Mario Ajello
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Il Gladiatore Russell Crowe difenda Roma, non lo scempio dei nuovi barbari

Il Gladiatore Russell Crowe difenda Roma, non lo scempio dei nuovi barbari
di Mario Ajello
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Sabato 10 Agosto 2019, 16:50 - Ultimo aggiornamento: 18:43

«Un popolo dovrebbe capire quando è sconfitto». Dice così il Gladiatore nel celebre film. I romani oggi non sono sconfitti affatto, hanno solo bisogno di ritrovare un condottiero. Russell Crowe resterà sempre negli occhi di tutti come Massimo Decio Meridio. E come tale, il nemico dei barbari e il servo leale dell'imperatore Marco Aurelio, Russell Crowe andrebbe benissimo idealmente in questo ruolo. Anche perché, come ha scritto ieri nel suo tweet contro il divieto di sedersi lungo la scalinata di Trinità dei Monti: «Adoro la città eterna con tutto il mio cuore. E Roma appartiene a coloro che credono in Roma».

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Grazie Russell, per parole così vere e sincere. E viene da chiederti: difendici tu! Ma nel modo giusto. Cioè criticando, come hai fatto, la decisione sbagliata della sindaca Raggi riguardo a Piazza di Spagna. Ma uno che difende i romani e che combatte i barbari da Gladiatore non può scrivere, a proposito di quel provvedimento propagandistico e inutilmente spettacolare, che si tratta di un modo per «molestare i turisti e ciò non fa bene agli affari». L'errore che esso contiene è un altro: sta nell'eccesso del divieto. Difendere invece, o dare l'impressione di difendere, l'anarchia del turista che può fare ciò che vuole a Roma, sporcando e molestando la Grande Bellezza, non va proprio bene.

Russell dice di provare «compassione per i bravi uomini e donne che dovranno andare in giro per attuare queste piccole regole», cioè quelle del decoro: e sembra quasi minimizzare l'argomento. Che viceversa è importantissimo.

C'è da chiedersi infatti, con tutto il rispetto e l'ammirazione per un grande attore, oltretutto molto simpatico, da che parte sta il filo-romano e tifoso giallorosso Crowe: magari dalla parte di chi non accetta di praticare a Roma quelle regole di civiltà che a suo tempo Roma fece conoscere al mondo e che oggi c'è chi proprio nell'Urbe pretenderebbe di violare liberamente? Questo sarebbe un paradosso. Lui che nel film ci difende dai barbari dovrebbe pretendere che tutti a Roma si comportino da veri romani, rispettosi della città che li ospita. Sennò, il Gladiatore tradisce il Gladiatore.
 


Se la difesa del decoro da parte della sindaca fa acqua da tutte le parti, e perciò si ricorre a forzature simboliche sulla scalinata, è anche vero che in troppi si approfittano di questa città. Tuffandosi nelle fontane, lastricando di bottigliette di plastica i luoghi di pregio della Capitale, bivaccando e ubriacandosi in Centro, imbruttendo con la maleducazione un luogo che non si può non amare, e Russell lo sa bene, e dunque va trattato come merita senza violarne la dignità. Non va concesso nulla ai nemici del decoro, anche se provengono da fuori. E chi meglio del Gladiatore potrebbe, senza ambiguità, incaricarsi del compito di tutor?

Crowe conserva a casa sua quasi tutte le armature usate nel film premio Oscar. Ne indossi una, si piazzi sui gradini di piazza di Spagna dicendo ai turisti e ai romani di passaggio: sedetevi pure, ma se lasciate per terra un sacchetto di patatine ve lo buco con la mia spada e do ordine ai miei legionari di scatenare l'inferno!

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