Enrico Vanzina
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Coronavirus, gli eroi delle edicole, quell’oasi civile nella città che soffre - di Enrico Vanzina

Diritto di leggere/Gli eroi delle edicole, quell oasi civile nella città che soffre
di Enrico Vanzina
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Lunedì 16 Marzo 2020, 00:57 - Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 11:19

Domenica mattina, ore 9 e 20. Centro storico di Roma. Esco dal portone del palazzo dove abito. In strada, mi sto abituando, una desolazione da Day After. In giro praticamente nessuno. Infilo i guanti e mi tiro sul viso la mascherina. Quindi mi avvio verso piazza in Lucina.

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Sono diretto all’edicola per comprare i giornali. So che, oltre alle farmacie, ai market, le edicole hanno ottenuto per decreto il permesso di rimanere aperte. Ma l’edicola in piazza è chiusa. Decido di provare con quella a pochi metri in piazza Fontanella Borghese. Chiusa anche quella. Che fare? Con un po’ di timore mi avvio verso una terza edicola in zona. 

E se mi fermano? Ho il diritto di andare a comprare i giornali? Mi convinco di sì. Se le edicole sono aperte ho il diritto di andarci. La mia testardaggine viene premiata. A piazza San Silvestro l’edicola è aperta. Sembra un’oasi dopo aver attraversato il Sahara. L’edicolante, gentilissimo, mi tende i quotidiani. Anche lui è felice di vedermi.

Ci sorridiamo. E riparto verso casa. E mi dico: oltre ai medici, agli infermieri, esistono molti altri eroi della nostra attuale vita quotidiana. Quelli che servono a contatto con il pubblico negli alimentari, le dottoresse e i dottori delle farmacie. Gli autisti dei mezzi pubblici e dei taxi. Gli operatori dell’Ama. Forze dell’ordine, pompieri, vigili. E migliaia di altre donne e uomini meravigliosi che garantiscono la tenuta dei servizi essenziali. Tra questi, anche gli edicolanti. Eroi di un servizio altrettanto fondamentale: quello di garantire la diffusione delle notizie libere.

Non pensiate che queste mie riflessioni urbane siano dettate dallo spirito di parte perché lavoro in un grande quotidiano. È la pura e semplice verità. Diceva Alberto Moravia: «Quando le informazioni mancano, le voci crescono». In questi giorni difficili di emergenza nazionale, possiamo capire fino in fondo la profondità della sua osservazione. Quante voci stonate, false, allarmistiche, millenariste, medioevali, si sono levate tra le persone le quali, invece di informarsi con le notizie vere, si sono affidate al tam tam dei social.

Leggere un quotidiano è importante come lavarsi le mani e mantenere le distanze di sicurezza previste dai medici. Informarsi significa togliersi di dosso dubbi, pregiudizi, panico. Se siamo in grado di capire cosa sta succedendo, avremo un’arma in più contro l’incertezza che ci fiacca. Proprio per questo, oltre alle notizie che ci arrivano dalla televisione, leggere sui giornali il pensiero di giornalisti i quali approfondiscono quelle notizie, le allargano, le interpretano, è un modo essenziale per avere coscienza di ciò che accade.

A questo proposito, parlando sempre di lettura, vorrei dare un modesto consiglio a chi sta governando la crisi. La distribuzione della “lettura” è stata affidata ai grandi gruppi globali che consegnano a domicilio. Perché non permettere anche alle librerie di quartiere di organizzare un servizio di consegna a casa dei libri per i residenti in zona? Sono autorizzate le delivery di pizza. Ma un libro, talvolta, può nutrire come o addirittura più di una pizza.

Si preparano altre giornate lunghe e complicate. Cerchiamo di usarle con intelligenza. Per esempio, leggendo i quotidiani come si faceva una volta. Con calma, seduti in poltrona, gustando pagina dopo pagina, fino a provare quell’euforia che assaliva mio nonno quando mi diceva: ho letto tutto, che bello essere informato. Molliamo per qualche giorno i social e tuffiamoci nei giornali. Le edicole sono aperte.

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