Marina Valensise
Marina Valensise

Scuola, stecca del ministro: il corteo declassa un giorno di scuola

Scuola, stecca del ministro: il corteo declassa un giorno di scuola
di Marina Valensise
3 Minuti di Lettura
Martedì 24 Settembre 2019, 00:27 - Ultimo aggiornamento: 11:37

La scuola è in agonia ma in questo inizio d’anno il ministro della Pubblica istruzione si è fatto venire una bella idea.
E mentre la scuola è in affanno - professori che mancano, allievi disorientati - per la settimana mondiale sul clima e i cambiamenti climatici, il pentastellato Lorenzo Fioramonti ha pensato bene di annunciare l’ennesima circolare per invitare le scuole «a considerare giustificate le assenze degli studenti occorse per la mobilitazione mondiale contro il cambiamento climatico». 

SONDAGGIO/ Scuola, Fioramonti chiede di considerare assenti giustificati gli studenti in piazza per il clima. Sei d'accordo?

Scuola, il ministro Fioramonti: «Giustificate le assenze degli studenti alla mobilitazione per il clima»

Certo il ministro è prudente; dalla sua pagina Facebook, rivolgendosi alle scuole, usa la concessiva «pur nella loro autonomia». Ma in nome della mobilitazione universale non resiste a offrire una sponda politica «ai ragazzi di ogni Paese che stanno scendendo in piazza per rivendicare un’attenzione imprescindibile al loro futuro, minacciato dalla devastazione ambientale e da una concezione economica dello sviluppo ormai insostenibile». Perciò, assenze giustificate per tutti gli studenti che anche in Italia vogliano mobilitarsi unendosi ai cortei per difendere il futuro del pianeta e costruire un mondo migliore.

Naturalmente la circolare del ministro nasce dall’accordo «con quanto richiesto da molte parti sociali e realtà associative» (non meglio specificate, nda) impegnate nelle tematiche ambientali». Ora nessuno nega la libertà di partecipare attivamente alla mobilitazione civile. Il ministro però sembra trascurare un aspetto essenziale del suo ruolo istituzionale. Prima di giustificare l’assenza di chi scende in piazza per difendere il pianeta, la scuola dovrebbe avere il compito di formare individui capaci di scelte responsabili. Ben venga dunque la sensibilizzazione sui rischi connessi al cambiamento climatico, ma anziché giustificare una settimana di baldoria, fra variopinte sfilate, millenaristiche cerimonie di espiazione in vista di una palingenesi collettiva, non sarebbe meglio favorire la formazione dei ragazzi, soprattutto quella scientifica? Non sarebbe meglio approfittare della settimana sul clima per rafforzare le loro conoscenze, per informarli sui comportamenti da evitare e sulle pratiche da adottare per scongiurare i danni legati alle emissioni di Co2? Certo la materia è complicata, persino controversa, e presta il fianco alle strumentalizzazioni. Alcune teste pensanti iniziano a mostrarsi perplesse sull’efficacia della nuova religione ecologista dilagante, da quando un anno fa una ragazzina con le treccine ha iniziato il suo sciopero davanti al parlamento di Stoccolma. Nella scuola italiana, che da decenni mantiene un suo originale primato in termini di autogestione, occupazione e ricreazione per abbracciare qualsiasi attività, fuorché l’apprendimento, lo studio e la conoscenza, non sarebbe meglio approfittare dell’ora di educazione civica, che sembra ormai essersi dileguata, per riacclimatare i ragazzi al civismo ecologico? Certo per farlo servirebbero meno proclami ideologico-apocalittici e più amore per la conoscenza, per lo studio vero, per l’analisi scientifica di dati e fatti altrimenti nebulosi. Bisognerebbe tornare ai fondamentali, magari con altri mezzi, appassionare i ragazzi al metodo sperimentale, anziché autorizzarne la fuga dall’aula, per seguire la marcia di Greta contro il cambiamento climatico. E infatti solo insegnando a studiare e allenando le menti alla complessità del reale, la scuola sarà all’altezza del compito immane che aspetta le giovani generazioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA