Mario Ajello
Mario Ajello

La nuova "crociata" trasforma Roma in un campo di battaglia

di Mario Ajello
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Martedì 14 Maggio 2019, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 08:26
Un atto che è un segno culturale. Questo del blitz del cardinale nel pozzo, per riattaccare i fili del contatore degli occupanti abusivi.

L'episodio racconta quanto il primato o l'unicità dei diritti sociali, in certi casi come questo soltanto presunti, sia il vero nocciolo culturale dell'attuale pontificato. Ma non si può non vedere che l'impressionante vicenda di padre Konrad Krajewski contiene il rischio di dare copertura politica, o almeno morale, a chi ha commesso un reato. Occupare gli edifici è contro la legge, e se per far continuare un'occupazione si violano i sigilli dell'elettricità, si avalla e si rafforza un comportamento estraneo alle regole.

Non a caso, questo episodio è circondato da un imbarazzo generale. Da una sorta di non detto. Dal voler credere, dissimulando, che la vicenda sia estranea alla sensibilità o alla volontà del Papa. Quando invece, proprio Francesco, in linea con i suoi orientamenti e con le sue scelte - quella di una Chiesa «in uscita», ossia sempre più proiettata a superare i confini della sfera che tradizionalmente appartengono alla Santa Sede - sarebbe il primo a rivendicare la titolarità del gesto che da Roma è rimbalzato nel mondo. Non si registra finora, infatti, alcuna presa di distanza del Pontefice da ciò che è stato consapevolmente fatto accadere. Ciò è dovuto al fatto che un gesto così eclatante intende esplicitamente ribadire le istanze le istanze di vicinanza agli ultimi («La Chiesa è un ospedale da campo», è l'immagine coniata da Bergoglio) di cui questo pontificato si fa interprete. Senza troppe distinzioni, come s'è visto in questa occasione.

Non si può estrapolare il gesto del cardinale Konrad, una delle figure più vicine e di maggior fiducia del Papa, dal contesto in cui si è svolto. Nella sequenza della visita di Francesco in Campidoglio a marzo, che è stata un'iniezione di fiducia e un sostegno di popolarità alla giunta, dell'invito in Vaticano delle famiglie rom dopo i tumulti del giorno prima a Casal Bruciato contro la sindaca, e infine del blitz del cardinale ieri, c'è chi vede una sorta di patto solidaristico tra la sindaca e il Papa.

Roma non da adesso è la città che svela e amplifica le vere partite che si stanno giocando nella nazione e nella società. Ed è come se Francesco avesse deciso che, davanti a una sindaca così fragile e incerta sui passi da compiere, si può dare un soccorso per una causa - la vivibilità di una Capitale universale - che sembra soverchiare le possibilità e le forze dell'attuale giunta capitolina.

Il segnale mandato dalla Santa Sede dunque è inequivocabile. Contiene supplenza e aiuto, e racchiude - molto più di quanto sia accaduto con altri papi - un'interpretazione del Vangelo che diventa politica. Cioè tende ad orientare la vita pubblica secondo una scala di valori di cui Bergoglio o i suoi collaboratori si fanno interpreti e portavoce. Contro altre sensibilità e istanze politiche (basti pensare le polemiche contro il sovranismo e contro le politiche sui migranti). Il rischio è che, se il Papa si fa soggetto politico, viene riconosciuto e attaccato come tale. E anche il tema della spaccatura tra i cattolici nasce da questo. Così come le divisioni in Vaticano, anche quelle di queste ore dopo il gesto del cardinale-elettricista.

E comunque, un problema di bollette si trasforma nello specchio generale (la polemica contro il liberismo e certe venature anti-capitalistiche rientrano nel discorso) di un papato. E' come se Bergoglio, dopo aver lanciato urbi et orbi il suo messaggio, avesse deciso d'incarnarlo nella metropoli di cui è vescovo, tramite un gesto sensazionale. E sembra avere buon gioco Sergio Belardinelli, docente all'università di Bologna, quando - nel libro appena pubblicato insieme ad Angelo Panebianco, «All'alba di un mondo nuovo» (Il Mulino) - scrive che il bergoglismo «appare troppo legato alle logiche del mondo, troppo politico e troppo poco escatologico. E questo è un danno che si ripercuote sia sulla Chiesa sia sulla politica».
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