Mario Ajello
Mario Ajello

Commissario ad hoc/ Difesa dello stile di vita europeo: inutile scandalo

di Mario Ajello
4 Minuti di Lettura
Giovedì 12 Settembre 2019, 07:29 - Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 10:32

Che scandalo. Talmente grande che il politicamente corretto è insorto tutto insieme perché s'è sentito offeso e insidiato nella sua egemonia che pareva non dovesse avere più ostacoli.
E invece, sorpresa. La commissione Ue ha fatto una cosa inaudita. Dare al delegato all'Immigrazione anche il compito di «proteggere lo stile di vita europeo». Così ha voluto Ursula e il ruolo che fa imbestialire tutti - è una cosa «di destra», anzi di «estrema destra», «razzista», «neo-colonialista», «xenofoba» - è stato assegnato a un conservatore greco, Margaritis Schinas.

Ue, bufera sul Commissario alla “protezione dello stile di vita europeo”

Il primo a scattare è Enrico Letta («Proteggere il nostro stile di vita, anche no. Semplicemente no. NO!») e insieme a lui Amnesty, Humans Right Watch, l'Arci, pezzi di Pd, pezzi di Pse, ambienti macroniani, popolo dei social, Ong d'ogni ordine e grado. Eh, già parlare di «stile di vita europeo», come se ogni civiltà (ma civiltà si può dire?) non avesse il proprio, nasconderebbe chissà perché - agli occhi degli indignados - una voglia pazza di apartheid nei confronti dei migranti. Sembra quasi che stia tornando il colonialismo, ecco, e il multi-culti deve salire sulle barricate per questo affronto.

I meno scatenati si limitano a dire che non si sa bene che cosa sia lo stile di vita europeo. E ci ironizzano su: «E' la birra o il vino? E' la carne di maiale o il pollo? Le patate o i crauti? Le infradito o i mocassini?». E invece si sa benissimo, ed è facile da definire, che cos'è lo stile di vita europeo. E' tutto ciò che è basato sulla democrazia e sulla libertà, è il benessere, la cultura, il diritto, la modernità, l'antichità, la laicità, la possibilità di essere sicuri in luoghi sicuri. L'Europa è, e aspira a restare, il continente con maggiore concentrazione di tutto questo. E non bisognerebbe difendere un patrimonio così - faticosamente accumulato dai tempi di Roma antica fino all'illuminismo e nei secoli a seguire tra guerre e grandi ideali - sia dal punto di vista formale che sostanziale, sia sul piano pratico che su quello spirituale? Certo che sì.
E' la prima forma di sovranismo europeo difendere l'identità dell'Europa (identità si può dire?). E può diventare anche un modo per smentire - poi magari non se ne farà niente e arrendevolezza, «sottomissione» come nel romanzo di Houellebecq e politicamente corretto avranno la meglio nella Ue e nella commissione - chi come Salvini e tanti altri descrivono l'Europa come un luogo «governato da conigli e smidollati». Speriamo davvero che non abbiano ragione loro. E che si cambi registro (non basta un'etichetta su un portafoglio Ue, ammesso che l'etichetta resti dopo la buriana di queste ore); che certi allarmi sull'auto-svalutazione dell'Europa vengano presi sul serio; che la consapevolezza della propria forza culturale e il mito di sé possano diventare le leve giuste per accogliere e per integrare. Ma secondo le regole che noi stabiliamo e sulla base dei valori che sono nostri e di cui non ci si deve vergognare.

Anche Ratzinger sosteneva che «l'Europa ha bisogno di una nuova accettazione di se stessa se vuole davvero sopravvivere». Ma meglio lasciare perdere il Papa delle famose parole di Ratisbona, perché subito può scattare l'anatema: ma quello è un reazionario! Chissà se l'eco delle sue posizioni si sia fatto però sentire - sono tedeschi entrambi - nella scelta di Ursula che sta tanto infuocando i benpensanti.
Lo stile di vita europeo è quello che impedisce a un padre di imporre, per motivi religiosi o familiari, a una figlia di sposare chi vuole lui. Che consente a tutti di vestire come vogliono. Che lascia il crocifisso al muro e non lo impone come legge. Che non potrebbe ospitare mai una storia letterariamente stupenda ma culturalmente terribile come «Leggere Lolita a Teheran». Che non riesce ad accettare ciò che accadde la notte di Capodanno 2016 a Colonia quando centinaia di ragazze in festa sono state aggredite sessualmente da immigrati (ma ben sa lo stile europeo che anche a molti europei difetta il rispetto verso le donne).
Emil Cioran, in un libretto intitolato «Sulla Francia», dice che «quando abbracciamo troppo falsifichiamo il mondo». Vabbé, lui era un pessimista cosmico. Ma se abbracciassimo un po' di più anche noi stessi, perché storicamente ce lo meritiamo, non sarebbe male.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA