Luigi Tivelli
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Il commento/Pubblica amministrazione, la sfida di merito e giovani

Il commento/Pubblica amministrazione, la sfida di merito e giovani
di Luigi Tivelli
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Sabato 24 Dicembre 2022, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 25 Dicembre, 00:25

«La Pubblica amministrazione deve saper valorizzare i propri talenti premiando il merito». Così si chiudeva la bella intervista al ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, di Luca Cifoni sul Messaggero.
La Pubblica amministrazione in senso allargato ora si attesta sui 3 milioni e 200 mila dipendenti dopo una riduzione di quasi 260 mila lavoratori negli ultimi anni. Si è avviata quindi una fase in cui è necessario e opportuno potenziare gli organici come sottolinea lo stesso ministro nell’intervista: sono previste 35 mila e 900 nuove assunzioni per il prossimo anno oltre alle 314 mila destinate a soddisfare il fisiologico turnover.


Si apre pertanto una grande opportunità, specie se il ministro e il governo saranno conseguenti rispetto alle dichiarazioni di intenti, su una nuova forma di valorizzazione del merito anche nella Pa. A dire il vero, già il ministro Renato Brunetta nel governo Draghi aveva sparso sul terreno nuovi semi di impronta meritocratica, utilizzando anche l’opportunità dei concorsi varati in attuazione del Pnrr e cercando di introdurre nel sistema della valutazione dei dipendenti pubblici qualche forma di “merit system”.


Analogamente la professoressa Paola Severino con le nuove iniziative progettate o avviate dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione (Sna), di cui è presidente, si sta muovendo nel solco di una forma di introduzione della meritocrazia. Siamo davanti ad un passaggio cruciale perché la nostra Pa, che si configura come una pelle a macchia di leopardo, sia a livello centrale fra i vari ministeri sia nel territorio fra le varie aree del Paese, necessita il più possibile di una forma di rilancio basata per non pochi aspetti sulla introduzione e la diffusione del valore del merito.


Ancora fra le varie malattie di cui soffre la Pa, c’è l’effetto della introduzione di quello si definisce “sistema delle spoglie all’italiana” varato intorno al 2000, ad opera soprattutto dell’allora ministro per la Funzione Pubblica, Franco Bassanini, nel governo del centrosinistra. Un sistema diffuso anche nelle Regioni e negli Enti locali, che favorendo la forte introduzione della mano politica nella nomina dei dirigenti pubblici di fatto si è mosso nella direzione opposta rispetto a quella della meritocrazia.


Eppure in seno alla Pubblica amministrazione, sempre a macchia di leopardo, ci sono anche molti ottimi dirigenti e funzionari, e pure vari talenti, spesso però scavalcati o demotivati proprio dagli effetti del “sistema delle spoglie”.

Esiste quindi anche una “buona amministrazione”. È sulla valorizzazione di questa, oltre che sull’immissione tramite una selezione di tipo meritocratico di giovani (oggi abbiamo una delle Pubbliche amministrazioni più vecchie del mondo se si guarda all’età media dei dipendenti), che si potrà basare il recupero e il rilancio della Pa.


Occorre avere presente, nell’affrontare la questione della Pa, il modello del “reinventing government”, varato a suo tempo negli Usa da Bill Clinton e Al Gore. Il sottotitolo di quel progetto che coinvolse con successo un sistema dell’amministrazione federale molto obsoleto era (traduco): «Per una amministrazione che costi meno e lavori meglio». Lo slogan sulla base del quale fu lanciato era «put people first» ovvero «metti il cittadino al primo posto». È proprio di una rivoluzione copernicana di questo tipo che la nostra Pa necessita.


Non può essere più quell’amministrazione basata sul modello della “partiburosindocrazia”, in cui per alcuni aspetti c’è l’intromissione politica o partitica, per altri come avviene in qualche ministero governano i sindacati di settore. Colpisce che da un recente sondaggio di Ipsos sia emerso che larga parte degli italiani, almeno a parole, siano favorevoli alla meritocrazia. Meno, invece, hanno sempre dimostrato di esserlo le varie classi politiche che si sono alternate. Per queste ragioni il segnale offerto dal ministro della Pubblica Amministrazione, in coerenza con i primi messaggi e segnali lanciati dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, vanno colti con attenzione e misurati alla prova dei fatti.

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