume dei turisti che sporcano Trinità dei Monti e gli altri tesori di Roma, sicuri dell’impunità. 
 


Il paradosso - la beffa, la scorciatoia - è anche quello per cui si tenta di imitare, alla maniera de’noantri, il rigore svizzero o austroungarico in un luogo che è un’icona della romanità ma poi giri l’angolo e trovi l’immondizia non elvetica o asburgica ma neo-quirita. La cura della città deve saper incutere rispetto e riuscire a far scattare lo stupore del turista (ma anche o soprattutto dell’indigeno) senza ricorrere a forzature stupefacenti ed effimere. 
 

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