Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Il nodo controlli/ Il ruolo della Bce e l’autonomia delle banche​

di Angelo De Mattia
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Venerdì 20 Gennaio 2023, 00:04

Quanto è fondato il bisogno della Vigilanza Bce di essere «insistente con le parole e intrusiva con la presenza», come è stato dichiarato dal vicepresidente del Supervisory Board, l’olandese Frank Elderson, nel controllo delle principali banche europee - dodici delle quali italiane - in relazione alla validità dei modelli interni di rischio con possibili conseguenze sulla necessità di ulteriori rafforzamenti patrimoniali? 
È davvero nell’interesse della stabilità aziendale, dei risparmiatori, dei prenditori di credito e degli azionisti, più in generale di famiglie e imprese, una Vigilanza che annuncia di volersi intrudere, cioè di forzare indebitamente - se le parole hanno un significato e nel caso se si ricorda la derivazione latina - nell’attività delle banche andando «oltre le misure formali di supervisione», come ha precisato Elderson? Chiunque comprende che restrizioni aprioristiche sui modelli di rating possono avere un impatto negativo sulla disponibilità di credito. Ed è paradossale che a proporle siano gli stessi che in questi anni hanno demonizzato la Vigilanza informale, la moral suasion insomma, ed esaltato la necessità di criteri e requisiti oggettivi e predeterminati. Dopo aver ribadito il «no» al dirigismo e alla supergestione non si rendono conto, gli esponenti della Vigilanza, che con l’intrusione essi conseguirebbero, invece, una vera esaltazione del dirigismo tanto vituperato? L’esigenza di una revisione dell’attività di supervisione, dopo quella che è stata condotta per la politica monetaria ancorché risultata insufficiente, si pone come quanto mai opportuna, sia per il tempo trascorso dall’accentramento a Francoforte della supervisione, sia per le discrasie, le contraddizioni e la sottovalutazione del principio di sussidiarietà che appaiono ancora emergere. Non è facile capire, per esempio, come si possano sottoporre ad esame, con un’apposita verifica, esponenti di istituti che, all’atto della loro nomina, hanno presentato eccellenti titoli di professionalità, capacità, competenza, idoneità e onorabilità. Basta pensare a un caso qualsiasi e constatare pure la sproporzione tra presunti esaminatori ed esaminandi, come bene hanno evidenziato su queste colonne Osvaldo De Paolini e Rosario Dimito. E che dire della partecipazione a sedute dei consigli di amministrazione delle banche vigilate di delegati della Vigilanza accentrata? 
Va ricordato che, circa quarant’anni fa, in Italia fu salutata come una misura avanzata, nella linea della responsabilizzazione dei vertici aziendali e del superamento dell’amministrativizzazione del credito, la decisione della Banca d’Italia di sopprimere la previsione della presenza di propri delegati nelle sedute dei cda delle banche di diritto pubblico, risalente a una normativa del periodo fascista. Faceva parte, quell’iniziativa, del novero di quelle volte a introdurre nel sistema gli enzimi della concorrenza. Corsi e ricorsi storici, ma a ritroso rispetto ai progressi compiuti.
E come giudicare un “vademecum” trasmesso qualche tempo fa alle banche, nel quale si indica finanche il numero delle telefonate da effettuare settimanalmente per gestire i crediti deteriorati, dopo aver predicato la non ingerenza nel merito delle decisioni aziendali? Siano chiare due affermazioni: non si vuole qui deresponsabilizzare i banchieri o considerarli a priori immuni da errori e manchevolezze. Ciò richiede, però, riscontri sulla base di procedimenti oggettivi e predeterminati, non imbastendo improbabili esami nei quali non si capisce, per quel che si è detto prima, chi sia l’esaminatore e chi l’esaminato. La seconda è che la voglia di essere intrusivi non può rimanere per aria, come “caciocavalli appisi” (secondo l’espressione di un notissimo filosofo riferita a concetti indimostrati), ma deve poggiare su di una concezione della Vigilanza che va esplicitata dal punto di vista sistematico e funzionale, se si vuole essere coerenti. E ciò coinvolge sia la Bce sia l’Eba, per la parte delle regole. Allora è molto probabile che emergeranno le diverse aporie e sarà possibile conseguentemente anche imboccare la via giurisdizionale. Se, però, non si è in grado di operare questa riconduzione sistematica, allora si abbandoni (“melius re perpensa”) l’infelice promessa di intrusione e si traggano tutte le altre doverose conseguenze da una riflessione sulle iniziative intraprese.
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