Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Eurotower/ Gli annunci che ledono la politica monetaria

di Angelo De Mattia
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Mercoledì 15 Marzo 2023, 00:00

Considerato il susseguirsi in queste settimane di discorsi, dichiarazioni e interviste sull’aumento dei tassi da parte di molti componenti il Consiglio Direttivo della Bce, si potrebbe dire che la riunione “in presenza” fissata per domani si sia quasi interamente svolta “a distanza”, evidenziando posizioni contrastanti e finendo così per alimentare confusione e incertezze sulla linea di politica monetaria. Tuttavia, nel frattempo è esploso il caso della Silicon Valley Bank (Svb) con il carico di problemi che si presentano, in gradi certamente diversi da quelli che gravano negli Stati Uniti, pure per l’Unione europea, ma soprattutto per una Banca centrale. E’ difficile che domani il Direttivo della Bce congeli - in conseguenza dei rischi che la Fed ha evidenziato come connessi alla forte azione antinflazione - il programmato aumento dei tassi di 50 punti. Al più potrebbe verificarsi una riduzione dell’incremento a 25 punti. Ma essenziale sarà capire come verrà recepita la lezione californiana nell’ambito della strategia per i mesi a venire, nei quali i falchi del Nord avrebbero voluto sin d’ora un impegno a ulteriori aumenti. Peraltro, occorrerà che la Bce confermi che sono state assunte tutte le misure di sua competenza per impedire qualunque possibile contagio, sebbene la situazione non sia paragonabile a quella subita nel 2008 per il fallimento Lehman. 

Insomma, è presumibile, con un fondato motivo, che l’ordine del giorno della riunione di domani dovrà essere sostanzialmente integrato, se non riformulato. Il rapporto tra stabilità monetaria, stabilità finanziaria e situazione dei debiti pubblici non potrà essere ignorato. Il fallimento di Svb sembra aver fatto passare in secondo piano la logorrea che in queste settimane ha contrassegnato più esponenti di vertice dell’Eurotower. Sarebbe però un errore non deplorare la prassi, ormai invalsa, del profluvio di discorsi pubblici, spesso in contrasto tra loro, che avvicina molto il comportamento di questi banchieri a ciò che accade nei partiti e tra i partiti che però hanno una ben diversa legittimazione. Qui non si pretende il “fuge rumores”, molto caro a Luigi Einaudi viste le enormi trasformazioni intervenute da allora; né, ovviamente, si vuole spegnere la dialettica necessaria in quelle situazioni. Del resto, il governatore Paolo Baffi, già oltre la metà egli Anni Settanta del secolo scorso, affermava che le banche centrali erano uscite dal mondo del riserbo per non farvi mai più ritorno. Ipotizzava, però, una loro responsabilità verso i Parlamenti. Il fatto è che oggi si trascura che la politica monetaria è diventata progressivamente, per larga parte, comunicazione, per cui quanto sta accadendo sottovaluta completamente il ruolo della formazione degli orientamenti e delle aspettative di investitori, risparmiatori e degli stessi policy makers. Di questo passo può accadere che le medesime variazioni dei tassi di interesse vengano assorbite, perché scontate, ben prima che siano deliberate, con i pro e i contro di un tale riflesso.

Altro che “single voice”, come al decollo della Bce si riteneva essenziale.

E’ perciò pienamente condivisibile la reazione del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, contro alcuni colleghi del Direttivo che vogliono ulteriori incrementi dei tassi oltre a quello in arrivo domani. Come sono fondati gli inviti alla prudenza, ad evitare di comportarsi come chi vuole guidare un’autovettura nel buio della notte a fari spenti (Fabio Panetta), e comunque a trovare un bilanciamento tra il rischio di fare troppo con la conseguenza, certa, di strozzare la lenta risalita dell’economia, e l’opposto, ovvero di fare troppo poco non contrastando la iniqua tassa dell’inflazione. Persiste, insomma, il rischio di comportarsi ancora una volta alla stregua dei cerusici del ‘600 che continuavano ad applicare all’infermo le sanguisughe il quale però, completamente debilitato, dopo un po’ moriva. 

E qui si arriva al punto dolente: del singolare confronto a distanza è stata parte attiva pure la presidente della Bce, Christine Lagarde. Da lei ci si attenderebbe ben altro ruolo, di mediazione e di sintesi, di capacità propulsiva, di guida autorevole nel solco dei suoi predecessori. Invece il suo atteggiamento lascia non poco perplessi, senza con ciò annullare le responsabilità degli altri componenti il vertice. Occorre una svolta, non procrastinabile, nella comunicazione istituzionale, ma anche nelle strategie. In presenza di un’inflazione che sia pure lievemente sta scendendo e della lezione americana, è assurdo decidere, a metà marzo, aumenti dei tassi per i mesi successivi, dopo che ci si è riempita la bocca della necessità di agire «in base ai dati».

Il mandato per il mantenimento della stabilità dei prezzi non comporta di dover travolgere ogni altro fattore essenziale per ottemperarvi subito, anche perché il Trattato Ue prevede pure che, conseguita la stabilità monetaria, la Banca sostenga le politiche economiche dell’area: e questo sostegno non può scattare dall’oggi al domani. Nel suo intervento Visco ha fatto anche riferimento alla politica economica e a quelle riguardanti le parti sociali. E’ un abbozzo di raccordo necessario in entrambe le direzioni: di queste politiche versus quella monetaria, ma anche viceversa. E’ questa la prospettiva alla quale guardare e per la quale operare. Va bene sottolineare, con Montale, la condizione in cui si trova l’esercizio della politica monetaria - quel che non è e non vuole essere - ma dobbiamo anche evitare che si affermi il “polveroso prato”, come metaforicamente sta accadendo, nell’illusione che si affermi “lo splendore del croco”, per restare al grande poeta.

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