Maria Latella

Media e politica , il grande fallimento

di Maria Latella
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Venerdì 24 Agosto 2018, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 15:58
IL LIBRO
«Come la politica e i media hanno fatto schiantare la democrazia». Tom Baldwin, inglese, per quarant'anni giornalista, al Sunday Telegraph e al Times, poi direttore della comunicazione del Labour nella sfortunata campagna di Ed Miliband ci ha scritto sopra un libro: Ctrl, Alt, Delete.
Qualcosa è andato veramente storto, dice Tom Baldwin ed è «facile dare la colpa a Facebook, ai troll russi, alla manipolazione dei big data». Questi sono i sintomi. Lui per trecento pagine cerca di indagare le cause: riflessioni, ricerche, interviste a ex leader come Tony Blair e a giornalisti, inglesi e americani. Non manca qualche accenno agli italiani che più hanno segnato il rapporto tra popolo e media nel nostro Paese: Silvio Berlusconi e Beppe Grillo. il primo citato come politico e proprietario delle tv, il secondo per aver anticipato col Vaffa Day la rivolta contro le élite.

RIPARTIRE
Il saggio Ctrl, alt, Delete come la politica e i media hanno fatto saltare la nostra democrazia (Hurst& Company, London) evoca nel titolo i tasti da premere per far ripartire un computer. Se ne premi uno solo non succede niente, ma tutti e tre insieme lo riaccendono. Il senso finale del libro di Baldwin sta proprio nel ripartire premendo tutti e tre i tasti: serve nuova consapevolezza nei media, negli over the top, Google, Amazon, Facebook e ovviamente nella politica. Perché nelle democrazie occidentali gli ultimi trent'anni sono stati caratterizzati da un rapporto malsano tra questi tre giocatori. «Le regole con le quali da trent'anni a questa parte si producono notizie e si conducono elezioni hanno un disperato bisogno di essere cambiate. E anche i giganti della tecnologia devono capire che i vantaggi di cui godono in una democrazia non possono continuare essere gratis. Ci vuole - scrive Baldwin - una legge che insieme al profitto tuteli anche altri valori».

AUTOCRITICA
Per non puntare sempre il dito in altre direzioni, Baldwin comincia proprio da noi. Dai giornalisti. Con un aneddoto: «Da capo della comunicazione del Labour invitavo qualche giornalista per una chiacchierata informale con Ed Miliband. L'idea era trasmettere quel che stava pensando Ed, ma i giornalisti gli parlavano del loro ultimo libro». Troppo spesso, insiste Baldwin, «abbiamo scritto articoli solo per fare colpo sulle nostre fonti o sui colleghi. Intanto gli anni passavano e non ci accorgevano di quanto stavamo diventando ridicoli».
Eppure i segnali di una disconnessione tra noi e i nostri lettori non erano mancati. Anche prima della Brexit. Un salto indietro di 14 anni. Ottobre 2004, i colleghi del Guardian decidono di dare una mano ai democratici USA alle prese con la seconda campagna elettorale del detestato George W. Bush. Parte Operation Clark County. Armati di big data, i vertici del giornale hanno individuato Clark County, contea dell'Ohio, come il territorio che potrebbe far perdere Bush. Schierano perciò l'arma fine di mondo: lettere agli elettori dell'Ohio ancora indecisi. Mail firmate da intellettuali che, secondo il Guardian, avrebbero certamente impressionato il provinciale elettore della contea di Clark. Così lady Antonia Fraser, aristocratica autrice di intense biografie, invia ai rustici americani alcuni versi del poeta Ogden Nash. Il venerato John Le Carré spiega come nessun presidente Usa sia detestato dagli inglesi quanto George W. Bush e così via, precipitando verso il ridicolo.

Per tutta risposta la casella mail del Guardian fu invasa da messaggi di questo tenore: «Vi siete accorti di come agli americani non freghi niente di quel che pensate voi stupidi europei? Se volete occuparvi delle elezioni della vostra piccola isola piena di cibo schifoso e gente con i denti gialli, cominciate col non vendere la vostra sovranità a Bruxelles. E lavatevi i denti». Era, vale la pena ricordarlo, il 2004.D'altra parte, mentre il Guardian si illudeva di influenzare le elezioni americane, in Gran Bretagna i tabloid avevano cominciato da tempo la loro trionfale marcia populista e anti establishment. Baldwin, che pure ha lavorato nei giornali di Murdoch, è piuttosto critico rispetto al suo ex editore e cita un editoriale firmato dallo stesso Murdoch su The Sun già nel lontano 1889. «L'establishment non ama il Sun - si leggeva sulla prima pagina del tabloid - Una banda di privilegiati in posizione di potere che vorrebbe usare il nostro giornale per i loro interessi».

Molto di quel che oggi viene descritto come lo Zeitgeist, lo spirito del tempo, osserva Baldwin, è in realtà roba sperimentata con successo da almeno trent'anni. Ci stupiamo che la competenza valga meno del martellamento sui social ma nel capitolo How resonance beat reason Baldwin racconta che siamo stati noi, i media, a dare spazio e voce a chi faceva notizia, ignorando i noiosi competenti. Baldwin attinge anche alla sua esperienza di spin doctor di Ed Miliband. Racconta di quando in campagna elettorale portò il suo candidato in tv, preparandolo accuratamente. «Così non funziona - reagirono altri consiglieri- inventatevi un attacco contro quelli che vogliono la Brexit. Inventatevi l'agenda segreta del Leave». Miliband preferì restare fedele al suo discorso da competente e il giorno dopo i giornali lo ignorarono.
Sfama la bestia potrebbe invece intitolarsi il capitolo dedicato agli anni di Tony Blair. «Se non sfami i media tutti i giorni quelli ti divorano» spiegava già nell'89 il comunicatore Philip Gould e infatti nei suoi primi cinque anni di governo Blair sfornò 32.766 comunicati, uno ogni quattro minuti, festività e weekend compresi. Sounds familiar? Salvini e Di Maio hanno dunque illustri precedenti. I media hanno smesso di guidare la corsa.

L'INDIFFERENZA
Nell'indifferenza dell'establishment nazionale e locale sono spariti i piccoli giornali e mentre i giornali spariscono le comunità restano senza voce. Nel frantumarsi della democrazia, la classe politica del mondo ha molte responsabilità. Baldwin le mette in luce, dall'elezione di Barack Obama, la prima in cui i big data fecero davvero la differenza, alle primavere arabe che, scrive Baldwin, hanno aperto gli occhi alla Cina sul potere dei social media. Si passa da San Pietroburgo con la fabbrica dei troll russi fino all'analisi della prima grande sfida planetaria tra sovranisti e liberal, vale a dire Donald contro Hillary. Una sfida che Baldwin sintetizza così: «Hillary, forse per gli scandali che avevano coinvolto lei e il marito, cercava disperatamente di non sembrare bugiarda. Donald Trump, per contrasto, semplicemente se ne fregava».
Come ne usciremo? E, soprattutto, ne usciremo? La lettura di Ctrl Alt Delete ha il merito di far intravvedere una soluzione: un nuovo patto a tre, sempre che politici, big tech ed editori ne comprendano l'urgenza. Quanto a noi giornalisti, testimoni del nostro tempo, faremmo bene a guardare avanti ma ogni tanto anche un po' indietro. Al tempo in cui un giornalista, Walter Cronkite, era l'uomo più rispettato d'America perché ogni giorno non raccontava chi aveva vinto e chi aveva perso ma, semplicemente, quello che era successo.

 
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