Non è un caso che Luigi Di Maio, la notte dell’approvazione del decreto in consiglio dei ministri, abbia subito avvertito i comunicatori della Casaleggio Associati di accendere i fumogeni. L’Amaro Carige e il piatto che sarà piuttosto magro del reddito di cittadinanza sono sapori piccanti da ricoprire con una montagna di panna.
Con un crescendo rossiniano di veti, di altolà, di richiami alle radici movimentiste. E dunque, in nome delle battaglia che hanno fatto la fortuna del grillismo di lotta ma che possono sembrare anche il passato di un’illusione, il via libera buonista all’arrivo dei migranti a dispetto di Salvini; la retromarcia sulla retromarcia sulle trivelle - ossia il Mise blocca le autorizzazioni nello Ionio; il semi-annuncio del parare negativo della commissione sulla Tav e ogni altro ingrediente è adatto, purché sia radicale e combat, per annacquare l’Amaro Carige e lenire i mal di pancia e le figuracce che sta provocando.
E’ un’arma di distrazione di massa l’insistenza sulla nomina alla guida della Consob, come se fosse già fatta e invece non lo sarà anche perché non ha il gradimento del Colle, di Marcello Minenna, guru grillino considerato tutto d’un pezzo. E Gianluigi Paragone, l’ex giornalista performer di «GangBank», idolo del popolo anti-«bancocrazia» ora senatore 5 stelle insorto per il cedimento su Carige, alla presidenza della commissione che si occupa della materia?
IL VULNUS
Sopravvivere al vulnus genovese, insistendo sul taglio degli stipendi dei parlamentari.
E rilanciando il sogno di Casaleggio padre sui referendum. Il muscolarismo radicale come balsamo mediatico da spalmare sulla grande vergogna. E se poi, com’è probabile la montagna di annunci identitari non approderà a nulla di concreto, non importa: la bolla mediatica, e l’effetto che fa, sono ciò che conta. E in questa operazione Di Maio non è solo. Anche Conte è coinvolto, e mentre il premier e Salvini litigano sui migranti, lui può fare la parte di quello che dice l’ultima parola. E la parola di Di Maio tende ormai sempre a sinistra, per recuperare da quella parte ciò che si sta perdendo di qua e di là.
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